2025-08-06
Ricci presenta i candidati ma sceglie di non rispondere alle domande della «Verità»
In conferenza stampa l’aspirante governatore bolla le rivelazioni del suo fedelissimo come «fango e falsità»: «Non aggiungo altro. E state attenti a ripetere certe cose...».Prima gli insulti, poi la retromarcia. Ma nessuna risposta sullo scoop della Verità. Matteo Ricci, candidato governatore delle Marche, dopo aver letto le parole del suo vecchio collaboratore Massimiliano Santini (sono entrambi indagati per corruzione dalla Procura di Pesaro), pubblicate dal nostro giornale, ha scelto la mossa della testuggine romana. Chiusura totale.Nessuna risposta sul suo presunto utilizzo della casa dell’ex addetto agli eventi del Comune (il quale avrebbe comprato l’immobile utilizzando i soldi provento del reato), né sulle supposte uscite in mountain bike con Stefano Esposto, colui che secondo la Procura di Pesaro avrebbe ottenuto circa 500.000 euro di affidi corrompendo diversi dipendenti del municipio.Ieri mattina la nostra prima pagina ha fatto il giro delle Marche a tempo di record e, quasi subito, l’addetto stampa di Ricci ha diffuso una replica dai toni assai duri. L’ex factotum è preso di mira in modo impietoso: «In riferimento all’articolo del giornale “la verità” (così, minuscolo, ndr) su Massimiliano Santini di oggi 5 agosto mi è dispiaciuto leggere che Santini stesso dice di assumere psicofarmaci, di essere annebbiato, di non avere ricordi chiari e di sentirsi già in galera». Quindi parte quello che appare come un attacco al nostro giornale: «L’articolo è pieno di fango e falsità, per questo ho dato mandato ai miei avvocati di tutelare in tutte le sedi l’onorabilità della mia persona». Ricci, nonostante sia sotto inchiesta, non accetta che si metta in dubbio il suo operato: «Adesso basta. Sulla vicenda, che mi vede del tutto estraneo, ho già parlato a lungo ai magistrati nei giorni scorsi, dando anche un contributo ulteriore alle indagini. Si lasci lavorare in tranquillità la magistratura. Io mi occupo dei problemi dei marchigiani e non ho tempo, né voglia, di farmi distrarre da chiacchiere di infimo ordine». Il solito modo di liquidare le notizie, quando non si hanno argomenti: le si bolla come fango e falsità. Per questo decidiamo, trovandoci a Pesaro, di andare a incontrare il candidato, che immaginiamo non vedrà l’ora di replicare in un pubblico agone alle fòle diffuse da noi lanciatori di palta. Visto il tono del comunicato e la fama di personaggio fumantino dell’europarlamentare dem siamo pronti alla pugna. Quando arriviamo nel piazzale del palazzo della Provincia ci accoglie il succitato portavoce, Teobaldo Bianchini: «E tu chi sei?» ci domanda. Ci presentiamo e il collega mostra un discreto fair play. Gli chiediamo di intervistare il candidato e lui non mette limiti alla provvidenza. Verso le 11:30 arriva Ricci. Saluta tutti i giornalisti, fa il brillante. I cronisti sono invitati a entrare nel suo ufficio da europarlamentare, quello di cui abbiamo scritto e per cui un sindaco locale ha fatto un esposto, sostenendo che in base al regolamento della Provincia Ricci non potrebbe avere in affitto quello spazio.Il politico dem presenta i candidati pesaresi della sua lista personale. Sono sette, insegnanti, avvocati, funzionari, rappresentanti, come si dice, della società civile. Le parole d’ordine sono quelle tipiche della sinistra: inclusione, difesa dei diritti e dei valori della Resistenza e della Costituzione, abbattimento delle barriere culturali. C’è chi vede la propria candidatura come «un richiamo morale» e chi rivendica di essere «dalla parte giusta della storia». In un momento di amarcord, uno dei candidati ricorda un Ricci studente, che «urlava contro la guerra». Tra i nemici del popolo viene additato Roberto Mancini, testimonial strapagato dalla Regione, prima della fuga nella penisola arabica. «Siamo pieni di turisti arabi» ironizza Ricci. Ma il vero bersaglio dell’ex sindaco di Pesaro è soprattutto la proposta governativa dell’estensione della Zona economica speciale nelle Marche. Per il candidato il progetto conterrebbe «tre finzioni»: essendo un disegno di legge entrerebbe in vigore dopo le Regionali, non ha fondi stanziati e non può incidere sui conti dello Stato («a invarianza di bilancio»). Ricci riferisce una freddura partorita dalla mente della collega Alessia Morani che ha ribattezzato la Zes «Zona elettorale speciale», a cui il candidato intende rispondere con la sua «Squadra speciale reale».Davanti alle telecamere snocciola altri slogan: «Noi dobbiamo essere molto reali, molto popolari e per questo motivo continuiamo la nostra campagna elettorale dove stanno le persone. Prima l’abbiamo fatto nelle aziende, nei luoghi del sociale, nei presidi sanitari, adesso lo facciamo in spiaggia e lo facciamo perché l’unico modo in cui noi sappiamo fare politiche e campagne elettorali è tra la gente, per la gente».L’emozione si interrompe quando una collega, Simonetta Marfoglia del Corriere Adriatico, con in mano il comunicato di Ricci sul nostro scoop, chiede chiarimenti: «Sto leggendo una nota sulla spada di Damocle che hai in questa campagna elettorale e che riguarda delle notizie che sono apparse oggi su un giornale nazionale. Tu hai detto che sono tutte falsità, però, nel giornale si legge che tu sei andato anche in bici con Esposto…». Ricci coglie la palla al balzo e fa distribuire la sua nota che ha fatto stampare alla bisogna: «Se volete prendetela. Non dirò una parola in più perché io devo parlare della campagna elettorale. Nella nota trovate tutto». Rimarca che il «comunicato è molto chiaro» e che ha incaricato i suoi avvocati di occuparsi della cosa.È il momento di intervenire: «La nota in realtà non dice nulla, minaccia come fanno spesso i politici» sottolineiamo. Ed evidenziamo l’importanza delle parole di Santini, «che è la prima volta che parla» e che «annuncia di voler parlare con i magistrati» dopo essere stato una «persona molto vicina» allo stesso Ricci. Facciamo notare che «non si può liquidare la vicenda dicendo che sono tutte falsità» e che «bisognerebbe entrare più nel merito». Insistiamo: «Santini dice di averle prestato casa. Questo è falso? Lei pensa che non ci sia questa chat dove vi mettete d’accordo?». Ricci prova a stemperare: «Lei fa il suo lavoro, ci mancherebbe altro, io faccio il mio. Ho già risposto a tutto: falsità e fango. Ho dato mandato ai miei avvocati. Io sono andato alla Guardia di finanza a dire tutta la verità e quello che so, sono completamente estraneo… e non aggiungo una parola a quello che ho scritto». Non demordiamo: «Quindi lei dice che queste chat che comproverebbero, secondo la versione di Santini, il vostro rapporto anche per prestare delle utilità…». Ricci non ci lascia terminare la frase: «Io la invito a stare attento a quello che dice anche lei, perché come ha visto io nel comunicato non ho attaccato il giornale, sono rispettoso del vostro lavoro, però lei non ripeta cose… perché un conto è quello che avete scritto…». Proviamo a obiettare di avere riportato un colloquio registrato. Ma Ricci è incontenibile: «Io dico basta e adesso mi tutelo con gli avvocati. Quindi riprendete per intero il mio comunicato, non aggiungo una parola perché io parlo della campagna elettorale e dei problemi dei marchigiani» ripete. «Io ho fiducia nella magistratura. Quello che dovevo dire l’ho detto ai pm e se mi permette non lo dico a lei». Dopo questo one man show e alla fine delle interviste, Ricci cambia registro e tutto sorridente si avvicina a noi, dandoci del tu: «Ti è toccato venire da Roma?». Per convincerlo a risponderci ci giochiamo le origini romagnole. L’europarlamentare è sempre più piacione: «Ah, quindi sei qua in vacanza e ti tocca lavorare». Risata fragorosa. Lo deludiamo, spiegandogli che siamo a Pesaro da due settimane proprio per l’inchiesta che lo riguarda. L’ex sindaco si rabbuia un po’: «Ah sei venuto proprio per quello?». Gli proponiamo domande e risposte scritte, per rassicurarlo. La solfa non cambia: «No, guarda quello che dovevo dire l’ho detto, rispetto il vostro lavoro ci mancherebbe altro, ma io sto facendo la campagna elettorale». Gli offriamo di decidere lui le regole d’ingaggio pur di avere una replica nel merito alle accuse di Santini. Ma Ricci è un muro di gomma: «Non mi fare aggiungere altro. Ho promesso agli elettori e a me stesso che di questa vicenda non parlo più. Ho parlato ai magistrati». Non desistiamo e facciamo notare che «ci sono due o tre cose nuove». Ricci è esausto: «Scrivi quello che vuoi, io più di questo… ho già detto tutto, mi dispiace che sei dovuto venire qua». Quando esce, ci mostra il cartello sul muro con la bandiera dell’Unione europea: «Questo è l’ufficio contestato». Altra risata. Approfittiamo del buon umore del candidato: «Le mando cinque domande». Lui si sfila: «No grazie. Ho già parlato abbastanza. Se mi vuoi intervistare sulla Zes e la finzione del governo...». Ci dà solo un piccolo contentino finale: «Se cambio idea ti faccio sapere».Noi proviamo a insistere con il portavoce che ci chiede con cortesia di non rovinargli il Ferragosto con altri scoop. «Mi ero svegliato e pensavo che oggi sarebbe stata una giornata tranquilla, perché erano finiti gli interrogatori e tutto quanto». Promettiamo un Ferragosto di pace. Ma quando ci ripassa davanti Ricci, lanciamo l’ultima offerta: «Mando due domande e non cambio una virgola alle risposte». Purtroppo l’aspirante governatore della vicenda Santini non vuole proprio sentire parlare: «Sulla Zes volentieri, se no scrivi quello che ti ho dato». Il silenzio stampa è definitivo.