2025-02-17
Riccardo Molinari: «La rottamazione non escluderà altri tagli alle tasse»
Il leghista: «È un’emergenza, va approvata entro l’estate. Trump alla Casa Bianca è un megafono per le nostre idee».Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, perché avete messo la questione rottamazione al primo punto dell’agenda del vostro partito?«Perché per noi è un’emergenza nazionale. Le rottamazioni precedenti non hanno funzionato come avremmo voluto perché c’erano degli elementi da correggere, per esempio il fatto che le rate non erano tutte uguali, ma soprattutto il fatto che la dilazione temporale era troppo breve».Quindi adesso cosa proponete?«Di spalmare la dilazione dei pagamenti delle cartelle giacenti su 10 anni con rate uguali, senza sanzioni e interessi. Un beneficio che non deve decadere se si salta solo una rata: l’obiettivo è venire incontro ai contribuenti. Non stiamo parlando degli evasori fiscali, ma aziende e famiglie che hanno dichiarato i redditi al fisco e che quindi vogliono pagare ma che non sono riusciti a saldare il loro debito. Sono più di 10 milioni tra persone e aziende».E per lo Stato, di che cifre parliamo?«Numeri importanti. Ci sono 1.275 miliardi di crediti da riscuotere, molti di questi, peraltro, non rientreranno mai. La rottamazione è un modo per recuperare parte di questo denaro da parte dello Stato, consentendo a imprese e famiglie di tornare a fatturare risolvendo le loro pendenze con il fisco».Il ministro dell’Economia Giorgetti ha dato il via libera, nell’ultimo consiglio federale della Lega: ma a quali condizioni?«Il ministro ha preso atto che la rottamazione è una priorità del partito. Ha condiviso il fatto che questo strumento va spiegato bene: non è un condono, ma un modo per recuperare risorse e consolidare il bilancio dello Stato. Si confronterà col viceministro Leo per trovare il modo di concretizzare questa proposta».L’opposizione parla di regalo agli evasori, niente più che l’ennesima sanatoria.«Niente affatto, anche perché, nella nostra ottica, il Mef dovrà saper distinguere. Non è un aiuto a pioggia. Ripeto: noi vogliamo dare una mano alle persone che non hanno potuto pagare per ragioni contingenti. Ricordiamoci che gli anni passati sono stati durissimi, il periodo del Covid è stato micidiale per molti professionisti, e il carovita e gli aumenti delle bollette hanno pesato moltissimo».Per finanziare la rottamazione, si parla di una cifra intorno ai 5 miliardi: dove li troverete?«Per il taglio dell’Irpef si è spesa una cifra simile, e la ricaduta nell’immediato non è percepita come importante. La rottamazione è un investimento, che farà entrare molte più risorse nelle casse statali. Il costo di 5 miliardi esiste solo in termini di bilancio, ma in termini “reali” si tratta un’opportunità. Se c’è la volontà politica, le risorse si troveranno». Le modalità quali saranno? Porterete avanti i vostri disegni di legge o puntate a un decreto?«I ddl sono in campo, servono a tenere il punto politico sia alla Camera che al Senato, e ovviamente puntiamo a portarli in discussione il prima possibile. È chiaro a tutti che un ddl parlamentare ha un iter più lento: se ci fosse un provvedimento legislativo che arriva dal governo si ridurrebbero molto i tempi».Quali sono le scadenze che vi siete posti per l’approvazione?«Noi pensiamo che la rottamazione vada approvata entro l’anno fiscale, quindi possibilmente entro l’estate».Però nella maggioranza ci sono punti di vista diversi. Forza Italia dice che sarebbe preferibile tagliare l’Irpef al ceto medio.«Tutto ciò che concerne il taglio delle tasse è ben accetto. Cuneo fiscale, Irpef, benefit: fa tutto parte del programma elettorale del centrodestra. Ma anche la pace fiscale è una proposta contenuta in quel programma, firmato da tutta la coalizione. Una cosa non esclude l’altra. Se ci mettiamo nei panni di un’azienda o di un professionista che ha i conti bloccati ed è costretto a lavorare in nero, la rottamazione è una priorità».L’Autonomia è ancora in campo?«Sì, perché l’ultima sentenza della Corte Costituzionale non l’ha bloccata, anzi l’impianto della norma è corretto, non ci sarà un referendum. La legge Calderoli prevede una serie di tappe, con la devoluzione di alcune materie alle Regioni in attesa della definizione dei Lep. Adesso pretendiamo un’approvazione veloce alle Camere, e ovviamente ci aspettiamo che anche i ministeri gestiti dai nostri alleati si attivino per trasferire già oggi alcune materie alle Regioni».A proposito di Regioni: un Veneto guidato dalla Lega è un obbligo morale?«Luca Zaia in questi 15 anni da governatore ha lavorato benissimo, e i dati sul suo consenso personale sono sotto gli occhi di tutti. La richiesta di riconfermarlo, o perlomeno di perpetuare il buon governo della Lega in Veneto, non è solo una questione politica, ma una richiesta precisa che arriva dal territorio».Questo significa che, nel caso non si trovasse un accordo, la Lega correrebbe da sola in Veneto?«Voglio sperare che in ottica di coalizione, visto che a Roma governiamo insieme, si trovi una sintesi. Tenendo in considerazione la legittima esigenza della Lega: siamo il partito dell’Autonomia, del radicamento territoriale, e sulle Regioni del Nord dobbiamo avere una considerazione maggiore».Sul ddl sicurezza voi leghisti siete i primi a chiedere un’accelerazione, ma in tanti nella maggioranza vorrebbero rivedere alcune norme, anche per accogliere i rilievi del Quirinale.«Abbiamo ribadito nell’ultimo direttorio federale che il ddl sicurezza va approvato al Senato nella stessa versione uscita dalla Camera, senza ulteriori modifiche. All’interno ci sono norme importanti a tutela delle forze dell’ordine e contro le occupazioni delle case, regole che devono entrare in vigore il prima possibile. Una nuova tornata di modifiche allungherebbe troppo i tempi. Per questi motivi noi vogliamo che si approvi subito il ddl: se poi emergesse l’esigenza di introdurre altre norme sulla sicurezza, si potranno inserire in provvedimenti diversi».Fa bene il governo a insistere sul progetto Albania, nonostante gli ostacoli giudiziari sul percorso?«È un’iniziativa condivisa dalla maggioranza di governo, spero che il braccio di ferro sulla magistratura possa essere definitivamente risolto con la pronuncia della Corte Europea. È evidente che, per il diritto comunitario, ogni Stato ha il diritto di definire la lista dei “Paesi sicuri”. Detto questo, l’Albania è solo un tassello della strategia di contrasto dell’immigrazione clandestina che questo governo ha messo in campo».E quale sarebbe il fulcro della strategia sull’immigrazione?«L’anno scorso abbiamo registrato un -65% di sbarchi: per arrivare a questo traguardo, è stato necessario far rivivere le norme dei decreti Salvini. Stretta sulle Ong, no all’accoglienza diffusa, allungamento dei tempi di permanenza nei centri: la nostra ricetta funziona e ha dato risultati. L’Albania è un progetto a nostro parere in linea col diritto comunitario, ma non è il centro della politica migratoria del governo».Come giudica la partenza a razzo di Trump nella nuova amministrazione?«Spero che le nuove politiche di Trump possano spingere l’Europa a comprendere che bisogna liberarsi di alcune zavorre. Prima tra tutte, le politiche rovinose del Green deal. I dati industriali sull’automotive in Europa parlano da soli, e rivendichiamo di essere stati i primi a criticare la deriva ultra-ambientalista. Oggi siamo contenti di avere un megafono come Donald Trump alla Casa Bianca che ripete gli stessi concetti».Vi spaventano i dazi?«Bisogna capire cosa è solo annunciato e cosa sarà reale. Trump sta facendo il gioco del gatto col topo con una serie di Paesi, Canada, Messico, Colombia. Se dovesse applicare dazi nei confronti dell’economia europea, bisognerà capire come l’Europa potrà reagire per contenere i danni, fermo restando un atteggiamento collaborativo. In ogni caso, sarà necessario avere al vertice delle istituzioni europee un personale all’altezza della sfida, sicuramente migliore di Ursula von der Leyen».Vi aspettate un colpo di scena in Ucraina?«È chiaro che serve un accordo. Trump ha l’autorevolezza per trovarlo, ribadendo che se l’Occidente non avesse sostenuto l’Ucraina, non saremmo oggi nelle condizioni per arrivare a un tavolo di pace. Abbiamo sempre appoggiato l’aiuto militare a Kiev, ma sicuramente una guerra non può andare avanti all’infinito».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.