2019-08-02
Ricatto dei tedeschi. «I 30 della Gregoretti li prendiamo se fate attraccare la Kurdi»
Ma l'Ong che gestisce la nave con 40 migranti non vuole forzare la mano. Arrestati due scafisti sbarcati dal pattugliatore italiano.La Capitana non ha fatto scuola. L'arrembante arroganza di Carola Rackete, che a fine giugno scorso forzò il blocco navale e speronò una motovedetta della Guardia di finanza timonando la Sea Watch nel porto di Lampedusa, non ha impressionato più di tanto il comandante (e connazionale) della Alan Kurdi. Che, infatti, resta ben lontano dall'isola e dalle nostre acque territoriali. «Non è nostro compito entrare in conflitto con il governo italiano», ha premesso Gordon Isler, portavoce di Sea eye, la Ong tedesca con sede a Ratisbona che gestisce la Alan Kurdi. A bordo ci sono 40 migranti soccorsi mercoledì su un gommone al largo della Libia.Sembra, dunque, produrre risultati la linea di ferma opposizione del Viminale con la minaccia di arresto e sequestro delle imbarcazioni a spasso per il Mediterraneo. Isler ha inteso immediatamente specificare che la nave, che batte bandiera tedesca, non violerà il decreto, notificato dalla Finanza ieri, che le vieta l'ingresso nelle acque nazionali ma ha voluto lanciare l'allarme sulle difficili condizioni a bordo. Che cosa potrà accadere ora è assai difficile prevederlo. Il portavoce della Ong tedesca ha spiegato di aver rifiutato l'offerta della Guardia costiera libica di dirigersi verso Tripoli, considerato un porto non sicuro preferendo restare all'ancora a venti miglia da Lampedusa. La capo missione Barbara Held ha spiegato invece che sulla Kurdi ci sono tre bambini, compreso uno di tre anni con una ferita di 10 centimetri sulla spalla causata da un'arma da fuoco, e due donne, una delle quali è incinta. Secondo quanto reso pubblico dalla Ong, tra i soccorsi ci sarebbero anche due sopravvissuti al raid aereo che lo scorso 2 luglio ha ucciso almeno 50 persone nel centro di detenzione di Tagiura, a est di Tripoli. La Held ha sottolineato che molti dei migranti hanno raccontato di «terribili esperienze» in Libia.Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha deciso di alzare il livello dello scontro politico con Berlino e l'Ue, autori a suo dire di una strisciante rappresaglia ai danni dell'Italia tanto sulla vicenda della Alan Kurdi quanto su quella della nave militare Gregoretti.«Dal governo tedesco sono arrivati segnali pessimi», ha spiegato, «mi hanno girato una mail, che arriva dalla Commissione europea, in cui sostanzialmente c'è un ricatto da parte del Governo tedesco, così io traduco, che si era impegnato a prendere 30 immigrati sbarcati dalla Gregoretti. Adesso pare che scrivano: noi prendiamo quei 30 se voi fate sbarcare i 40 che sono a bordo della nave che si sta avvicinando a Lampedusa». A proposito della Gregoretti, che aveva soccorso oltre cento migranti al largo della Libia, ieri la polizia di Ragusa ha arrestato i due presunti scafisti. Erano sbarcati anche loro a Pozzallo mimetizzandosi tra i naufraghi, mercoledì sera. Sono due ventenni, un gambiano e un senegalese. Secondo i testimoni, quest'ultimo avrebbe condotto l'imbarcazione partita dalle coste tunisine, per trarre con altre persone in Libia «ingiusto e ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l'ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari», c'è scritto nel decreto di fermo. Secondo quanto emerso, i migranti pagavano in media 1.000 euro per raggiungere l'Europa e gli organizzatori libici hanno incassato quasi 100.000 euro soltanto da questo viaggio. I migranti hanno dichiarato di essere partiti dalle coste libiche dopo un tempo di permanenza (chi mesi e chi quasi un anno) in una connection house. I testimoni hanno pure descritto il ruolo dei due scafisti, uno era al timone e l'altro alla bussola, si davano il cambio ogni tanto e hanno condotto l'imbarcazione per un paio di giorni prima del soccorso, avvenuto il 25 luglio ad opera di due unità militari italiane, il pattugliatore Monte Sperone, che aveva soccorso un gommone con 91 migranti, e la motovedetta CP 319 che aveva tratto in salvo i 44 occupanti di una barca in legno.«Stiamo giocando a cosa, a rubamazzo? Basta, mi sono rotto le palle», è esploso il vicepremier leghista. Che ha lanciato un chiaro messaggio ai (presunti) partner europei che avevano promesso di accogliere parte dei migranti. «Governo tedesco avvisato mezzo salvato, Ong avvisata mezza salvata, se entrano nelle acque territoriali italiane nonostante il divieto, prenderemo possesso di quella imbarcazione», ha continuato Salvini. Per poi concludere: «I tedeschi e i francesi non ci possono trattare come il campo profughi d'Europa».Che qualcosa stia cambiano, però, nel rapporto tra Ong e governo italiano è parso chiaro anche da un altro particolare. Non ci sarà infatti alcun provvedimento di sospensione cautelare del decreto sicurezza a favore della Alan Kurdi e della Mare Jonio. E questo perché, davanti al Tar del Lazio, le due società ricorrenti hanno scelto di rinunciare alla sospensiva. A rivolgersi ai giudici amministrativi erano state l'Ong Sea-eye e la Idra social shipping. Chiaro l'oggetto dei ricorsi: la prima contestava il «diniego all'accesso della nave Sea-eye - Alan Kurdi - nelle acque territoriali italiane» del 4 aprile scorso; la Idra social shipping, invece, chiedeva l'annullamento della direttiva del ministro dell'Interno del 15 aprile scorso «con cui si negava alla nave Mare Jonio l'accesso alle acque territoriali italiane». Ieri entrambi i ricorsi erano iscritti al ruolo della prima sezione ter del Tribunale amministrativo del Lazio, ma le due società hanno espresso la loro rinuncia alla sospensiva; si attende adesso la fissazione dell'udienza di merito. Ma, fino ad allora, chissà quante altre cose cambieranno.
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