
Ennesimo rinvio al 14 dicembre. Al posto di Mauro Masi, Luigi Di Maio vorrebbe Salvatore Barca per dare il ruolo di segretario generale del Mise a Marcella Panucci. Trattative aperte anche sul Gse.C'è un misto di veti incrociati e ambizioni dietro l'ennesimo rinvio dell'assemblea di Consap, la concessionaria assicurativa pubblica con i vertici in proroga da aprile. Da mesi si va avanti a rimandare l'appuntamento in attesa che le trattative si sblocchino. Ma mentre per Ferrovie dello Stato c'è stato almeno un dibattito in consiglio di amministrazione sulle nomine in Trenitalia e Rfi, dalle parti di Consap non si riesce neppure a far partire una riunione. Né dal vivo, né da remoto. Nonostante ormai anche i Consigli dei ministri si svolgano a distanza. Da un mese a questa parte le convocazioni vanno a vuoto. E gli attuali vertici, il presidente Mauro Masi e il direttore generale Vittorio Rispoli, continuano a incassare lo stipendio. Lunedì scorso c'è stata l'ennesima fumata nera con lo slittamento a una nuova data, il 14 dicembre. Il problema è che su questa azienda statale, di cui è azionista il Mef ma che viene direttamente controllata dal Mise, si sta consumando una trattativa su più livelli. Sia tra il ministro Roberto Gualtieri e il direttore generale Alessandro Rivera contrapposti al ministro Stefano Patuanelli e al sottosegretario Riccardo Fraccaro; sia tra il governo di Giuseppe Conte e Confindustria; sia tra due notabili della politica italiana come Gianni Letta e Massimo D'Alema. Gualtieri si è subito sfilato delegando tutto a Rivera e concentrandosi su Istituto poligrafico e Zecca dello Stato. Da parte sua il direttore generale ha provato a sventolare il parere del consigliere di Stato Gerardo Mastrandrea, dove si certificava che i vertici erano decaduti e gli atti nulli, ma non è servito a nulla. Il punto è che Consap doveva diventare oggetto di scambio con gli ex vertici di Confindustria, decaduti dopo l'arrivo di Carlo Bonomi. Da mesi l'ex direttore generale di viale dell'Astronomia Marcella Panucci viene data come nuovo segretario generale del Mise. Proprio per questo, per farle spazio, nella concessionaria assicurativa sarebbe dovuto arrivare Salvatore Barca come amministratore delegato. Ma la sua candidatura è saltata. Nelle ultime settimane il fedelissimo del ministro Luigi Di Maio era stato accostato anche alle controllate del comparto ferroviario, ma anche in questo caso non se n'è fatto nulla. Così Barca continua a restare al suo posto, bloccando l'arrivo della Panucci. Eppure le trattative continuano. Di mezzo rientrano quelle sul settore elettrico, Gse e Acquirente unico, con Filippo Bubbico (Leu) e Andrea Peruzy (Italia viva) in stand by. Per di più, durante i rinvii, è comparso un emendamento al Dl Covid che concedeva la proroga delle società del Mef non quotate fino al 15 dicembre. Il provvedimento, pubblicato in Gazzetta ufficiale la scorsa settimana, concede anche la sanatoria degli atti fino a qui approvati. In una situazione già complessa non potevano poi mancare le aspirazioni di Masi, in pensione, ma già presidente di Banca del Fucino e di Banca Igea prossime alla fusione, nonché appunto di Consap: è il triplo presidente. L'ex direttore generale della Rai siede nella concessionaria assicurativa da ormai dieci anni. Gode dell'appoggio di Letta, ma allo stesso tempo è in attesa di trovare spazio nella task force che Conte vuole creare per gestire i 209 miliardi del Recovery fund. Anche qui l'incastro è difficile, se non impossibile. Dal momento che proprio sulla gestione di quei fondi si sta consumando uno scontro a livello di governo, con Matteo Renzi pronto a staccare la spina alla maggioranza. Anche per questo motivo è tutto bloccato in attesa che i protagonisti trovino una loro collocazione. Non poteva poi mancare la zampata di D'Alema, vero e proprio mattatore in questa tornata di nomine pubbliche. L'ex presidente del Consiglio avrebbe una carta coperta da giocare su Consap, da tirare fuori al momento giusto.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.
Maria Rita Parsi critica la gestione del caso “famiglia nel bosco”: nessun pericolo reale per i bambini, scelta brusca e dannosa, sistema dei minori da ripensare profondamente.






