2024-07-11
Riad investe sulle auto tradizionali e Audi chiude la fabbrica green
Elettriche sempre più in difficoltà, tanto che Saudi Aramco ha preso il 10% di Horse powertrain, specializzata in motori a scoppio. Il gruppo tedesco ferma la produzione di veicoli green in Belgio. A rischio 2.600 posti.Saudi Aramco nel 2023 ha macinato utili per 230 miliardi di dollari. Quasi quanto il Pil dell’intera Grecia. Su un fatturato di 490 miliardi. Più del reddito delle Filippine. Quasi il 50% dei ricavi. Una vera gallina dalle uova d’oro. Estrae e vende soprattutto petrolio. Ma tanto la festa prima o poi finirà per loro, pensano a Bruxelles. Dal 2035 non potranno più essere immatricolate in Europa auto con motore alimentato a diesel o benzina. Fino a poco tempo fa la compagnia araba era anche la prima al mondo quanto a valore di Borsa. Oggi invece con i suoi 1.800 miliardi (più del Pil dell’Australia) deve «accontentarsi» del sesto posto dietro a gente come Apple, Microsoft, Nvidia, Google e Amazon. La compagnia araba non ha però dubbi. Il motore a scoppio continuerà a essere il protagonista indiscusso anche nel ventunesimo secolo. E ha tossito la «miseria» di 750 milioni di dollari (appena lo 0,3% degli utili) per acquistare il 10% di Horse powertrain, azienda specializzata nella progettazione e produzione di motori diesel o benzina. Il razionale dell’investimento, secondo gli addetti ai lavori, è motivato dal fatto che i costruttori europei hanno smesso di investire sui motori endotermici perché convinti che tanto dal 2035 potranno essere immatricolate solo auto elettriche. La scelta, quindi, incorpora la convinzione che ci sarà un sostanziale fallimento di questo obiettivo. Un abbaglio? Se tale fosse questo ovviamente non minerebbe minimamente la solidità dei conti vista l’esiguità dell’investimento in proporzione alla straripante cassa che esce dai forzieri arabi. Al momento però gli abbagli sembrano averli presi solo le case automobilistiche che avevano ciecamente creduto che l’auto elettrica sarebbe stato il nuovo eldorado. Del resto, cosa volere di più e di meglio? L’auto elettrica è l’occasione per un ricambio forzato dell’intero parco macchine unito a una cascata di sussidi pubblici. Intanto però Volkswagen ha annunciato la possibile chiusura della sua piattaforma produttiva dedicata alle Audi elettriche in Belgio: secondo l’allarme dei sindacati potrebbero esserci fino a 2.600 licenziamenti entro il 2025. È dal 1988 che la casa tedesca non chiudeva uno stabilimento. Il drastico calo della domanda di auto elettriche ha motivato la decisione. Gli analisti stimano che Volkswagen potrebbe contabilizzare una perdita secca e straordinaria di 2,6 miliardi. Erano stati preceduti, in quella che sembra una sorta di ravvedimento operoso, dai cugini di Mercedes che a febbraio di quest’anno avevano annunciato la revisione dei propri target. Nel 2021 la casa di Stoccarda aveva reso noto l’obiettivo di diventare produttore di sole auto elettriche entro fine 2030. Ora invece ha rivisto al ribasso le stime passando al 50%. Ma con dentro le ibride. Vale a dire auto a batteria e con un motore a scoppio. Ufficialmente non è una retromarcia. Nella sostanza sì, eccome! A maggio di quest’anno invece Ford «rassicurava» gli investitori che per ogni auto elettrica venduta nel primo quarto del 2024 perdeva 130.000 dollari. A fine 2023 invece General motors annunciava il blocco della produzione di due pick up elettrici (Gmc sierra e Chevrolet eldorado) motivando la decisione come rinvio di un anno sul lancio ufficiale. Ancora a febbraio 2024 il colosso dell’autonoleggio Hertz rendeva nota l’intenzione di sostituire 20.000 auto a batteria con veicoli a benzina o diesel. Jean-Philippe Imparato, capo di Alfa Romeo, si confessava a marzo su Quattroruote chiedendosi se effettivamente il piano prodotto messo a punto potesse essere implementato dopo il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Oh, ragazzi, facciamo che io mi fermo qui perché sta per esaurirsi lo spazio. Di fatto sembra materializzarsi la profezia che Akio Toyoda, quasi omonimo ad della Toyota, faceva ormai nel «lontanissimo» 2020 mentre i tecnoidioti di Bruxelles concepivano giulivi il loro Green new deal: «Ma quando i politici fanno sapere di volersi liberare di tutte le auto che usano benzina, capiscono cosa significherebbe tutto questo?». La domanda era retorica. E la risposta era scontata. No! Soltanto per far sparire entro il 2050 gli oltre 40 milioni di autovetture attualmente circolanti in Italia e sostituirle con altrettante auto elettriche, servirebbe ogni giorno la produzione di 400 milioni di Kwh che sono in un anno 146 miliardi di Kwh. Grosso modo il 50% dell’attuale consumo di energia elettrica in Italia. Rimane da chiedersi quindi perché giapponesi e coreani sembrano averci visto più lungo rispetto ai concorrenti europei. Maggiore intelligenza? La verità è che li ha aiutati la lontananza da Bruxelles. Per loro l’Europa rappresenta una fetta che va dal 5 al 7% del fatturato. E il brutale abbandono dell’auto a benzina o diesel ce lo siamo imposti solo noi europei. Giapponesi e coreani hanno continuato laicamente a investire in auto a benzina e diesel oltre che elettriche e quindi nel 2035 avranno quei prodotti che gli europei non avranno avendo smesso da tempo di investire sul motore a scoppio. Vedete che l’investimento di Saudi Aramco sembra avere senso eccome?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.