2024-09-30
Revolut lancia i prestiti in Italia. Il direttore del credito: «Presentiamo un prodotto innovativo»
True
Maurizio Talarico, Revolut Italia
«Aspiriamo a diventare il conto principale dei nostri clienti. Per farlo mettiamo al centro della nostra offerta le esigenze dei correntisti».Nata nel 2015 come “carta per i viaggi”, soprattutto grazie all’assenza di commissioni per la maggior parte dei servizi e per un tasso sul cambio valuta molto vantaggioso, Revolut è una fintech in continua espansione, con oltre due milioni di clienti in Italia e 35 in Europa e un fatturato di 2,1 miliardi di euro (2023). L’azienda opera in 38 mercati, otto dei quali esterni allo spazio economico europeo: Regno Unito, Svizzera, Stati Uniti, Brasile, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Singapore. E prossimamente anche Messico e India. Ora l’azienda lancia prestiti personali in tutta Italia. Ne abbiamo parlato con Maurizio Talarico, responsabile del credito per Revolut Italia.In che cosa consiste questa iniziativa? «L’Italia è il nono mercato in cui Revolut offre prestiti personali, dopo un lancio di successo in Lituania, Irlanda, Romania, Polonia, Francia, Germania, Spagna e Portogallo. La meccanica del prodotto è abbastanza simile ai prestiti tradizionali: il denaro prestato viene erogato sul conto del cliente dopo l’approvazione e il cliente lo rimborsa in rate mensili».Quali sono le motivazioni dietro la decisione di lanciare i prestiti personali proprio ora in Italia?«Le rispondo con un dato numerico. Il giugno scorso abbiamo raggiunto i due milioni di clienti in Italia. Per arrivare a questa cifra ci abbiamo messo sei anni, cinque dei quali solo per raggiungere il milione di clienti; il restante milione è stato ottenuto solo nell’ultimo anno. Il dato ci ha fornito il polso della crescita del mercato italiano. Questo genera trazione interna e la possibilità di erogare più rapidamente servizi che non sono aperti ad altri mercati».Che cosa distingue il vostro prestito personale rispetto alle offerte di banche tradizionali o altre fintech in Italia?«La trasparenza sui costi e la flessibilità nella gestione. I clienti potranno richiedere prestiti compresi tra i 1.000 e i 50.000 euro, da rimborsare in un periodo che va dai sei mesi agli otto anni. Inoltre, con noi si paga solo il Taeg (fra il 5,57 e il 16,99 per cento), adattato al profilo del singolo correntista, senza costi di ammortamento, di istruttoria o commissioni di apertura. L’intero processo, dalla richiesta all’erogazione, è gestito autonomamente tramite l’applicazione. E il salto di qualità consiste nel fatto che i clienti possono ad esempio modificare in qualsiasi momento le date del rimborso, senza bisogno di aprire pratiche presso una filiale. Avviene tutto in maniera digitale».Quali garanzie di sicurezza offrite ai clienti che richiedono prestiti, considerando che tutto avviene online?«La maggior parte di chi possiede un conto Revolut è al di sotto dei 35 anni, quindi perfettamente inserito nelle dinamiche digitali. Poi, a partire dal 1° gennaio di quest’anno, siamo vigilati dalla Bce e questo assicura una serie di standard legali e regolatori. Per quanto riguarda il rapporto umano, cui spesso i correntisti italiani sono legati, pensiamo di fornire un prodotto digitale così avanzato da renderlo superfluo. Sta di fatto che disponiamo comunque di un servizio clienti attivo 24 ore al giorno, tutti i giorni, cosa che le banche normali non hanno». Vi sono meccanismi per chi ha difficoltà a rispettare le scadenze di pagamento? «Abbiamo la possibilità di gestire il recupero in determinate circostanze, in conformità con i requisiti normativi».Qualche anticipazione su altri prodotti di credito dei prossimi mesi?«Abbiamo l’obiettivo di diventare il conto primario di un numero sempre maggiore di italiani. Proprio per questo entro l’anno erogheremo carte con l’iban italiano, per facilitare gli accreditamenti per i nostri clienti. Seguiranno la creazione di carte di credito e la creazione di altri prodotti per l’estensione di finanziamenti». Come pensa che il lancio di questo prodotto influenzi il panorama competitivo tra le banche e le fintech in Italia?«La competizione con altre banche ci ha sempre spinti a migliorare e a migliorarci. D’altro canto abbiamo anche osservato che nel tempo alcuni dei nostri attori competitivi hanno messo in pratica soluzioni molto simili alle nostre. Significa che abbiamo fatto un buon lavoro».