2025-08-04
«Repubblica» cancella la mamma: «Con l’utero in affitto non esiste»
Natalia Aspesi (Getty Images)
La Aspesi intervista un uomo che lamenta di non poter tornare in Italia dopo l’approvazione della legge anti Gpa: «La madre nella nostra famiglia non c’è, non usiamo mai quel termine. Ci sono due padri».Per avere suo figlio, dice, ha aspettato «due anni e mezzo, come una lunga gravidanza». E purtroppo viene da pensare che non si renda bene conto di che cosa sia davvero una gravidanza, di che cosa significhi tenere un bambino dentro di sé, perché altrimenti non farebbe paragoni impropri. Racconta di aver voluto un figlio perché ha avuto «una infanzia bellissima, piena di sogni, indimenticabile. Non volevo perdere quei momenti di bellezza mai dimenticata, la sua grazia, una infanzia irripetibile, bellissima, piena di sogni». Soprattutto, però, questo «professionista italiano che lavora nella ricerca scientifica in America» e che ha voluto raccontare la sua storia a Natalia Aspesi, grande firma di Repubblica, sfrutta lo spazio sul giornale per lamentarsi della legge italiana che proibisce l’utero in affitto rendendolo reato universale. Sia lui sia l’intervistatrice non si capacitano di tanta crudeltà. Per la Aspesi si tratta di una «assurda punizione». Il nostro professionista è appena più elegante: «Il paradosso più difficile da capire per me, e credo anche per mio figlio in futuro, è che pur non vivendo più in Italia da circa 20 anni, e pur avendo seguito in tutto e per tutto le norme della molto rigorosa legge Gpa in vigore negli Stati Uniti dove vivo, lavoro, pago le tasse, per il solo fatto di essere un cittadino italiano subisco gli effetti penali di questa legge, mentre il mio compagno che è cittadino americano non ne è colpito», spiega. «Cosa però più grave è che se volessi un altro bambino, in questo caso gli effetti della legge si applicherebbero. E le uniche opzioni sarebbero rinunciare al secondo figlio o diventare un fuorilegge con tutto quello che questo comporta anche sul piano morale. In realtà il mio avvocato mi ha anche proposto di assumere la cittadinanza statunitense rinunciando alla mia, il che risolverebbe il problema legale ma lascerebbe in me una lacerazione molto profonda».Già, rinunciare alla cittadinanza italiana sarebbe una lacerazione profonda. Viene da chiedersi quanto possa essere profonda la lacerazione per una madre che rinunci a suo figlio per cederlo a una coppia pagante. Ma la grande ipocrisia progressista sta tutta qui: nella paginata che Repubblica dedica alle povere vittime di una legge ingiusta che rischiano sanzioni per aver usufruito della gestazione per altri, dei diritti delle madri e dei bambini si parla pochissimo. Non si parla dei pagamenti, non si parla dei contratti che obbligano le gestanti a cedere i figli. Si usano le solite frasette di circostanza. «C’è sempre stato un rapporto di grande affetto, stima e gratitudine verso la donna che ha portato avanti la gravidanza del nostro bambino, e così come verso la donna che ha donato il proprio ovulo per poter essere fecondato in vitro e generare l’embrione», dice l’anonimo professionista. «Senza di loro il nostro meraviglioso bambino non esisterebbe ed entrambe queste donne straordinarie, così come gli avvocati, medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, sono sempre stati animati da un grande senso di generosità per aiutarci a costruire la nostra famiglia».Ma a un certo punto la Aspesi chiede: «Non ha mai pensato che la madre di vostro figlio potrebbe affezionarsi al bambino?». Sentite la risposta: «Se mi permette, come raccomandato da tutti gli psicologi esperti in questo settore, noi non usiamo mai il termine madre perché darebbe l’impressione di una figura genitoriale che semplicemente nella nostra famiglia non c’è. Ci sono una donatrice d’ovulo che mette metà del patrimonio genetico e poi una donna che porta avanti la gravidanza assicurando la crescita dell’embrione fino al compimento del termine. Nessuna delle due è una madre e il nostro bambino ha due padri che lo adorano. La procedura medica di trasferimento dell’embrione è la stessa di migliaia di altre procedure identiche che si fanno ogni giorno in Italia e in tutto il resto del mondo per trattare l’infertilità».Posto che la fecondazione assistita non è un trattamento per l’infertilità, ecco la verità brutale: la madre non esiste, fine. Si chiedono perché la Gpa debba essere reato universale, e questa è la risposta: piaccia o no le madri esistono, non si possono cancellare. E non si toglie un figlio alla madre, nemmeno per tutto l’oro del mondo.
lUrsula von der Leyen (Ansa)