2025-03-20
«Rep» indora la pillola e prende un granchio
Il quotidiano di Gedi: «Dal Comitato di bioetica ok ai bloccanti della pubertà». Roccella smentisce: «Notizia senza fondamento». Un membro del tavolo tecnico interministeriale sulla disforia di genere: «Documento finale e linee di indirizzo pronti a fine aprile».Il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) non ha mai detto «avanti con la triptorelina», come ha fatto credere ieri Repubblica. In un articolo che mirava a far perdere la pazienza al ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, che, assieme al collega alla Salute Orazio Schillaci, nel maggio scorso aveva istituito un tavolo tecnico interministeriale sulla disforia di genere, si è tentato di bluffare sull’esito dei lavori. I 29 esperti sarebbero «sulla stessa linea», scriveva ieri il quotidiano del gruppo Gedi.Magari Roccella abbocca e anticipa le vere conclusioni, si saranno detti, così mesi di lavoro saltano con grande soddisfazione delle società scientifiche che appoggiano il farmaco blocca pubertà e il colossale giro di interessi che lo sostiene. «Le indiscrezioni di stampa relative al tavolo tecnico sulla disforia di genere nei minori, che è ancora al lavoro, sono destituite di ogni fondamento», ha scelto di limitarsi a dire il ministro per la Famiglia. Secondo un partecipante al tavolo tecnico, sentito da Adnkronos, il documento finale sarà pronto «entro fine aprile» e avrà tre linee di indirizzo: «la parte medico-diagnostica», dove ci saranno anche le indicazioni per l’uso dei farmaci (triptorelina), «la conservazione della fertilità e l’aspetto psicologico legato ai problemi che affrontano i ragazzi», e poi «quello legato alla regolamentazione e giurisprudenza per le nuove identità».Da lunghi mesi si è imposta il silenzio, il ministro Roccella, vuole che il documento finale scaturisca da un largo confronto clinico e giuridico sulla delicatissima questione, nel rispetto delle indicazioni fornite a dicembre dal Cnb. Purtroppo l’Italia deve fare i conti con una determina dell’Agenzia italiana del farmaco che sei anni fa rese gratuiti i bloccanti sui minori malgrado l’incerto rapporto rischi/benefici. «Per rivedere quella determina ci vogliono evidenze, dati più attendibili, un rigoroso esame scientifico. Noi auspichiamo che le prescrizioni di triptorelina siano solo all’interno di sperimentazioni promosse dal ministero della Salute. Abbiamo dato indicazioni stringenti su come effettuarle e per eventuali prescrizioni al di fuori, inclusa l’istituzione di un registro dedicato», ribadisce Assuntina Morresi, componente del Comitato nazionale di bioetica. «Non c’è affatto un “avanti tutta” e nemmeno un “dietrofront”», tiene a sottolineare la professoressa.Occorre muoversi con grande prudenza, per verificare se risulta adeguato un farmaco «purtroppo già legittimato», come scrissero in una dichiarazione di voto quindici componenti del Cnb, tra i quali Morresi, che in una postilla invitavano a inserire la triptorelina «esclusivamente in studi rigorosi e in percorsi terapeutici ben definiti». Aggiungendo: «Questo consentirà da un lato di evitare abusi e di promuovere percorsi informati al principio di massima trasparenza, dall’altro di monitorarne gli esiti: se negativi, sarà possibile impedire questa pratica».L’ormone, purtroppo, è in commercio, lo si prescrive gratuitamente grazie a una decisione della nostra autorità regolatoria e non si può bloccarlo con una legge, malgrado non sia eticamente accettabile una transizione di genere quando si tratta di minori. Nel Regno Unito è stato possibile farlo perché di mezzo c’è stato un processo, il lavoro di quattro anni di una commissione (la Cass), uno scandalo di bloccanti usati indiscriminatamente e la Tavistock che venne chiusa: era l’unica clinica autorizzata dal sistema sanitario nazionale inglese per la disforia di genere.In Italia ci sono diversi centri dove si interviene sui ragazzini: le ispezioni dello scorso anno disposte dal ministro della Salute al Careggi di Firenze miravano a verificare la correttezza della presa in carico di minori ai quali si bloccava la pubertà con un farmaco, autorizzato sulla base di scarse certezze scientifiche.La vicenda prese il via il 10 aprile 2018, quando l’Aifa chiese al Cnb un parere sull’eticità dell’uso della triptorelina negli adolescenti con disforia di genere. Il 13 luglio dello stesso anno arrivò la risposta, parere positivo sull’utilizzo in modalità off label, tranne un solo voto contrario (quello di Assuntina Morresi) e la determina Aifa fu pubblicata in Gazzetta ufficiale il 2 marzo 2019.Il medicinale veniva incluso nell’elenco dei farmaci erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale «per l’impiego in casi selezionati in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da una équipe multidisciplinare e specialistica e in cui l’assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva».Il vento, però, è cambiato, in diversi Paesi sono emerse criticità importanti nell’utilizzo della triptorelina per bloccare lo sviluppo della pubertà. Le società scientifiche italiane avevano opinioni diverse sull’impiego del farmaco e nel dicembre de 2023 il ministero della Salute chiese al Cnb se fosse opportuno «riesaminare la questione di eticità.La risposta arrivò lo scorso dicembre e, malgrado i diversi orientamenti presenti all’interno del comitato, a larghissima maggioranza venne evidenziata «l’insufficienza dei dati scientifici sull’uso dei bloccanti della pubertà e la necessità di irrobustirli, ribadendo l’esigenza, evidenziata nella letteratura scientifica di più settori, di ulteriori sperimentazioni».Non venne affatto spianata la strada al farmaco ma, «considerata l’incertezza sul rapporto rischi/benefici del blocco della pubertà con triptorelina, il Cnb auspica che le prescrizioni avvengano solo nell’ambito delle sperimentazioni promosse dal ministero della Salute», si leggeva nel documento. E la prescrizione doveva sempre avvenire «secondo criteri di prudenza».Qualche cosa di completamente diverso da «avanti con la triptorelina», fatta passare ieri come conclusione del Comitato nazionale di bioetica e «nella stessa linea» del tavolo tecnico. «Repubblica ha ripreso alcuni passaggi del parere non contestualizzati», commenta Morresi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)