2025-08-14
«Meloni subito out», «Trump perde». Il Renzi profeta va letto al contrario
Dopo il fallimento in politica, l’ex premier si è specializzato nel non azzeccare una previsione: dal «Conte irresponsabile non ha un futuro» a «Londra rimarrà nel cuore dell’Europa». Una bella lotta con Piero Fassino.«Questo governo non supera il 2024». Nonostante la profezia dello sciamano Matteo Renzi, due giorni fa l’esecutivo di Giorgia Meloni ha fatto meglio del suo come durata (1.024 giorni), attaccando il podio del Craxi I, del Berlusconi IV e Berlusconi II, che detiene il record assoluto. Eppure l’aruspice di Rignano era stato chirurgico nell’interpretare i fondi di caffè: «Troppo disunito, troppe polemiche, troppe tensioni, non può durare». Visto che durava, ha guardato meglio e lo scorso anno ha scoperto che «dopo le Europee saranno costretti a fare un rimpasto». Lo stiamo ancora aspettando. In quell’occasione (un’intervista a la Repubblica) aveva anche vaticinato: «A Bruxelles puntiamo al 10% per essere decisivi in Europa e credibili in Italia». Risultato: fuori dal Parlamento.In attesa di tornare leader del centrosinistra e di annunciare «stai serena» a Elly Schlein, in questa estate di interviste con bermuda scozzesi e cappellino con l’elica l’ex premier sta scalzando Piero Fassino da gaffeur numero uno del progressismo. Un’impresa non da poco, visti i primati del titolare di cattedra («Se vuole fondare un partito lo faccia, vediamo quanti voti prende» disse a Beppe Grillo e «Non prevedo un’invasione» sulla guerra in Ucraina). Ma Renzi può farcela per due motivi: ha sempre la frizione che slitta e si sta allenando da anni. Esattamente da quando, chiamato a prendere la parola da presidente del Consiglio, esordì alla Camera con un «Care senatrici, cari senatori». Un inciampo innocuo, se confrontato con quello in zona referendum 2016, allorché fece inviare una lettera agli italiani residenti a Gerusalemme con l’indirizzo «Palestina».Da gaffeur patentato a cattivo profeta il passo è breve, basta parlare a vanvera. Quando Elly Schlein corre per diventare segretaria dem, Matteo non si trattiene: «La fine del Pd ci sarà sia con lei al Nazareno, sia senza». Oggi il Pd è al 21%, Italia Viva al 2%. In quel caso lui faceva il tifo per Stefano Bonaccini che definì «il Bruce Willis di Campogalliano». Battuto e strabattuto. A sentire Renzi neppure Giuseppe Conte aveva futuro. La bocciatura fu definitiva: «È un irresponsabile, un uomo senza dignità». Oggi corteggia tutti e due per uscire dal tunnel dell’irrilevanza. Dal riformismo al trasformismo, che problema c’è? È il destino del Bomba, definito così dagli amici perché le sparava grosse anche da piccolo. Quando trionfò alle Europee fingendosi di centrodestra (Silvio Berlusconi provò a convincerlo a diventare suo erede) si riteneva uno statista, nei dieci anni successivi si è mosso da statistico - più contabile che notabile - per rimanere a galla. Ecco un exploit recente. Dopo aver annunciato «Mai con il Movimento 5Stelle delle manette», un anno fa ha vaticinato: «Italia Viva va col centrosinistra, in Liguria e altrove». L’innamoramento avviene al termine della partita della concordia, con assist di Renzi e gol di Schlein (in fuorigioco). A pochi giorni dal voto Renzi litiga con Conte e se ne va, in Liguria vince il centrodestra con Marco Bucci e il profeta commenta: «Visto? Senza di me si perde».All’estero non gli è andata meglio. «L’Inghilterra rimarrà nel cuore dell’Europa» sentenziò prima della Brexit. «Hillary Clinton darà continuità alla stagione di Barack Obama», assicurò prima del trionfo di Donald Trump. Rimarrà nella storia la serata alla Casa Bianca dell’ottobre 2016 con Barack e Michelle, Renzi e signora, Roberto Benigni, Paolo Sorrentino, Bebe Vio, Paola Giannotti del Cern, la ex sindaca di Lampedusa. A posteriori fu ribattezzata l’ultima cena: lei travolta a Washington, il Bomba al referendum. Possiamo dimenticare i lampi nel deserto? Certo che no. Durante una delle lectio magistralis, Renzi d’Arabia profetizzò «il nuovo Rinascimento arabo» (detto da un toscano pare una presa in giro) proprio mentre lo sponsor Mohammed bin Salman, che tratta i diritti umani come Renzi tratta la lingua inglese, veniva accusato dagli americani d’essere il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi. L’anno scorso il profeta Matteo era molto arrabbiato con la Rai che si rifiutava di applicare il Media Freedom Act contro lo spoil system, dimenticandosi che avrebbe cancellato una legge voluta da lui ed entrata in vigore durante il governo presieduto da lui. In fondo il vizio della memoria è un fastidio. Come quando, in piena pandemia, scandì facendo tremare i muri di palazzo Chigi: «Il decreto Cura-Italia è un incomprensibile fiume di parole». Nessuno osò rivelargli che in calce portava anche la sua firma. Formidabili quegli anni. «Domani qualcuno perderà la faccia, ma per fortuna l’Italia non perderà il governo Draghi». Smentito. «Conte voleva mandare a casa Draghi, la maggioranza dei grillini manderà a casa Conte». Non è finita propriamente così.Nella penultima Leopolda ha invitato a sfilare sul palco tre assi dell’Italia moderna: Roberto Burioni, Giovanni Malagò e Beppe Sala. Il primo si barcamena sui social e da Fabio Fazio, il secondo è andato in pensione al Coni, il terzo è aggrappato a un grattacielo come King Kong. Altro che Fassino, quello dell’indovino Renzi è il tocco della medusa. A proposito della sua città ha detto: «Per il nuovo sindaco non sosterrò un partito ma Firenze, spero che vinca Stefania Saccardi». Neanche a dirlo, ha vinto Sara Funaro. Il Metternich di Rignano non rinuncia, avanti con la prossima profezia. In fondo, come dice il suo ex amico Carlo Calenda, «la sua è la meravigliosa politica del ‘ndo cojo cojo».
Ecco #DimmiLaVerità del 16 ottobre 2025. Ospite il deputato della Lega Davide Bergamini. L'argomento del giorno è: "La follia europea dei tagli all'agricoltura e le azioni messe in campo per scongiurarli".