2021-01-16
Renzi pressato dai suoi per salvar la baracca
Nicola Zingaretti invita ad «allargare la maggioranza». Mentre i fedeli del Bullo, spaventati dalla crisi, spingono Matteo verso l'astensione al Senato. Davide Faraone (Iv): «Se Conte scioglie i nodi, noi ci siamo». Ma i responsabili avvertono: «Il figliuol prodigo non deve tornare»«In maniera aperta e trasparente ci si rivolge al Parlamento perché si possa definire un profilo di un allargamento possibile della maggioranza». Le parole rivolte da Nicola Zingaretti, segretario del Pd, ai deputati del suo partito, vanno interpretate con grande attenzione. «Allargare» la maggioranza, infatti, non significa sostituire Italia viva con i responsabili, ma, se possibile, tenere dentro entrambe le forze politiche. Il weekend si annuncia rovente: lunedì e martedì il premier, Giuseppe Conte, sarà alla Camera e al Senato, per chiedere la fiducia. Tra i parlamentari di Iv cresce a dismisura il malcontento per lo strappo operato da Matteo Renzi. «Noi abbiamo chiesto al presidente del Consiglio», dice il capogruppo al Senato, Davide Faraone, a Fanpage.it, «finalmente di occuparsi di sciogliere alcuni nodi. Se il presidente del Consiglio pratica questa strada noi ci siamo. La fiducia? Decideremo, sicuramente avremo una posizione differente, nei contenuti e poi, vedremo, anche nella forma e nella sostanza», aggiunge Faraone, «da quella che è la posizione dei sovranisti». In molti, tra i suoi parlamentari, stanno pressando Renzi affinché non voti contro il governo. Un'astensione, secondo fonti autorevoli di Iv interpellate dalla Verità, è molto probabile, e lascerebbe una porta aperta a una ricomposizione: se il Rottamatore autorottamato invece deciderà per un voto contrario, andandosene all'opposizione, molti dei suoi non lo seguiranno, e rientreranno nel Pd o confluiranno nel gruppo Misto. «Sto facendo valutazioni di coscienza», confessa all'Adnkronos il senatore di Iv Leonardo Grimani, «ma non sono un responsabile ad oggi. Penso che vada ricostruito il perimetro della maggioranza uscente il prima possibile, anche dopo il passaggio parlamentare». «I giornali», dice Renzi nella sua e-news, «dicono che il premier ha già in tasca i numeri. Alla Camera sì, li aveva anche prima. Al Senato non sappiamo ancora se ci saranno 161 voti a favore. Vedremo se, come dicono, arriva a quota 161». L'apertura, l'ennesima, di Zingaretti, dunque, potrebbe portare a un voto di astensione sulla fiducia da parte di Italia viva. In questo modo, i renziani terranno il governo al riparo da problemi, e non ci sarà lo spettro di elezioni anticipate: il gruppo potrebbe quindi restare compatto. Al tempo stesso, però, si andrà a verificare se al Senato, senza i voti favorevoli di Iv, la maggioranza raggiungerà comunque quota 161, oppure si fermerà qualche gradino al di sotto: se così sarà, il governo sarà al sicuro ma occorrerà comunque riconsiderare il «mai più con Renzi» scandito nei giorni scorsi da Pd, M5s e Conte. Si gioca tutta qui, la partita politica: se i responsabili riusciranno a garantire quota 161, o se Iv voterà contro, allora Renzi potrà lanciarsi in quella che in molti considerano la sua nuova ambizione: prendere il posto di Silvio Berlusconi e proporsi come catalizzatore dei voti dei moderati europeisti di centrodestra. Ma le grane per Conte non sono finite: «I nuovi gruppi che si stanno formando», spiega alla Verità un responsabile in pectore, «vogliono contare, avere la golden share, ed entrare al governo. Se però si rimette in gioco Renzi molti di noi si ritireranno dalla partita». A essere fermamente contrari a una riappacificazione con Renzi sono, oltre a Conte e al M5s, tutti quegli esponenti del Pd convinti che il senatore di Rignano ricomincerebbe un minuto dopo a disseminare di mine il percorso di governo e legislatura. L'astensione di Iv, in ogni caso, lascerebbe comunque aperta la porta a un successivo dialogo con Italia viva. Parla chiaro, anzi chiarissimo, Clemente Mastella, uno dei leader dei responsabili, la cui consorte, Sandra Lonardo, è senatrice, eletta con Forza Italia ma già da agosto scorso confluita nel Misto e sostenitrice di Conte: «Giustamente e con saggezza politica», sottolinea Mastella, «il segretario del Pd Zingaretti chiede al presidente Conte di allargare i confini della maggioranza. Ci sta perché pare che Renzi abbia deciso di adeguarsi a un compromesso spinto dai suoi parlamentari. Una cosa, però: nessuno pensi di recuperare il dialogo con Renzi alle spalle dei responsabili. Se prima l'area di governo era composta dai quattro partiti più alcuni responsabili», aggiunge Mastella, «oggi l'area è fatta dai tre partiti più i responsabili, cui si aggiunge Italia viva. Non siamo i polli di Renzi. Attenti cari Conte e Zingaretti», avverte Mastella, «lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi. Il figliuol prodigo ritorna. Nessun vitello grasso. Alcuni di noi sono a dieta». C'è chi sostiene che i responsabili centristi in pectore, a partire dall'Udc, il cui segretario, Lorenzo Cesa, ha convocato per lunedì prossimo alle 15 l'ufficio politico, per avere la sicurezza di un ruolo importante nel governo potrebbero chiedere a Conte di dimettersi prima o dopo il voto di fiducia e ottenere il reincarico dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, con la lista dei nuovi ministri già pronta. «Io personalmente, da sola», dice al Gr1 della Rai Paola Binetti, senatrice dell'Udc, «nella maggioranza non andrei. Ma se tutto il mio gruppo, l'Udc, con un piano e un progetto politico articolato e condiviso con questa maggioranza, decidesse di sostenere questa fase della legislatura, io mi sentirei di collaborare». L'Udc ha tre senatori: oltre alla Binetti, ci sono Antonio De Poli e Antonio Saccone. «Penso che i responsabili siano più di 12», rivela a Rai Radio 1 il senatore ex M5s Gregorio De Falco. Ieri intanto al Senato si è costituita la componente Maie-Italia23, che sosterrà Conte. Lo ha annunciato il senatore Ricardo Merlo. Nel pomeriggio, ha annunciato la sua adesione l'ex M5s Maurizio Buccarella.