
Lei cita gli Stato Sociale per sfottere la manovra e loro la gelano: «Fai meno cene con la Lega». Lui parla d'indigenza dalla barca. Ma quando entrano in azione Maria Elena Boschi e Matteo Renzi, ci si chiede più che altro quale sia la causa e quale l'effetto. Per la prima volta da tempo immemorabile, in un provvedimento del governo italiano compare qualcosa di sinistra e la sinistra nominale va in confusione per il troppo rosicare. Il giorno dopo quota 100 e l'introduzione del reddito di cittadinanza, scendono in campo i gemelli dell'autogol piddino: Maria Elena Boschi parla di «una vita in vacanza» e si fa chiudere la bocca da Lodo Guenzi, degli Stato sociale; mentre Matteo Renzi pontifica di lotta alla povertà da un motoscafo extralusso, mentre sfreccia per i canali di Venezia. Due così, li avrebbe mandati in Siberia perfino il mite compagno Lev Trosky, per manifesta inutilità alla causa. Ma quando entrano in azione la Boschi e Renzi, ci si chiede più che altro quale sia la causa e quale l'effetto. «Mi chiedo chi sia il mandante di tutte le c. che faccio», diceva una vignetta di Altan. Ma nel caso della coppia dell'autogol, potrebbe anche non esserci un terzo soggetto, un suggeritore. Potrebbe essere che un'osmosi cazzara li unisca, oppure che si gasino a vicenda, oppure che uno parte e l'altro segue. Così, per amore. Può darsi che il loro obiettivo professionale, tra 30 anni, sia quello di essere la Sandra Mondaini e il Raimondo Vianello della politica. Intanto ieri l'ex premier ha colpito pochi minuti dopo le 10 del mattino, ma Meb, come la chiamano nel Giglio magico, lo aveva già bruciato 12 ore prima su Twitter. La donna che da ministra provò inutilmente a dotarci di una Costituzione col tacco 12, ha fatto vedere tutto il proprio bagaglio culturale con questo tweet: «Dice Di Maio che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale», ha scritto giocando sull'omonimia tra la band e il corrispettivo italiano del welfare state, «La colonna sonora infatti diventa Una vita in vacanza». Donna Maria Elena, 37 anni all'anagrafe, ma profondamente vecchia dentro come quasi tutti i personaggi che hanno assaggiato il potere, ha pensato bene di aggrapparsi a una band di ventenni bolognesi che è stata la scoperta dell'ultimo Sanremo. E oltre a fare la figura della nonna con le Superga, ha preso un granchio gigantesco perché Lodo Guenzi e compagni sono compagni veri, con all'attivo quattro album in cui la critica impietosa della sinistra attuale è il vero filo conduttore. Per esempio, mentre Maria Elena e Matteo salpavano dalla Leopolda verso Palazzo Chigi, gli Stato Sociale saltavano e cantavano a squarciagola cose come: «Mi sono rotto il c. di questa città degli aperitivi a 10 euro, del clima di terrore a gratis, dei giovani di sinistra, arrivisti, bugiardi, senza lode, gente che in una gara di idiozia riuscirebbe ad arrivare secondo» (Mi sono rotto il c., in Turisti della democrazia, 2014). Da studenti cresciuti a Bologna nel mito dei Wu Ming e di Giap, ci si poteva aspettare che non rispondessero a Lady Etruria che cerca di mettere il cappellino su di loro? Certo che no e infatti ecco che a stretto giro di posta arriva la risposta sprezzante dell'ex giurato di X-Factor: «Noi preferiamo la piena automazione o un reddito di cittadinanza vero, non l'ennesimo sussidio di disoccupazione. Venite a cena con noi invece che con i leghisti per parlare di cose realmente di sinistra». Insomma, non solo l'hanno mollata lì come fosse una povera scema, ma le hanno anche rinfacciato la famosa cena da 6.000 a cranio con l'establishment, simbolo più recente di un Pd che scappa da una Pernigotti in crisi, ha perso la strada per Mirafiori, ma non si perde un banchiere che è uno. Forse, la prossima volta, meglio se Meb cita Fiorella Mannoia, magari avvertendola. Se la Boschi si è fatta del male per prima, va detto che forse il senatore Matteo Renzi ha fatto di peggio. Anche perché ha avuto più tempo per pensare, verrebbe da dire. Insomma, lui adesso ha un nuovo «format», come dicono coloro che hanno studiato la comunicazione per la Casa Bianca, ma si sono dimenticati di studiare un attimo il popolo. E ieri, il Renzi, con il popolo ci è andato pesante. Il suo 60 secondi, postato subito su tutti i social e su Youtube (provvidenzialmente) senza possibilità di commenti, ha attaccato il governo di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sostenendo, legittimamente, che reddito di cittadinanza e quota 100 «sono misure sbagliate concettualmente», e che «sono contro il lavoro e faranno pagare le pensioni ai giovani». Renzi ha anche detto che «non è così che si combatte la povertà» e ha chiuso con una triste gufata: «Torneremo in recessione». Il problema è che ha parlato di recessione e povertà, mentre scorrazzava su un motoscafone superlusso per i canali di Venezia. Roba da far sembrare una carezza la micidiale vignetta di Giorgio Forattini del dicembre 1977 su Repubblica, in cui si vedeva Enrico Berlinguer che prende il tè in vestaglia, sotto il ritratto di Karl Marx, appena infastidito dai rumori di piazza degli operai che arrivano dalla finestra. Nel caso di ieri, però, il Renzi-Briatore ha fatto tutto da solo. Vista da Palazzo Chigi, una volta c'era il problema delle intelligenze con il nemico. Adesso il problema è se il nemico ha ancora un'intelligenza. Comunque, per chiudere la bocca al povero Renzi è bastato che riemergesse dall'antichità Cesare Damiano, l'ex sindacalista della Cgil con la passione per le cravatte inglesi di maglina di Jack Emerson, emporio ultra-chic di Torino. L'ex ministro del Lavoro ieri ha salutato così il decretone Salvini-Di Maio: «A Quota 100 e reddito di cittadinanza non dobbiamo opporci: si tratta di due misure inventate dal Pd per difendere i più deboli. La prima, introdotta nel 2007 dal governo Prodi; la seconda da Renzi. La domanda che dovremmo porci è come mai le nostre bandiere sono scivolate nelle mani dei gialloverdi». La risposta, anche per l'onesto Damiano, è sempre quella di Lodo Guenzi: meno cene, compagni.
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