2019-10-28
Reddito di cittadinanza. Un milione e mezzo di mancette. Ma quanti hanno lavoro? Zero
Tra tutti quelli che incassano, solo 7 su 100 hanno firmato un patto per accettare un impiego Che però nessuno ha ancora trovato. E le imprese che devono fare assunzioni si rivolgono altrove.Il presidente dei centri per la formazione Maurizio Del Conte,: «Sono in trepida attesa, voglio proprio scoprire che cosa faranno».La rappresentante degli assessori regionali al tavolo con il governo: «Inps, enti locali e agenzia per il lavoro non possono incrociare i dati per l'assenza delle piattaforme informatiche. Il ministero deve darsi da fare».Lo speciale contiene tre articoliCircolari in stand by, passaggi burocratici da superare, moduli online fantasma, confusione sulle competenze, la figura del navigator che resta nebulosa. Dulcis in fundo, il portale per far incontrare domanda e offerta di lavoro che ancora deve partire. La macchina del reddito di cittadinanza marcia a scartamento ridotto anche se la legge è entrata in vigore il 30 marzo. La fretta nel varare un'operazione che per il M5s stava diventando questione di vita o di morte ha partorito un meccanismo farraginoso, in cui fanno da padrone i soliti ritardi burocratici, i conflitti amministrativi, il rimpallo delle competenze, la scarsa chiarezza nei ruoli. È passato metà anno dal taglio del nastro, con il ministro Luigi Di Maio esultante a reti unificate, e manca un bilancio dettagliato sui disoccupati contattati e su quelli che hanno sottoscritto il cosiddetto patto per il lavoro e quindi sarebbero pronti per la fase 2, cioè la formazione e il contatto con le aziende. Nel recente incontro tra le Regioni e il nuovo ministro, Nunzia Catalfo, sono stati divulgati numeri non ufficiali, provvisori (su 18 Regioni), ma comunque allarmanti. Su 700.000 percettori del reddito con caratteristiche spendibili sul mercato del lavoro, solo 200.000 sono stati chiamati dai centri per l'impiego. Di questi, 70.000 hanno sostenuto un primo colloquio e 50.000 (il 7%) hanno sottoscritto il patto per il lavoro: solo costoro potrebbero presto ricevere fino a 3 proposte di impiego. Con questo ritmo, per contattare tutta la platea si andrebbe avanti fino a marzo mentre bisognerebbe concludere i colloqui entro il 15 dicembre. Sono ancora in lavorazione 126.000 domande.Anche se la legge risale ad aprile, la macchina si è messa in moto solo a settembre, con l'accordo tra Anpal (Agenzia nazionale politiche attive lavoro) e Regioni, per dare modo ai navigator di essere formati, anche «on the job», con il paradosso per cui i disoccupati dovrebbero essere orientati da chi, a sua volta, sta apprendendo la professione di orientatore. L'Anpal è l'agenzia governativa che ha in gestione il reddito di cittadinanza, sia per la realizzazione delle piattaforme informatiche necessarie in concorso con Inps, Poste ed enti coinvolti, sia per i navigator che sono contrattualizzati da Anpal servizi. Alla guida dell'ente è arrivato a febbraio Domenico Parisi direttamente dal Mississippi, dove ha introdotto un rivoluzionario sistema di reclutamento di personale basato su big data e app.Con questa esperienza americana alle spalle ci saremmo aspettati miracoli, invece è proprio l'aspetto tecnologico che non va. Il meccanismo del reddito prevede due fasi: nella prima si convocano i beneficiari tramite sms e mail, si fanno i colloqui e vengono sottoscritti i patti per il lavoro: procedura in largo arretrato. Nella fase 2 si passa alla formazione e alle offerte di lavoro e si attiva l'assegno di ricollocazione, cioè l'incentivo diviso tra chi colloca il disoccupato e l'azienda che lo assume. Questo secondo step è tutto da scrivere. I ritardi sono enormi. L'Anpal deve ancora emanare l'avviso per l'accreditamento delle agenzie per il lavoro e attivare l'assegno di ricollocazione, che ora è previsto solo per i disoccupati che ricevono la Naspi: un bonus che consente a chi cerca lavoro di farsi aiutare dai servizi per l'impiego. Sempre l'Anpal deve avviare lo strumento principale di tutta l'operazione, il portale dove si incrociano domanda e offerta di lavoro.Al momento i curricula dei percettori del reddito sono stati caricati sulla piattaforma informatica Myanpal che è fruibile anche da tutti coloro che cercano lavoro e non hanno il reddito. Vi si trovano 3.186 curricula. A questi andrebbero aggiunti i 97.000 che vengono dai portali regionali, per un totale di oltre 100.000. Su Myanpal, che funziona come un qualsiasi sistema online di recruiting, hanno accesso anche le aziende che inseriscono le proprie offerte di lavoro. Al momento i posti vacanti sono 449 cui vanno aggiunti gli 8.378 dei sistemi regionali. Totale, circa 8.800 occasioni di impiego. Numeri minimi rispetto ai 700.000 percettori di reddito di cittadinanza «occupabili», ma proprio per questo da cogliere al volo. Invece è tutto bloccato.Il problema è che la piattaforma non distingue tra i disoccupati con il reddito e gli altri candidati che si sono rivolti ai centri per l'impiego. Questo è un ostacolo per le imprese, che non sanno se chi ha quel determinato curriculum è anche percettore del reddito e quindi la sua assunzione fa scattare il beneficio fiscale previsto dalla legge, cioè uno sgravio contributivo fino a 780 euro al mese. Per rendere più facile l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, l'Anpal avrebbe dovuto attivare già da tempo un portale informatico dedicato esclusivamente al reddito, ma ancora non se ne ha notizia.Ai ritardi degli strumenti tecnologici si sommano quelli decisionali delle istituzioni coinvolte. Per poter accedere al beneficio fiscale, le imprese devono prima compilare un modulo online da inviare all'Inps. Peccato che questo modulo non sia disponibile. Chi nel frattempo chiude un contratto non può usufruire del vantaggio previsto dalla legge. È evidente che l'imprenditore non è incentivato a fare l'offerta e preferisce seguire altri canali di reclutamento. Gli intoppi da rimuovere non finiscono qui. C'è la questione dell'applicazione delle condizionalità, un'espressione dal burocratese per dire che mancano le linee guida uniformi per tutte le Regioni su alcuni temi fondamentali del meccanismo. Non è chiaro come le amministrazioni devono comportarsi se il candidato a cui è stato inviato un sms o una mail per il colloquio non risponde. E che cosa fare se rifiuta il percorso di formazione o le offerte di lavoro. La legge fa scattare sanzioni fino alla revoca del reddito ma, come spiega il coordinatore degli assessori regionali, Cristina Grieco, occorre che le misure siano applicate in modo omogeneo e a partire dallo stesso momento. Senza un'indicazione nazionale le amministrazioni sarebbero costrette a muoversi in ordine sparso. Caos assicurato. È anche spuntata la solita cabina di regia, proposta da Catalfo, un espediente quando la questione si complica.Altro capitolo aperto è quello dei 3.000 navigator. Selezionati su concorso, essi ricevono per due anni un assegno di 1.700 euro al mese, con contratto di collaborazione presso l'Anpal servizi, cioè senza subordinazione ai centri per l'impiego dove sono dislocati né obbligo di timbrare il cartellino. Quale è il loro compito? Il presidente dell'Afol metropolitana che riunisce i centri per l'impiego di Milano e hinterland, Maurizio Del Conte, ancora deve capirlo. I navigator, come è emerso dai loro curricula, non vantano particolari competenze sulle politiche del lavoro e molti di loro non sanno nemmeno come funziona un centro per l'impiego, tant'è che prima di essere operativi hanno seguito un corso. Inoltre, spesso sono dislocati in Regioni che non sono quelle di residenza e di cui ignorano la realtà occupazionale. In Lombardia metà dei navigator vengono dal Sud. Che tutto il meccanismo sia un flop, è detto dai numeri. A ottobre le richieste sono state solo 20.000 in più: da quando è iniziata l'operazione il totale è di 1,5 milioni. Finora sono stati spesi 2,5 miliardi su 5,6 stanziati per il 2019. A fine anno si potrebbe arrivare a 3,5 miliardi con un risparmio di oltre 2 miliardi. Le famiglie che beneficiano del sostegno sono 943.000, pari a 2,3 milioni di persone. Va ricordato che il reddito è destinato sia ai disoccupati (825.000, che percepiscono in media 520 euro al mese) sia ai pensionati in condizioni di povertà (118.000): questi ricevono circa 215 euro. La quota più consistente di percettori (60%) è nel Mezzogiorno mentre il 40% è spalmato nel Centro Nord. I single rappresentano il 40% della platea mentre gli stranieri l'11%.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/reddito-di-cittadinanza-un-milione-e-mezzo-di-mancette-ma-quanti-hanno-lavoro-zero-2641125904.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="a-milano-i-navigator-non-si-sono-mai-visti" data-post-id="2641125904" data-published-at="1758062949" data-use-pagination="False"> «A Milano i navigator non si sono mai visti» «I navigator? Nei centri per l'impiego di Milano non si sono ancora visti. Noi comunque siamo già partiti, con le nostre strutture». E poi, ironico: «Sono in trepida attesa di capire che cosa faranno questi navigator. Non possono sovrapporsi ai nostri tecnici. Quale sarà il loro valore aggiunto è da scoprire». Parla Maurizio Del Conte, presidente di Afol metropolitana, l'Agenzia di formazione e orientamento al lavoro di Milano e hinterland. Copre 69 Comuni e ha 7 centri per l'impiego dove però i navigator continuano a essere soggetti sconosciuti, nonostante siano stati contrattualizzati a luglio dall'Anpal servizi, l'Agenzia nazionale che ha in gestione la macchina dei 3.000 «assistenti» dei disoccupati con reddito di cittadinanza. A Milano e provincia sono 13.294 i beneficiari dell'assegno fortemente voluto dai 5 stelle; di questi, il 50% fa riferimento a Milano. I centri per l'impiego di Afol finora hanno contattato 1.000 persone da avviare al percorso che dovrebbe portarli a trovare un lavoro: «Ma il meccanismo potrebbe essere più veloce se non si fosse impantanato nelle sabbie mobili della burocrazia», afferma Del Conte. Che cosa non ha funzionato? «Partiamo da una premessa. In Lombardia la delega sui servizi al lavoro e sui centri per l'impiego è affidata alle Province. È una situazione diversa dal resto d'Italia. Faccio un esempio: il centro per l'impiego di Varese è in gestione a Varese, mentre quello di Siena è in carico alla Regione Toscana. I centri per l'impiego a Milano sono gestiti da Afol insieme con altri sportelli del lavoro. L'accesso dei navigator è oggetto di una convenzione tra Anpal servizi e Regione Lombardia. Mentre le altre regioni gestiscono direttamente i navigator, in Lombardia i centri per l'impiego sono delegati alle Province e alla Città metropolitana di Milano. Ci sono 9 centri per l'impiego nella Città metropolitana, di cui 7 gestiti da Afol. Ebbene, non è ancora avvenuto il passaggio di assegnazione a Milano e provincia e successivamente ad Afol. Riassumendo: la questione dei navigator è gestita con una convenzione Stato-Regioni, poi ogni Regione ha stretto una convenzione con Anpal. Nel nostro caso, serve un ulteriore passaggio con la Città metropolitana di Milano». Dopo 7 mesi dal varo della legge, manca ancora un atto amministrativo? «Proprio così. Ma noi siamo fiduciosi e nel frattempo ci siamo organizzati perché i disoccupati già percepiscono l'assegno e noi vogliamo dare un servizio». I navigator si inseriranno in un percorso avviato. Che faranno? «Bella domanda. Noi abbiamo impostato il lavoro. Gran parte delle persone che usufruiscono del sostegno, prima di avere il contatto con le aziende, devono essere formati. Non hanno caratteristiche tali da poter essere inseriti subito nel mercato del lavoro, bisogna renderli appetibili per le aziende. Afol ha la componente di formazione al suo interno, ed è in grado di costruire profili professionali adeguati alla domanda delle imprese». Ma se già avete gli strumenti per formare i disoccupati, che bisogno avete dei navigator? «Non voglio escludere che possano avere una qualche utilità, ma finché non li vedo non lo so. Sulla legge c'è scritto che i navigator faranno assistenza tecnica fino a luglio 2021. Queste figure non sono organizzate da noi. Immagino che abbiano competenze specifiche. Sono in trepida attesa di vedere quale è il valore aggiunto. Peraltro, va ricordato, non è personale al quale possiamo dare indicazioni. Noi mettiamo a disposizione le nostre sedi e loro devono svolgere attività che non facciamo noi. Non ci possono essere doppioni». Quando i navigator avranno finito il loro compito, come vi organizzerete? «La legge prevede che il navigator sia in funzione al massimo per due anni. È una figura pensata per la fase di start up, ma bisogna affrontare la fase di incrocio tra domanda e offerta. Occorre potenziare le strutture. Per fortuna c'è anche un piano di rafforzamento del personale dei centri per l'impiego sui quali si può investire nel lungo periodo. Noi dovremmo passare da 130 operatori a 230». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/reddito-di-cittadinanza-un-milione-e-mezzo-di-mancette-ma-quanti-hanno-lavoro-zero-2641125904.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="troppe-lentezze-e-semplificazioni-e-falso-che-un-link-risolva-tutto" data-post-id="2641125904" data-published-at="1758062949" data-use-pagination="False"> «Troppe lentezze e semplificazioni È falso che un link risolva tutto» «Considerando che siamo partiti a convocare i percettori del reddito di cittadinanza il 2 settembre, siamo a buon punto. C'è stato un eccesso di semplificazione nelle dichiarazioni mentre siamo di fronte a un meccanismo complesso che va ancora completato». Cristina Grieco, battagliera assessore della Regione Toscana e coordinatore della Commissione lavoro della Conferenza delle Regioni - in sostanza colei che rappresenta al tavolo con il governo gli assessori regionali al lavoro -, invita alla cautela. A 7 mesi dal primo assegno, su 700.000 percettori solo 200.000 sono stati contattati e appena il 7% ha sottoscritto il patto per il lavoro. Di questo passo a fine anno sarete a metà del percorso. «La legge era operativa da maggio ma le convocazioni sono iniziate il 2 settembre. In Toscana sono stati sottoscritti 7.000 patti su 13.000 beneficiari». Come mai la macchina si è messa in moto a settembre? «Mancava la piattaforma informatica dove inserire i dati relativi a ogni percettore dell'assegno per condividerli con Anpal e Inps ed evitare duplicazioni, risparmiando tempo. È un modo per snellire le procedure. Anche in Germania ci sono voluti due anni per costruire un sistema di dialogo tra amministrazioni diverse». Che cosa manca per far partire la fase 2 che porta all'incontro con le aziende? «Siamo in attesa dell'attivazione di alcuni strumenti. L'Anpal deve emanare una circolare per attivare l'assegno di ricollocazione, cioè l'incentivo che sarà diviso tra chi colloca il disoccupato e l'azienda che assume. Anche per questi dati va resa operativa la piattaforma informatica». Che cosa andrebbe inserito sulla piattaforma oltre alla scheda anagrafica del disoccupato? «Non ne ho idea. Immagino, per quello che ho capito, che vada inserito il percorso di ciascun percettore dell'assegno. Cioè se deve fare un corso di formazione, se accetta o no le proposte. In sostanza il suo itinerario verso il traguardo di un'eventuale assunzione. Tutti i dati vanno condivisi tra le amministrazioni. Se un operatore applica una sanzione, bisogna che Anpal e Inps ne siano a conoscenza». Che tempi si prevedono per attivare questa parte della piattaforma informatica? «Non saprei, ma l'Anpal dovrebbe emanare la circolare a breve per attivare l'assegno di ricollocazione. È stato sbagliato dare la comunicazione che per far incontrare domanda e offerta di lavoro sarebbe bastato un link». Che cosa significa attivare l'assegno di ricollocazione? «Vuol dire mettere in moto un'assistenza intensiva finalizzata a trovare un impiego. I centri per l'impiego e le agenzie per il lavoro, private, accompagnano il soggetto verso l'occupazione. Verificano se c'è necessità di formazione, se esistono offerte di impiego per un certo profilo». Mancano altri passaggi? «L'applicazione delle condizionalità. Mi spiego. Deve esserci una uniformità di comportamento tra i centri per l'impiego. Serve un atto interpretativo del ministero del Lavoro, con particolare riferimento alle conseguenze della mancata presentazione dei beneficiari del reddito di cittadinanza alle convocazioni da parte dei centri in assenza di un giustificato motivo. C'è bisogno di uniformare le disposizioni in materia di sanzioni. Occorrono inoltre regole condivise per render applicabili le norme sull'offerta congrua di lavoro, per evitare distorsioni o effetti discriminatori». Quando si potranno vedere i primi contratti di lavoro? «Non prima di fine anno. Non ci aspettiamo che 700.000 disoccupati con l'assegno trovino un posto in un giorno e non è detto che tutta la platea sarà collocata. Ma inizia un cammino di politiche attive con cui si avvicina il soggetto al lavoro». Ma i contratti? «In Toscana qualche risultato si sta vedendo al di fuori delle procedure del reddito di cittadinanza. Dalle comunicazioni obbligatorie è emerso che circa 200 percettori dell'assegno hanno già trovato lavoro». Come dire che le imprese, se hanno bisogno di persone, non aspettano i tempi del reddito di cittadinanza.