2021-07-17
Reddito 5s, la grande truffa. Solo a Genova rubati 12 milioni
Coinvolti oltre 1.500 africani che percepivano il sussidio di Stato senza averne diritto e lo giravano all'estero. Se il meccanismo è stato applicato in tutta Italia, sono stati sottratti circa 780 milioni. Il buco nero dei Caf. Quasi 12 milioni di euro di reddito di cittadinanza percepiti in modo illecito e oltre 3 milioni trasformati in contanti grazie a commercianti compiacenti. Le indagini del comando provinciale Genova della Guardia di finanza sui furbetti del reddito di cittadinanza, che La Verità aveva raccontato in esclusiva il 19 aprile scorso, stanno facendo emergere numeri allarmanti, che potrebbero avere ricadute anche sul dibattito che infiamma il Parlamento sul mantenimento della misura dopo il 2021. A marzo si parlava di oltre 250 persone sotto inchiesta da parte della magistratura, che un mese dopo risultavano raddoppiate, con altre 500 posizioni al vaglio degli investigatori. Ma ieri con una nota le fiamme gialle hanno reso noti i reali numeri delle nuove posizioni trasmesse alla Procura, dopo aver «accertato l'illiceità di 1.532 domande di reddito di cittadinanza, presentate nel 2020 da cittadini extracomunitari abitanti a Genova, ma prive dei requisiti necessari, quali la residenza ed il soggiorno sul territorio nazionale per 10 anni (di cui gli ultimi due continuativi)». I nuovi casi emersi non sono quindi 500 come ipotizzato dagli inquirenti ad aprile, ma oltre il triplo. I dati Istat relativi al 2019 su tutta la popolazione straniera quantificano in 53.946 i residenti nel comune di Genova, di cui quindi il 2,84% avrebbe percepito illecitamente, secondo le indagini condotte dalla Gdf «in sinergia e collaborazione con l'Inps», la misura economica cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle. Una percentuale che, se proiettata su base nazionale, produce 100.712 possibili domande illecite, con costi astronomici per le casse statali. Per gli investigatori, infatti, nel solo caso di Genova le somme percepite indebitamente dall'erario ammontano a complessivi 3,45 milioni di euro che proiettate sull'intero periodo di erogazione (pari a 18 mesi) sarebbero state pari a 11,88 milioni. Trasferendo il calcolo svolto dagli investigatori sulla popolazione nazionale, le somme percepite sarebbero di 227,2 milioni di euro, con proiezione sui 18 mesi di erogazione pari a 780,6 milioni. Cifre da verificare ma non inverosimili, che rappresentano perfettamente il potenziale rischio che deriva dalle falle nel meccanismo di erogazione del reddito di cittadinanza che, come dimostra il caso di Genova, permettono un'elusione di massa dei requisiti. Intanto le indagini proseguono, e puntano anche a verificare il reale ruolo dei tre Caf (centri di assistenza fiscale) coinvolti nella gestione delle pratiche di erogazione del reddito di cittadinanza, tutti ubicati tra i carrugi del centro storico del capoluogo ligure, dove dimorano la gran parte dei soggetti segnalati alla Procura genovese dalla Guardia di finanza. Un aspetto delicato, come ci aveva evidenziato quando era esplosa l'inchiesta l'allora procuratore Francesco Cozzi, andato in pensione poche settimane fa: «Bisogna capire se questa tipologia di richiedenti era in grado di capire quello che dichiarava. Qui si presenta il problema dei Caf, che non hanno un potere o un dovere di controllo». Un vuoto legislativo che potrebbe aver permesso a qualche suggeritore di indicare ai richiedenti cosa inserire nelle domande per ottenere il risultato. In effetti i controlli, almeno in teoria, non spetterebbero né ai Caf né alla Guardia di finanza, ma ai Comuni. Il rispetto dei requisiti di residenza previsti dalla normativa, in base a un accordo approvato a luglio 2019 deve essere verificato entro 30 giorni e «le risultanze delle verifiche anagrafiche nel Comune di ultima residenza sono comunicate […] alla piattaforma digitale per il cui tramite sono rese disponibili all'Inps». La piattaforma che dovrebbe essere usata per i controlli è la «Gepi», acronimo di «Gestione patti per l'inclusione sociale», sviluppata dal ministero del Lavoro che le ha dedicato una pagina sul suo sito Web ed evidenzia proprio che la piattaforma «serve, inoltre, per lo scambio di dati tra l'Inps e i Comuni, necessari a effettuare i controlli sui requisiti e restituirne l'esito all'Inps». Gli investigatori sono al lavoro anche per cercare di recuperare, per quanto possibile, il danno erariale. Gli indagati aggiravano le norme sul reddito di cittadinanza che prevedono che i fondi erogati sulla carta vengano spesi per i beni di prima necessità, con un limite al prelievo di contante di 100 euro. In molti dei casi accertati dalle fiamme gialle questo non avveniva. Grazie alla compiacenza dei titolari di alcuni esercizi commerciali del centro storico che effettuavano transazioni fittizie con la card, restituendo una parte dell'importo in contanti in cambio di una commissione, che fonti investigative indicano intorno al 15%. Una volta monetizzato il reddito, molti dei percettori illeciti avrebbero poi trasferito il contante nei paesi di origine, principalmente dell'area nordafricana. Lo spostamento del denaro sarebbe avvenuto attraverso la rete dei money transfer ufficiali, ma dall'indagine è emerso che alcuni dei commercianti che si prestavano alle operazioni di acquisto fittizie avrebbero svolto anche attività illecita di trasferimento valuta. Un fenomeno nuovo, sul quale gli investigatori genovesi stanno svolgendo l'analisi delle movimentazioni illecite per appurare l'entità del flusso verso l'estero di denaro. Già ad aprile il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati - titolare dell'inchiesta - aveva spiegato alla Verità che i suoi uffici cercavano di arginare la fuga dei soldi percepiti indebitamente: «Finora non abbiamo disposto misure personali ma ci sono state misure reali», aveva sottolineato il pm, «ovvero, quando abbiamo gli elementi per sostenere che sono stati percepiti contributi non dovuti cerchiamo di recuperarli, con tutte le difficoltà del caso». Certamente, il fatto che in molti casi i furbetti trasferiscono subito il contante nel loro Paese di origine rende molto difficili, se non vani, i tentativi di recupero.