2025-08-07
Quel leader nazionalista spagnolo con un passato da filosofo
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Ramiro Ledesma Ramos (Getty Images)
Ramiro Ledesma Ramos, il capo nazionalsindacalista spagnolo nato 120 anni fa, era stato anche un intellettuale di prima grandezza, studiando i grandi classici del pensiero tedesco.Tra i vari capi fascisti emersi un po’ ovunque in Europa tra le due guerre, la figura dello spagnolo Ramiro Ledesma Ramos, nato 120 anni fa, non ha mai suscitato troppo interesse negli storici, almeno da questo lato dei Pirenei. Le ragioni sono evidenti: si tratta di un leader che non solo non giunse mai al potere, ma che anche nel suo stesso ambiente dovette convivere con varie altre figure più o meno carismatiche, pensiamo solo a José Antonio Primo de Rivera e Onesimo Redondo, per tacere dei capi provenienti dal mondo militare e clerical-reazionario, come lo stesso Francisco Franco. Nel complesso, le Juntas de ofensiva nacional-sindicalista fondate da Ledesma non ebbero mai un seguito di massa, né il leader zamorano (era nato ad Alfaraz de Sayago, nella provincia di Zamora, nel 1905) ebbe mai un talento oratorio o organizzativo pari a quelli di Mussolini e Hitler. Eppure si tratta di un personaggio che, per più di un motivo, merita attenzione. Uno dei rari studi accademici dedicati a Ramiro è firmato da Luciano Canali e si intitola Società di massa, giovani, rivoluzione (Clueb edizioni). Un saggio interessante e documentato ma in cui, letteralmente alla prima riga, l’autore non può esimersi dal sottolineare che Ramiro «ci era (e continua a essere) francamente “antipatico”». Un inizio che è tutto un programma e che la dice lunga sulla strada ancora da fare prima di poter affrontare certi temi sine ira et studio.Ma torniamo all’agitatore spagnolo. I biografi sono soliti distinguere tre fasi nella vita di Ledesma Ramos: una fase letteraria, durata fino al 1925, una fase filosofica, sviluppatasi tra il 1925 e il 1930, e, dopo tale anno, una fase politica, inaugurata nel 1931 dall’uscita del settimanale La Conquista del Estado e dalla fondazione, nello stesso periodo, delle Jons (le Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista, che nel 1934 si fonderanno con la Falange, anche se Ramiro lascerà il partito unificato poco tempo dopo, per divergenze ideologiche). Tra le tre fasi ci sono però, evidentemente, dei forti elementi di continuità. La sua produzione letteraria, per esempio, è pregna di contenuti filosofici e politici. I titoli dei romanzi e dei racconti di questo periodo sono eloquenti: El fracaso de Eva, La hora romántica, El joven suicida, El vacío (cuento metafísico). I protagonisti di questi scritti sono sempre giovani scettici di fronte alla realtà borghese che li circonda, in lotta contro il mondo materiale e non di rado protesi verso il suicidio. E tuttavia, l’ottica generale dei romanzi non è pessimista, ma vitalista. Ma il romanzo più significativo di Ramiro è sicuramente El sello de la muerte, che ha il sottotitolo squisitamente nietzscheano di La voluntad al servicio de las ansias de superación: Poderío y grandeza intelectual.Il testo, denso di esplicite citazioni nietzscheane, è dedicato a Miguel de Unamuno. E proprio i rapporti di Ledesma Ramos con Unamuno e Ortega y Gasset, i due giganti della cultura spagnola del Novecento, appaiono come cruciali. Di Unamuno, Ramiro apprezza il senso del tragico e la demolizione del razionalismo, la rilettura nietzscheana del Chisciotte, che egli stesso rilancerà in quel suo inno al vitalismo che è El Quijote y el nuestro tiempo. Tramite Ortega familiarizza con la scuola di Marburgo, l’esistenzialismo e Heidegger, apprezzando inoltre le suggestioni sociologiche contenute in España invertebrada e La rebelión de las mas. Il giovane intellettuale prova a coinvolgerli entrambi nei suoi progetti metapolitici, ma deve constatare che all’opera di svecchiamento della cultura portata avanti dai due scrittori non corrisponde altrettanto avanguardismo politico. A Unamuno manderà anche il suo manifesto per la «conquista dello Stato», ma il pensatore risponderà in modo molto caustico, demolendo il documento. Casali fa comunque notare che con Ortega «sono documentate una continuità di rapporti fra allievo e maestro e una confidenza che possono far ritenere come la “discesa in campo” di Ledesma […] non avvenisse contro il parere, ma consenziente – se non addirittura sollecitante – Ortega stesso».La formazione filosofica di Ramiro, tuttavia, non sarà affidata solo a contatti diretti, ma seguirà anche un percorso accademico. Il giovane attivista, infatti, si iscrisse a filosofia, matematica e chimica all’università centrale di Madrid (le due discipline scientifiche, tuttavia, le abbandonerà strada facendo). Per approfondire i testi in lingua originale, impara il francese e il tedesco. Approfondisce l’idealismo tedesco, Hegel, soprattutto Fichte, e legge Croce e Gentile in traduzioni francesi (Ce qui est vivant et ce qui est mort de la philosophie de Hegel e L’esprit acte pur), da cui trae peraltro la concezione etica dello Stato. Si sofferma anche su Freud, Einstein e Scheler. A margine del suo percorso culturale soprattutto «tedesco» va citato inoltre il suo amore per Richard Wagner. Nel 1926 comincia a collaborare a La Gaceta Literaria, diretta da Ernesto Giménez Caballero, mentre dal 1929 scrive sulla prestigiosa Revista de Occidente, fondata da Ortega y Gasset. Gli articoli di filosofia pubblicati su tali riviste saranno raccolti postumi nel 1941 in un volume di Escritos filosóficos.Particolarmente importanti appaiono tre articoli, pubblicati tra febbraio e aprile 1930 e poi raccolti in un unico scritto, in cui Ramiro affronta i temi trattati da Martin Heidegger in Was ist Metaphysik?. La prima menzione del filosofo tedesco in Spagna la si deve proprio a Ledesma. Lo spagnolo si dilunga sugli argomenti del pensatore tedesco, affrontando il fondamentale rapporto dell’uomo con il Nulla e dell’angoscia come segno esistenziale lasciato da tale rapporto. Ramiro trova in Heidegger «il ritrovarsi in mezzo all'Essere come totalità, l’avere davanti a noi la totalità dell'Essere». Qui troviamo per l’appunto l’angoscia, intesa come «l'evento fondamentale della nostra vita». Dell’angoscia esistenziale, Ledesma Ramos parla anche in un breve articolo su Kierkegaard. E scrive: «Non importa che Kierkegaard diriga la sua ricerca sull'angoscia verso il complesso problema dogmatico del peccato, poiché il fatto prezioso è che presenta l'angoscia metafisica nella sua vibrazione vitale, e quindi contribuisce al nostro doverla conoscere». Come ha fatto notare lo storico americano Stanley Payne, il concetto heideggerriano dell’Angst costituisce un tema centrale nel pensiero di Ramiro: «L'angoscia e la minaccia del nulla potevano essere superate solo dalla volontà e dalla conquista, da un'azione che diventava sempre più azione diretta».Arrestato casualmente dai repubblicani nel luglio 1936 dopo l'Alzamiento nazionalista, venne sottoposto a una lunga detenzione a Madrid. Morì fucilato nel cimitero di Aravaca il 29 ottobre 1936, insieme allo scrittore Ramiro de Maeztu.