2023-04-30
Ramelli, l’Anpi non ferma il ricordo
Ignazio La Russa e Beppe Sala alla commemorazione di Sergio Ramelli (Imagoeconomica)
Nonostante le richieste dell’Associazione partigiani, la commemorazione del militante ucciso nel 1975 si è svolta a Milano. Beppe Sala depone la corona, lite tra Ignazio La Russa e i cronisti.«La memoria di oggi vuole invitare alla pacificazione nazionale, che non vuol dire parificazione». Sono le parole con cui ieri a Milano il presidente del Senato, Ignazio La Russa, insieme al sindaco della città, Beppe Sala, ha deposto la corona in memoria di Sergio Ramelli, il diciottenne del Fronte della gioventù ucciso dai militanti di Avanguardia operaia nel capoluogo lombardo, dove viveva, il 29 aprile 1975. La commemorazione - tenutasi nei giardini di via Pinturicchio, in zona Città Studi - ha registrato la presenza anche della sottosegretaria all’Istruzione di Fratelli d’Italia, Paola Frassinetti, dell’europarlamentare Carlo Fidanza, dei senatori Riccardo De Corato e Stefano Maullu, del deputato Andrea Mascaretti, e degli assessori regionali Romano La Russa e Franco Lucente, oltre che del capogruppo di Fdi a Milano, Riccardo Truppo, e di diversi rappresentanti delle amministrazioni locali meneghine.Il richiamo alla «pacificazione nazionale» non è stato casuale né retorico, con La Russa - il quale aveva citato l’assassinio di Ramelli anche durante il suo discorso di insediamento - che si è detto «molto contento di aver lasciato al sindaco di Milano di deporre la corona». La seconda carica dello Stato ha altresì evidenziato la necessità di una memoria condivisa, così da «non trasferire ai giorni di oggi i contrasti, i conflitti, le divisioni profonde che non hanno più ragione di esistere». Anche Sala ha voluto intervenire, spendendo parole di apprezzamento per lo spirito di una memoria condivisa. «Riconciliazione significa tantissimo», ha dichiarato, «ma bisogna essere capaci di metterla in atto da tutte le parti. Non posso che appoggiare quello che dice il presidente del Senato e che si debba trovare una forma per riconciliare questo Paese». L’unico momento di nervosismo si è avuto quando La Russa, parlando con la stampa, ha intimato di «stare zitto» a un giornalista che lo stava interrompendo, finendo col dire «ti devi vergognare» a chi gli aveva chiesto dove trascorrerà il prossimo 25 aprile; una domanda provocatoria, dato che il presidente del Senato nell’anniversario della Liberazione era volato a Praga, a commemorare Jan Palach.A parte questo, il sereno svolgimento della commemorazione istituzionale di Ramelli, alla quale lo scorso anno era presente anche Giorgia Meloni, ha rappresentato un momento di condivisione in controtendenza rispetto al clima teso che aveva preceduto la giornata di ieri, che aveva in programma più di una manifestazione.Ad accendere le polemiche era stata l’Anpi, che aveva criticato le commemorazioni di Como e Milano del giovane ucciso 48 anni fa. Per quanto riguarda il capoluogo lombardo, l’Anpi ha lanciato i suoi strali in particolare contro il tradizionale corteo dei movimenti di destra, convocato per le 20 in piazzale Gorini da Movimento nazionale (ex Forza nuova) a Casapound e Lealtà azione, in memoria, oltre che di Ramelli, di Carlo Borsani ed Enrico Pedenovi.Più precisamente, l’Associazione partigiani ha lanciato un appello «alle autorità competenti, affinché» fosse fermato quello che considerava «uno scempio a pochi giorni dalla giornata della Liberazione», richiamando la «Costituzione antifascista». «La democrazia deve essere difesa e garantita», aveva aggiunto l’Anpi, evidentemente animata da una lettura a senso unico delle dinamiche democratiche. La stessa Associazione, nel pomeriggio di ieri, ha convocato un presidio in piazzale Dateo per ricordare Gaetano Amoroso, l’operaio e militante comunista di 21 anni accoltellato da attivisti di estrema destra il 27 aprile 1976 e morto tre giorni dopo per le ferite subite. Se dunque da un lato c’è una sinistra che con Beppe Sala - il quale in realtà già lo scorso anno, accanto alla Meloni, aveva commemorato Ramelli - compie dei passi in avanti verso una riconciliazione dopo l’odio degli Anni di piombo, dall’altro ce n’è un’altra, capeggiata dall’Anpi, che di memoria collettiva non vuole sentir parlare.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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