
I totalitarismi miravano a sopprimere gli «inutili». E persino tra i cristiani da sempre alberga il proposito di liberarsi dei figli scomodi, che, per le fiabe, erano stati «scambiati» in culla dal diavolo. È la sfida che da secoli l'autismo lancia alla nostra civiltà.Tutti i terrificanti totalitarismi del XX secolo hanno sterminato gli «inutili».Anche all'interno del cristianesimo la tentazione di considerare il bambino drammaticamente diverso come non umano è stata presente.I bambini affetti da patologie gravi, soprattutto a giudicare dalla descrizione dei sintomi, quelli affetti da cretinismo e ipotiroidismo congenito e quelli affetti da autismo erano considerati, nelle leggende, figli del demonio, scambiati con il figlio vero mentre la madre era distratta, oppure da lui concepiti nel ventre di lei. Nel Medioevo ed epoche successive si riteneva che un bambino affetto da autismo fosse in realtà scambiato, cioè figlio del demonio. Questo atroce incantesimo, nel mondo anglosassone è chiamato changeling, e l'ombra è in tutte le fiabe dove esseri malvagi sottraggono alla culla il vero figlio per sostituirlo con un loro emissario. Spesso ci si attaccava a questa idea per disfarsi di un figlio indesiderato, oppure a questa idea si attaccavano i cadetti privi di eredità, che accusavano il primogenito con qualche pecca di essere un bastardo scambiato. Martin Lutero sosteneva che i bambini scambiati esistevano, che erano figli del demonio, privi di anima, e che era corretto ucciderli. Non è un caso che l'eugenetica omicida sia nata in Germania. Come comincia il nazismo? Con una «ragionevole strage». Una ragionevole strage è il titolo di un bel libro di Mireille Horsinga-Renno edito dalla Lindau, con lo sterminio dei bambini drammaticamente diversi.La dottoressa Julie Leask del National centre for immunisation research, in un articolo riportato sulla rivista medica Archives of disease in childhood, esaminando la descrizione di numerose fiabe del Nord Europa, identifica il bambino scambiato con il bambino affetto da autismo: si tratta di bimbi apatici, impenetrabili, incapaci di sorriso e gesti di affetto, che spesso non parlano ma urlano.«Pensiamo che le fiabe rappresentino il modo delle comunità non scientifiche di spiegare e relazionarsi con il bambino disabile», ha affermato la dottoressa, «una specie di guida per i genitori».Ai bambini scambiati è dedicata la mia saga Hania, a loro e alle madri dei figli affetti di autismo.Nella storia, un Oscuro Signore decide di dannare l'umanità e concepisce un figlio nel ventre di una donna: l'umanità o permetterà al bambino di crescere e ne subirà i malefici, o lo assassinerà e nell'uccidere un bambino perderà la sua anima. Il libro è un libro fantasy, non sul vero autismo, che risponde alla domanda: se il demonio avesse veramente dei figli come sarebbero? Esattamente come Harry Potter risponde alla domanda: se streghe e maghi esistessero davvero, come sarebbero? La bambina Hania ha però dei tratti di autismo: la madre deve confrontarsi a una creatura che non sorride mai, non parla, di cui lei ha paura, che le attira addosso la disapprovazione di tutti.La bambina non parla, non sorride mai e non la guarda in faccia, e per lei è un'angoscia, oltre che un motivo di riprovazione: tutti ritengono una colpa la sua maniera di trattare la bambina, che è invece l'unica maniera possibile. E anche questo è successo davvero. Addirittura le madri furono accusate di essere madri fredde, madri frigorifero le chiamavano, e colpevolizzate. Ci sono numerosi film, Rosamery's baby e tutti i suoi cloni, dove il demonio concepisce un figlio che è al 100% demoniaco. E perché mai? Per metà quel bambino è umano, quindi ha il libero arbitrio. È quello che intuisce la madre della bimba figlia dell'Oscuro Signore cui riesce a formare un'etica raccontandole storie di cavalleria.E alla fine la bambina sceglie.Chiunque può fare la scelta giusta, qualsiasi cosa ci sia nella sua storia, nei suoi cromosomi. Noi siamo le nostre scelte.La bellezza, quando è facoltativa, è un dono. La bellezza dell'obbligo è un incubo. La bellezza sta diventando un concetto intrinseco al masochismo, quindi alla sofferenza. La liposuzione fa male. Il lifting fa un male porco e maledetto e continua a fare male per settimane tutte le volte che cerchi di sorridere. Il botulino è una tossina che può causare nevriti.È in effetti una tassa feudale dove il cittadino paga un balzello su un suo diritto (fare una domanda di lavoro, riscuotere un affitto) o addirittura sui suoi doveri (pagare una parcella, emettere una fattura).Non picchiate i vostri figli: non gli forgerà il carattere, gli distruggerà solo l'anima.Starli a guardare con aria idiota mentre sputano addosso alla vicina di casa, sfottono o picchiano il ragazzino più fragile, urlano «cicciona» dal finestrino alla signora grassa li distruggerà altrettanto.I bambini nascono di tre chili e mezzo di peso e 50 centimetri di statura proprio perché ci sia un adulto, meglio due di sesso diverso, per prenderli in braccio, coccolarli nutrirli, scaldarsi, assumersi la responsabilità delle scelte che li riguardano fino a quando non saranno in grado di assumersi la responsabilità di sé stessi, e dirgli di no quando fano fesserie.L'incapacità di molti genitori di dire «no» ai propri figli disattiva in questi ultimi la capacità di tollerare le frustrazioni. E noi cresciamo solo sulle frustrazioni.Abbiate fede nella forza dei vostri figli.Dagli 11 anni in poi ci fu la grande avventura degli Oscar Mondadori. Ne usciva uno la settimana. Costavano 350 lire. La mia paghetta era 150 lire, quella di mia sorella 200: unendo le forze ce la facevamo. Li abbiamo religiosamente letti nell'ordine di uscita. La carta era pessima, la rilegatura si spampanava a guardarla, ma i titoli erano splendidi. Grazie agli Oscar Mondadori ho scoperto Dino Buzzati, una vita di dovere trascorsa a guardare un orizzonte immobile, da cui però prima o poi sarebbero arrivati i Tartari. Piena di gloria è la morte del protagonista, oscuro, dimenticato, padrone della sua anima. Quello che ancora di più mi piaceva era il Buzzati fantastico, quello dei racconti. Un intero Paese si fa rimettere in riga dallo sguardo severo del cane di un eremita, un cane che forse aveva visto Dio. In realtà in cane dell'eremita era morto da anni, sono stati cani qualsiasi, scambiati per il cane dell'eremita, a essere lo strumento di coscienze che da sempre volevano risvegliarsi.
(Ansa)
«Non si mette in discussione, non viene mai ascoltata. Questa supponenza ha portato la sinistra ai margini della vita politica, la totale assenza di umiltà, di mettersi in discussione, che non li fa ascoltare mai e li fa solo parlare tra loro in una stanza». Lo ha detto il premier Giorgia Meloni al comizio del centrodestra a Bari a sostegno del candidato alla presidenza della Puglia Luigi Lobuono, in vista delle Regionali.
Robert W.Malone (Getty Images)
L’inventore della tecnologia mRna: «I Cdc Usa hanno soppresso i dati sugli eventi avversi. La buona notizia è che si possono curare: anch’io ho avuto problemi cardiaci dopo Moderna. L’utilitarismo e lo scientismo hanno prodotto un approccio stalinista alla salute».
Robert Malone è il papà dei vaccini a mRna. È lui che, neolaureato, conduce nel 1987 uno storico esperimento al Salk Institute in California e poi, l’11 gennaio 1988, appunta sul suo taccino: «Se le cellule potessero creare proteine dall’mRna, potrebbe essere possibile trattare l’Rna come farmaco». «Scusatemi, ero giovane, avevo soltanto 28 anni», ha ironizzato qualche settimana fa a Bruxelles. Ieri il fisico e biochimico, nominato dal ministro della salute Usa, Robert F. Kennedy, presidente della commissione vaccini americana (Acip), ha lasciato Roma, dove si è fermato tre giorni per partecipare a un convegno al Senato sull’esperienza statunitense della pandemia e alla conferenza sulla sanità del XXI secolo, organizzata dai medici Giuseppe Barbaro, Mariano Bizzarri, Alberto Donzelli e Sandro Sanvenero, insieme con l’avvocato Gianfrancesco Vecchio.
2025-11-11
Nella biblioteca dei conservatori, dove la destra si racconta attraverso i suoi libri
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Nel saggio di Massimiliano Mingoia un viaggio tra i testi che hanno plasmato il pensiero conservatore, da Burke a Prezzolini, da Chateaubriand a Scruton. Un percorso che svela radici, contraddizioni e miti di una cultura politica spesso semplificata dalla cronaca.
C’è un'immagine molto particolare che apre il nuovo libro di Massimiliano Mingoia, La biblioteca dei conservatori. Libri fondamentali per capire la destra (Idrovolante Edizioni, 2025): «Immaginatevi di entrare nella casa di un conservatore e di sfogliare i volumi della sua biblioteca». È una metafora efficace e programmatica, perché il saggio di Mingoia è proprio questo: un viaggio attraverso le stanze del pensiero di destra, le sue genealogie, le sue contraddizioni, e la sua lunga, irrisolta tensione con la modernità.
Giornalista e studioso di cultura politica, Mingoia costruisce un itinerario che ha la forma di una libreria: al centro, sugli scaffali più consultati, i “padri nobili” del conservatorismo liberale — da Edmund Burke a Chateaubriand, da Tocqueville a Prezzolini — e accanto a loro gli autori del Novecento come Russell Kirk, Hayek e Roger Scruton. In alto, quasi a sfiorare il soffitto, le figure più controverse del pensiero reazionario e tradizionalista: de Maistre, Guénon, Jünger, Evola, de Benoist. In basso, ai margini ma non troppo lontani, i liberali “irregolari” come Sartori, Montanelli, Ricossa e Romano.
È una classificazione che racconta, meglio di molti manuali, la pluralità delle destre e la loro difficile convivenza: tra l’ordine e la libertà, tra l’autorità e il mercato, tra la fede e la ragione.
L’autore evita il tono accademico e adotta quello del cronista curioso. Ogni capitolo parte da un libro, spesso introvabile, per ricostruire il contesto e le idee che lo hanno generato. Così Le tre destre di René Rémond diventa il punto di partenza per capire la distinzione tra destra tradizionalista, liberal-conservatrice e nazional-populista; Intervista sulla destra di Galli della Loggia e Prezzolini offre l’occasione per riflettere sull’anomalia italiana, dove la destra è nata liberale e non reazionaria; Destra e sinistra di Bobbio e la replica di Veneziani mettono a confronto due visioni opposte, ma entrambe fondamentali per capire l’Italia degli ultimi trent’anni.
Uno degli episodi più vivaci del volume riguarda Dante Alighieri, collocato da Mingoia in posizione d’onore nella “libreria del conservatore”. Non tanto perché il Sommo Poeta fosse un pensatore di destra — anacronismo che l’autore smonta con finezza — ma perché con la Divina Commedia ha dato all’Italia una lingua e un’identità, un “mito delle origini” che ancora oggi accomuna patrioti e progressisti. Mingoia ricorda come, nel Novecento, Dante sia stato arruolato prima dal fascismo e poi, più di recente, citato da Giorgia Meloni nel suo Io sono Giorgia, a dimostrazione di quanto la tradizione culturale italiana resti terreno di contesa simbolica.
C’è anche spazio per il romanzo: Il Gattopardo e Il Signore degli Anelli appaiono nella sezione “narrativa”, a ricordare che il conservatorismo non vive solo di filosofia ma anche di mito, genealogie familiari e nostalgia per un ordine perduto. Giovanni Raboni, da posizioni progressiste, scrisse che “i grandi scrittori sono tutti di destra”: Mingoia cita la provocazione con ironia, ma riconosce che in certe opere — da Tomasi di Lampedusa a Tolkien — sopravvive l’idea di continuità, di radice, di limite, che è il cuore stesso della sensibilità conservatrice.
Nel capitolo conclusivo, l’autore si interroga sul presente. Esiste oggi una “destra conservatrice” in Italia? O la cultura politica di Fratelli d’Italia è più vicina al populismo identitario che al liberal-conservatorismo di Burke e Prezzolini? L’analisi, sorretta da studi di Marco Tarchi e da esempi tratti dalla storia recente, evita semplificazioni ma suggerisce una risposta: la destra italiana, nel suo insieme, ha ancora una debole consapevolezza della propria tradizione intellettuale.
La biblioteca dei conservatori è dunque molto più di un repertorio di citazioni o di un manuale: è un saggio divulgativo colto, ordinato, a tratti persino affettuoso verso le idee che esplora. Mingoia scrive da osservatore, non da militante: mette in luce le ambiguità del conservatorismo ma ne riconosce anche la profondità e la coerenza.
In un tempo in cui la politica vive di slogan e di tweet, l’autore invita il lettore a tornare ai libri, letteralmente. A entrare in una biblioteca e, come suggerisce il titolo, a scoprire cosa significhi davvero “conservare”: non il rifiuto del nuovo, ma la custodia della memoria.
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Il liceo classico Berchet di Milano. Nel riquadro, il prof Antonino Orlando Lodi (Ansa)
Il prof. Orlando Lodi: «Dopo il presidio al liceo Berchet ho spedito una email agli studenti per spiegare loro la gravità di quel gesto. La preside mi ha sottoposto a un provvedimento disciplinare per aver inviato scritti “non inerenti all’attività didattica”».
Il 9 e il 10 ottobre scorsi, un gruppo di studenti pro Pal ha occupato il liceo classico Giovanni Berchet di Milano. Antonino Orlando Lodi, professore di filosofia dell’istituto, ha voluto avviare un dibattito su quanto accaduto. Per farlo, si è avvalso dell’indirizzo di posta istituzionale della scuola per muovere rilievi critici sull’occupazione. Il preside, Clara Atorino, tuttavia, non ha gradito il gesto e il 31 ottobre ha aperto una procedura disciplinare nei confronti del docente, per aver spedito, senza la sua autorizzazione, «comunicazioni non riconducibili a finalità didattiche». Lodi, però, si difende e dice che il suo scritto tratta «il tema della violenza, della congruità dei mezzi ai fini, delle procedure della democrazia, del valore del pluralismo delle informazioni, oggetto di riflessione nel dialogo educativo. Lo abbiamo intervistato, per sentire che cosa avesse da raccontare.






