
Depurative, dimagranti, antistress. Le tisane sono protagoniste del nostro star bene. Ecco come si selezionano gli ingredienti adeguati per prepararne una perfetta per la stagione autunnale.L'aria fresca di ottobre si insinua sempre di più in queste giornate autunnali e le temperature scendono: una fumante tazza di tisana che profonde i suoi odorosi vapori nelle nostre narici fa davvero piacere. Ma quanto conosciamo il complesso mondo di queste bevande d'acqua calda e erbe? Il sostantivo «tisana» deriva dal latino tisăna, che è una variante di ptisăna, derivante dal greco ptisane, ovvero «orzo mondato» e «decotto di orzo». Questo termine a sua volta viene da dal verbo ptisso, ossia «mondare, sbucciare, macinare» (sottinteso, l'orzo). Dal decotto di orzo, poi, si è passati a utilizzare la parola tisana per indicare qualunque infusione a scopo medicamentoso. Infatti, in erboristeria si chiama tisana qualsiasi preparazione liquida realizzata tramite infusione o decozione di erbe o spezie in acqua bollente e non contenente caffeina (quindi dalla categoria delle tisane è escluso il caffè). La tisana si può preparare con una o più erbe o spezie, solitamente, però, si sconsiglia di superare la giustapposizione di 5. Le erbe o spezie, che sono a tutti gli effetti la materia prima da cui estrarre i principi attivi che la tisana poi veicolerà nel nostro organismo, si suddividono in remedium cardinale (rimedio di base), adiuvans (adiuvante che potenzia il rimedio di base), costituens (complemento, per migliorare l'aspetto della tisana) e corrigens (correttore, per migliorare le caratteristiche organolettiche della tisana). Importante anche la misura delle erbe, che devono essere sminuzzate «taglio tisana» - non troppo piccole, dunque non polverizzate, ma nemmeno troppo grandi - per garantire un'ottimale estrazione dei principi attivi. Altra regola è quella di non mescolare parti dure e parti tenere delle piante, poiché quelle dure richiedono il decotto. L'infusione serve a veicolare i principi attivi dalle piante officinali verso l'acqua e va da sé che lo spessore di una foglia o di un fiore sia inferiore rispetto a quello di una corteccia o di un seme: questi avranno bisogno di maggior tempo e del fuoco acceso, precise caratteristiche del decotto. A rigore, dunque, si chiama infuso soltanto quello delle parti tenere della pianta come fiori, frutti, foglie e in generale qualsiasi parte erbacea. Come si fa? Si versa l'acqua sulle erbe, nella misura di un cucchiaino abbondante a persona, e si lascia in infusione. Fino a 5 minuti per le tisane aromatiche, fino a 20 minuti per le tisane terapeutiche. Trascorso il tempo dell'infusione, si passa alla filtrazione, che solitamente si effettua con un colino, se le erbe della tisana sono state poste nell'acqua sciolte, oppure strizzando il filtro con un cucchiaino se abbiamo utilizzato le tisane già pronte in filtro di carta o seta (infine, se si è caricato un proprio filtro riutilizzabile di acciaio o silicone con un cucchiaino di erbe per tisana in barattolo, semplicemente si estrae il filtro dall'acqua). Generalmente, l'acqua per l'infusione deve essere portata a bollore in recipienti di acciaio inossidabile o pyrex. Meglio evitare il metallo nudo e, se si scalda in microonde, meglio porre l'acqua direttamente nella tazza di ceramica. L'ideale sarebbe utilizzare acqua non clorata, ma se si usa quella del rubinetto e si vuole diminuire il cloro basta lasciare l'acqua un paio d'ore in un recipiente all'aria perché il cloro si disperda parzialmente. L'acqua deve giungere a bollore, quando non c'è un'indicazione diversa sulla confezione della tisana. Alcune erbe, infatti, richiedono un'acqua a 60 o 80 gradi centigradi. Prima si pone la bustina in tazza o in tisaniera, poi si versa l'acqua, facendo attenzione che le erbe siano completamente impregnate. Si copre col coperchio, perché non si sperdano gli oli volatili delle piante messe in infusione, e si lascia trascorrere qualche minuto - per una tisana aromatica, come abbiamo già detto, l'ideale è 5 minuti. L'altro metodo estrattivo a caldo per tisana è il decotto. Si utilizza per l'estrazione dei principi attivi da parti della pianta oppure da alimenti che sono duri, come radici, semi, corteccia. La tisana tramite decozione si fa così: si pongono le parti della pianta e l'acqua nel contenitore di acciaio inossidabile o pyrex e si porta a ebollizione a fuoco lento. Il tempo di decozione si calcola dalla bollitura, solitamente va dai due ai quindici minuti. Poi si lascia intiepidire e poi si filtra, proprio come per l'infuso. Il termine decozione (il sostantivo decuocere deriva dal latino decoquere, ossia «da cuocere perché si riduca») non riguarda solo le tisane, ma anche… la birra. Esistono infatti due tipi di ammostamento della birra, quello per infusione e quello per decotto, tipico delle birre tedesche. Tornando alle nostre tisane, ci sono anche quelle estratte per macerazione in acqua fredda, i cosiddetti macerati. Ma si tratta di preparazioni, appunto, fredde, dunque poco autunnali. Un aspetto molto importante della tisana riguarda la sua valenza medicale. La tisanoterapia è considerata un vero e proprio metodo curativo e preventivo dalla fitoterapia e dall'erboristeria. Ma non deve mai essere applicato come automedicazione, perché prescriversi da solo cicli di cure a base di tisane può essere decisamente pericoloso.Dunque bisogna stare attenti anche quando si seguono le mode. Le tisane, da tempo, conoscono un rinnovato successo. Tante Vip pubblicizzano sui social tisane, soprattutto dimagranti, e ci sono non poche diete che prevedono l'uso di tisane. Proprio per questo bisogna prestare molta attenzione ed evitare ogni cura fai da te. Meglio considerare le tisane come una sorta di calda carezza al nostro stomaco. Anche se è vero che i principi attivi delle piante non sono una leggenda ma una realtà e «possono avere valore terapeutico se utilizzati a piccole dosi, ma possono anche risultare molto pericolosi se assunti in quantità eccessive o non idonee all'organismo o, ancora, se il soggetto per qualche sua caratteristica non è compatibile con determinate sostanze», come spiega il bel libretto Infusi e tisane. I preparati a base di erbe e frutta che aiutano a stare bene (Demetra editore). Leggiamo ancora: «L'impiego delle erbe può essere una buona terapia nei piccoli disturbi che non rappresentano uno stato di malattia per l'individuo. Per disturbi gravi o vere malattie, fate sempre riferimento a un medico prima di assumere qualsiasi prodotto, anche se naturale». Ricordiamo qualche altra piccola regola della tisana perfetta. Mai conservarle, meglio infondere e consumare subito. Meglio bere la tisana senza zucchero per apprezzarne il sapore in purezza e anche per tutelare la linea (un cucchiaino di zucchero sono circa 20 calorie) ma, se proprio non riuscite, preferite un miele dal sapore delicato che non si mescolerà con quello delle erbe. La tisana andrebbe apprezzata preferibilmente a digiuno, esattamente come un tè, a meno che non abbia una funzione specifica. In questo caso, vanno bevute subito prima dei pasti le tisane ricostituenti, antiacido e rimineralizzanti, dopo i pasti le tisane digestive, sedative, antiacido, antifermentative e coadiuvanti dell'espulsione dei gas intestinali. Prima di dormire le tisane sedative, lassative e per migliorare la circolazione, il mattino a digiuno le tisane depurative, diuretiche, cicatrizzanti di stomaco e intestino. La tisana più diffusa è sicuramente quella serale, cioè la camomilla (matricaria chamomilla). È utile per rilassarsi prima del sonno, aiutando a contrastare insonnia, nervosismo e ipertensione. Per digerire, avendo valenza contro i dolori di stomaco e mestruali. E, infine, può essere utile anche in caso di raffreddore e influenza. La tisana con rosa selvatica (rosa canina), di cui si utilizzano le foglie e soprattutto i boccioli di fiori, contiene olio essenziale, tannino, acido gallico, vitamine C e P ed è utile per il mal di gola, come antidiarroico e come vitaminizzante. La profumatissima tisana alla lavanda (lavandula officinalis), per la quale si usano le spighe fiorali, aiuta in caso di cistite, ma anche emotività eccessiva, emicrania e affezioni delle vie respiratorie. Menta piperita (mentha piperita)? Utile contro il nervosismo, la diarrea e le mestruazioni irregolari e per disinfettare bocca e gola. Melissa (melissa officinalis)? Aiuta in caso di vertigini, nervosismo, scarso appetito, stanchezza eccessiva, digestione difficile. Uva sultanina (sì, tra le «erbe» è compresa anche la frutta)? È antisettica delle vie urinarie - prima della diffusione massiva dei farmaci la tisana di uvetta era il rimedio casalingo per eccellenza per curare l'infiammazione delle vie urinarie. Le erbe e le spezie che si possono utilizzare nelle tisane sono davvero tante. Anche il mercato ci dice che gli italiani sono via via più incuriositi dalla tisana e dall'universo di novità che essa porta con sé. «I consumatori hanno premiato maggiormente le proposte sviluppate nel segmento degli infusi di frutta ed erbe che sono cresciuti a doppia cifra», ha spiegato qualche mese fa Fabio Pesce, general manager di Twinings Italia, commentando un aumento nel consumo di infusi e tisane rispetto all'anno precedente (secondo dati Nielsen l'aumento è dell'11%). Se finora non avete provato entusiasmo per le tisane ma volete provare, iniziate a prendere confidenza con questo mondo utilizzando i mix già pronti (ne troviamo tanti anche negli iper e supermercati). In questi ultimi, le proprietà della tisana sono indicate e il dosaggio e il mix non possono essere sbagliati. Ricordatevi, però, di farvi guidare innanzitutto dal vostro gusto. E poi di godervi la vostra bella e fumosa tisana per i primi due effetti che ha sulla salute e sul benessere: idratante (dall'autunno in poi tendiamo a bere meno, dunque una tisana calda ci aiuta a bere di più) e riscaldante. E anche sull'umore, essendo una perfetta bevanda di conforto, una «coccola» liquida e calda.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.