2020-12-30
Quei vuoti di memoria di Patuanelli sull’uomo nero di Atlantia e Alitalia
Stefano Patuanelli (Ansa)
Il ministro dello Sviluppo economico fa bla bla in un'intervista alla Repubblica ma non parla dei suoi contatti con Giovanni Castellucci. Silenzio anche sul no all'offerta Cdp e sulla Vestager che ipotizza aiuti di Stato.Curiose rimozioni quelle del ministro grillino Stefano Patuanelli nella sua intervista di ieri a La Repubblica: nelle risposte (e a onor del vero anche nelle domande) c'era molta politics, molto gioco politico, dalla strenua difesa di Giuseppe Conte alla minaccia di elezioni anticipate brandita contro i renziani, passando per l'indicazione - per il futuro dei 5 stelle - di un'alleanza strutturale e permanente con Pd e Leu. Stranamente, mancavano però alcuni dossier che, direttamente o indirettamente, sono sul tavolo del ministro dello Sviluppo, o anche sul suo tavolo, oltre che sulle scrivanie dei suoi colleghi dell'Economia (Roberto Gualtieri) e dei Trasporti (Paola De Micheli). Tanto per cominciare, nemmeno un cenno alla storia politicamente piuttosto imbarazzante degli incontri tra lo stesso Patuanelli e l'ex ad di Atlantia Giovanni Castellucci. Il cortocircuito appare evidente: mesi di parole durissime dei grillini contro i Benetton, e poi questo genere di incontri riservati. Non solo. Ancora il 23 dicembre, il titolo d'apertura della Verità e il relativo articolo di Camilla Conti, basato sull'analisi delle inchieste in corso, riferivano delle intercettazioni telefoniche in cui Castellucci, conversando con rilevanti interlocutori stranieri a proposito del futuro di Alitalia e delle possibili trattative, diceva testualmente: «Colui che se ne occupa è Patuanelli», aggiungendo «certo, soprattutto con me, ecco…», dando quasi l'idea che le controparti francesi dovessero incontrare prima lui e poi il ministro. Su tutto questo, gran silenzio da parte del titolare dello Sviluppo. Peraltro, ieri nuove nubi si sono addensate sull'Alitalia e sul governo, nel momento in cui la vicepresidente della Commissione Ue Margrethe Vestagerha fatto sapere che «le nostre indagini sulle misure adottate in passato a supporto di Alitalia sono in corso e siamo in contatto con l'Italia sui loro piani e il loro rispetto delle regole europee». Insomma, nero su bianco il fatto che ci sia un intensificarsi dell'indagine sugli aiuti di stato. Non solo. Spostandoci sul versante Autostrade, nelle ultime trentasei ore Atlantia ha fatto sapere che l'offerta ricevuta dalla cordata Cdp è «inferiore alle attese». Atlantia è disponibile «a valutare un'eventuale offerta vincolante» dalla cordata, ma questa deve essere «rispondente all'interesse sociale». Naturalmente proseguirà la due diligence, e con essa la trattativa, ma è evidente il braccio di ferro sul valore dell'operazione, e nessuno scommette su uno scontato esito positivo del negoziato. Intanto, in questo momento, l'ipotesi più accreditata da osservatori e analisti è la quotazione di Aspi, visto che l'assemblea prevista il 15 gennaio darà semaforo verde alla separazione tra Atlantia e Aspi. Peraltro, pare difficile che l'offerta della cordata Cdp possa impennarsi. Pressata politicamente dal governo, Cdp ha formulato un'offerta, ma sembra difficile immaginare un improvviso colpo di scena. Semmai, tutto procede al rallentatore, come se diversi attori fossero in attesa di un cambio complessivo di scenario (e magari anche di governo). In ogni caso, la notizia che l'offerta Cdp sarebbe stata reputata al di sotto delle attese era stata largamente anticipata, anche dai media. Cionondimeno, visto il protagonismo politico del governo e i proclami dei ministri grillini, è impossibile dimenticare la grancassa con cui per lunghi mesi si ipotizzò - in sede governativa - una soluzione definitiva della partita prima dell'inaugurazione del nuovo Ponte Morandi o attraverso le maniere forti (revoca) o attraverso un buon esito della trattativa con Atlantia. Per la cronaca, l'inaugurazione del nuovo Ponte Genova San Giorgio è avvenuta il 3 agosto. Cinque mesi dopo, la situazione è ancora bloccata. Diversi analisti, l'estate scorsa, ammonivano sul fatto che sarebbero serviti molti mesi e una significativa battaglia legale ed economica. Eppure, specie da parte grillina, si dava per imminente la chiusura dell'intera vicenda. Indubbiamente, i primi a doversi esprimere su questa ferita tuttora aperta dovrebbero essere, oltre al premier Conte, i ministri Gualtieri e De Micheli, ma pure Patuanelli, a maggior ragione per i motivi illustrati all'inizio, dovrebbe sentire l'esigenza politica di far sapere qualcosa, oltre a intrattenere giornalisti e lettori di giornali sulla chiacchiera politica del giorno o sulla polemica del momento nella maggioranza.