2018-07-30
Quanto ci costa curare i clandestini (che non dovrebbero essere qui)
Prevenzione e soccorso: chi paga le prestazioni sanitarie «regalate» a migliaia di immigrati irregolari? Solo in Lombardia mancano 64,5 milioni di rimborsi da Roma. E molte Regioni nemmeno tracciano le spese.La Lombardia sta ancora aspettando di incassare 64 milioni di euro, la piccola Umbria ha un credito da oltre 1 milione, mentre l'Emilia Romagna ne avanza ancora 8. E quelli che ha incassato, non sa come li ha spesi. Una cosa, comunque, è certa: curare i clandestini costa caro. E anche se non si sa quanti siano e dove vivano, per loro il sistema sanitario funziona alla grande: cure gratis e prevenzione. Come per un qualsiasi cittadino che paga le tasse. Anzi, anche meglio. Perché qui di ticket non c'è nemmeno l'ombra. È vero, direte voi, l'assistenza sanitaria va garantita a chiunque. Lo impone il senso etico e lo prescrive anche la legge. Peccato, però, che quando è l'ora di metter mano al portafogli ci sia un fuggi fuggi generale che, tra rendicontazioni territoriali, coperture parziali e scaricabarili di competenze, finisce per lasciare enormi buchi. Tutti a carico delle aziende sanitarie locali e dei singoli ospedali che, sì, soffrono di ristrettezze economiche, tagli al personale e ai posti letto, ma sono in prima linea, e quando al pronto soccorso si presenta qualcuno, va per forza di cose curato, senza badare ai costi. Il sistema funziona così: per i clandestini - e qui parliamo proprio di clandestini, non di richiedenti asilo appena sbarcati - i filoni di spesa sanitaria in Italia sono due. Il primo riguarda le prestazioni cosiddette «essenziali e urgenti»: gli ospedali forniscono assistenza medica, rendicontano i costi alle Ausl locali, che le girano alle Regioni, che le girano allo Stato, il quale dovrebbe poi saldare con un capitolo di spesa a parte. Poi c'è la quota per la prevenzione, che fa esattamente il giro inverso ed è un'altra voce di spesa: ogni anno Roma gira qualche milione di euro, preso dal fondo sanitario nazionale, alle Regioni, le quali dovrebbero a loro volta versarli alle Ausl che dovrebbero poi erogare servizi di profilassi per gli irregolari. Dall'assistenza alle donne in stato di gravidanza, alle vaccinazioni e anche altro. E se già per la prima voce di spesa il meccanismo risulta un po' fumoso, tanto che tutte le Regioni italiane vantano crediti importanti verso Roma, il campo della prevenzione è avvolto in una coltre di nebbia: nessuno sembra sapere di preciso come i soldi vengono spesi.Partiamo dalla Lombardia. Lo scorso maggio la Regione ha fatto il calcolo del credito accumulato negli anni dalle singole realtà ospedaliere per le cure urgenti erogate agli irregolari. La richiesta è arrivata dal ministero della Salute a cui, con un decreto dell'aprile 2017, sono passate le competenze in materia, che prima spettavano all'Interno. Con amara sorpresa, la Lombardia ha scoperto di dover coprire un buco da oltre 64 milioni di euro per cure erogate negli anni, fino al 2017, dalle strutture sul territorio e mai completamente rifuse. Ma attenzione: i 64,5 milioni di euro non sono il totale dei soldi spesi per curare i clandestini, ma soltanto quelli non rimborsati dall'ente centrale. La cifra complessiva, anche se non è facile da calcolare per la frammentarietà dei dati, si può stimare superiore ai 100 milioni. Diligentemente anche la verdissima Umbria ha fatto gli stessi conti e ha scoperto di avere un buco da 1,2 milioni di euro, mentre tra il 2014 e il 2017 avrebbe speso 4,4 milioni di euro per curare chi è completamente privo di documenti.Non saldare i rendiconti annuali presentati è stata una abitudine perpetrata per anni da parte del ministero dell'Interno (che ora non è più competente). Lo dimostra l'Emilia Romagna, che per curare i clandestini che si sono presentati al pronto soccorso ha speso in tre anni (dal 2015 al 2017) più di 20 milioni di euro, dei quali secondo i dati aggiornati alla fine del 2017 ne erano stati rifusi appena 8. Poi qualcosa deve essere arrivato, perché dalla solita ricognizione sui crediti, datata giugno 2018, anche l'Emilia Romagna ha scoperto di aver accumulato un credito da 8,7 milioni. Soldi da distribuire alle singole strutture sanitarie che, gratuitamente, hanno erogato le prestazioni agli irregolari.A proposito di coltre di nebbia sui conti e sui cospicui esborsi annuali per la cura di chi non dovrebbe essere in Italia, la regione rossa, eccellenza nella sanità italiana, sembra avere la memoria corta. La giunta emiliana infatti non sa (o per lo meno dice di non sapere) come siano stati spesi i circa 10 milioni di euro che il Fondo sanitario nazionale ha riservato al territorio regionale, per programmi di prevenzione e profilassi dedicati ai clandestini. Rispondendo a un'interrogazione del gruppo Lega Nord sull'utilizzo delle quote assegnate negli ultimi tre anni (4 milioni nel 2015, 3,3 nel 2016 e 2,7 nel 2017) l'ente ha candidamente ammesso che «i dati di costo puntuali per l'erogazione delle prestazioni di medicina preventiva a cittadini stranieri non in regola con le norme di ingresso e soggiorno, non sono disponibili». A farle compagnia tra gli smemorati c'è anche la Provincia di Trento, che sulla sanità non vede un euro da Roma, avendo acquisito la competenza primaria in quanto territorio autonomo. Eppure anche lì il tema sembra così scottante da meritare il silenzio. Lo scorso gennaio, dopo un articolo della Verità sul tema, il gruppo Lega interrogò per sapere l'ammontare esatto delle spese sostenute dalla Provincia per prestazioni sanitarie destinate agli immigrati irregolari. Ad oggi, nessuna risposta.A livello nazionale, solo per il 2017, la quota vincolata del Fondo sanitario per attività di medicina preventiva dedicata ai clandestini presenti in Italia vale 30 milioni di euro. Lombardia e Campania sono in prima fila per quantità di fondi ricevuti (5,8 milioni di euro ciascuna, pari a quasi il 40% del totale), mentre la Regione che ne riceve meno è il Molise. Ma a cosa servono queste cospicue cifre, sottratte alla coperta corta del sistema sanitario? In parole povere, a cercare di evitare che, a causa della presenza di clandestini malati, finiamo per ammalarci pure noi… Qualche esempio? Oltre alla (doverosa) assistenza alle donne in gravidanza, quei soldi vengono spesi per le vaccinazioni obbligatorie e «la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai».
Sandro Mazzola (Getty Images)
Una foto di scena del fantasy «Snowpiercer» con Chris Evans e Tilda Swinton firmato dal coreano Bong Joon. Nel riquadro una tavola del fumetto