2019-03-29
Quando la giustizia distrugge una famiglia
La fiction televisiva «L'amore strappato» sulla storia vera tratta dal libro dei giornalisti Maurizio Tortorella e Caterina Guarneri. Una bimba viene tolta ai genitori con l'accusa, falsa, che il padre abbia abusato di lei. Tornerà da papà e mamma dopo 11 anni tra centri e adozioni.Questa è una storia folle, e incredibile, eppure è una storia vera. È la storia di «un amore strappato», di una famiglia negata. Ed è la storia di una figlia sottratta a un padre e una madre da un gruppo di assistenti sociali e di magistrati burocratici, ottusi o ciechi, al punto da ignorare una sentenza della Cassazione. È la storia terribile di un uomo accusato ingiustamente di pedofilia, poi assolto, ma spogliato per via legale (con sua moglie) del suo ruolo di genitore. È una storia che è già diventata libro, un documento (Rapita dalla giustizia) grazie alla penna di Maurizio Tortorella e Caterina Guarneri che adesso diventa film grazie a Ricky Tognazzi.In onda su Canale 5Un amore strappato andrà in onda su Canale 5 da 31 marzo per sei puntate ed è uno degli esempi non infrequenti di una vicenda di cronaca in cui la realtà supera le frontiere dell'immaginazione. La storia, nella sua brutale essenza è questa. Il 24 novembre 1995 un'assistente sociale e due carabinieri prelevano una bambina, Angela, da scuola. Il Tribunale dei minori è convinto che il padre della bambina abbia abusato di lei e della cugina quattordicenne che l'ha accusato. Per due mesi gli assistenti sociali sottopongono Angela a perizie psicologiche, all'insaputa del padre e della madre. I genitori ritroveranno la bimba, diventata ragazza, solo 11 anni più tardi. Non potranno vederla un solo giorno, parlarle, spiegarle nulla. Anna - questo il nome della piccola -sarà addirittura affidata a una famiglia adottiva dopo il totale proscioglimento del padre. I ricatti alla madreEnzo De Caro interpreta in modo magistrale il ruolo di quest'uomo, stravolto da una accusa ignominiosa, che tuttavia non cede al dolore. Tognazzi é bravissimo a indagare, soprattutto con i primi piani, le smorfie di sofferenza, i tic, gli scatti d'ira di un innocente che vede tutto crollare intorno a sé. Sabrina Ferilli è splendida nel ruolo della madre, trasmette autenticità e umanità in ogni battuta. Dolce, affettuosa, ma poi dura, quando inizia la battaglia, attraversata da tutti i dubbi che possono abbattersi sulla testa di una donna che si ritrova un coniuge arrestato, ma infine solare e determinata quando deve prendere posizione. La scena più bella della prima puntata che andrà in onda lunedì, forse, è proprio il dialogo durissimo e formalmente elegante con il magistrato che indaga su suo marito, l'uomo che le suggerisce di sottoscrivere le accuse contro il padre di sua figlia: «Se lei non dovesse confermarle, non potrà più rivedere sua figlia». È il veleno del ricatto che arriva, mimetizzato dietro le perifrasi e i sottintesi. Un'offerta a cui mamma Sabrina risponde con un sorriso dei suoi, pieno di luce e disincanto, e un piccolo monologo: «Vede, io ho perso mia madre a 10 anni, quindi so cosa significa dire mamma, sapendo che nessuno ti risponderà. Quindi le posso dire che io rivedrò mia figlia, nulla potrà impedirmelo, ma farò senza accusare mio marito, che è la persona più onesta che io abbia mai conosciuto». È una scena quasi minimale, senza un tono gridato, senza un accento di troppo. La stessa Crimea di tutto il film. Ed è bello, questo dialogo impossibile, proprio perché la Ferilli ed Emanuele Salce recitano in maniera perfetta: il magistrato, nella lettura di Tognazzi, non sembra un mostro, o un arcigno uomo della Santa inquisizione, ma piuttosto un uomo tranquillo e feroce, proprio perché privo di dubbi. Nell'anteprima di ieri tutta questa tensione si avvertiva. «Abbiamo pianto tante volte», ha raccontato Tortorella, «mentre scrivevamo questo libro. Nella giustizia minorile ci sono molte falle. È accaduto. E purtroppo continua a succedere. Chi può prenda atto di questa situazione e intervenga». E ancora più forte e commovente è stato il videomessaggio di Angela, diventata mamma da una settimana: «Di quegli anni in cui ho vissuto questa tragedia ricordo tutto. L'allineamento, le pressioni psicologiche delle assistenti sociali, Il nodo indelicato in cui mi hanno parlato della mia famiglia». Angela oggi è una donna. Sorride, ma non nasconde l'amarezza: «Ricordo i miei interrogatori, ricordo come non sono stata ascoltata dagli assistenti sociali. In nessuna delle case famiglia in cui sono stata mi hanno trattato bene. Ero intollerante e mi davano il latte per forza.... Mi spiegarono che i genitori non volevano venirmi a trovare». Pausa. «Era l'unica cosa che mi veniva detto, e a questo credevo. Mi hanno dato una nuova famiglia, ma oggi non ho più rapporto con la mia famiglia adottiva. Quando l'ho finalmente ritrovato non avevo riconosciuto mio fratello, non l'ho riconosciuto, e ho provato rabbia». Ancora più vivida e forte la testimonianza del padre: «Io sono il papà di Angela. Oggi noi siamo una famiglia felice, ma dopo tutto il calvario». Anche lui si leva un macigno della scarpa: «Non è stato un errore. È stato un danno procurato quasi volontariamente per interessi economici». Poi l'accusa più dura: «Questo magistrato è stato un vero delinquente. Questa vicenda si sarebbe potuta chiudere in dieci giorni. E ci deve far riflettere: assistenti sociali che non hanno mai fatto nulla, diventano padroni di destini altrui». Tognazzi: «Avremmo potuto anche essere più duri. Non abbiamo voluto essere manichei. Eppure questa storia è durata 11 anni. Angela è andata via a 6 anni ed è tornata a 17».Business sui bimbiAncora Tortorella: «Non è una soffiata isolata: abbiamo ricevuto una marea di segnalazioni, di torti, di ingiustizie, un coro di padri e di madri che lamentavano maltrattamenti». E poi un dato: Uno su quattro dei magistrati di pace che decidono degli affidamenti sono impegnati in una casa famiglia. Ma allora non posso essere io a decidere dei bambini e del loro futuro». Si tratta anche di un business: si stima che lo Stato spenda 150 euro al giorno per bambini, e oltre 1 miliardo per le tutele dei minori. Daniele Cesarano, il direttore della struttura fiction di Mediaset, prova ad ammorbidire i toni: «Non è una denuncia contro la magistratura. Per noi è la storia di una donna». Maurizio Momi, il produttore: «Non vorrei che questo film fosse travisato come un attacco alla magistratura, che non esiste». L'emozione in sala è forte. Le opinioni sono forti, confidenti. La cronaca entra grazie a questo film nella storia sociale di un angolo buio del sistema italiano. La frase più bella, per chiudere una conferenza stampa piena di questioni altissime e irrisolte, la dice Simona Izzo: «Vorrei chiedere soccorso ad una citazione di Wittgenstein : “Tutto ciò che non può essere spiegato deve essere raccontato"».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?