2022-12-26
Qatar e Azerbaigian, quel fiume di soldi verso l'Europa
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Ursula von der Leyen e Ilham Aliyev (Ansa)
L'ultimo scandalo in europarlamento ricorda le inchieste che negli scorsi anni hanno coinvolto il governo di Baku. L’Organised Crime and Corruption Reporting Project (Occrp) nel 2017 ha rivelato che tra il 2012 e il 2014 gli azeri hanno usato quasi 3 miliardi di dollari per ottenere il sostegno europeo. Nello scandalo furono coinvolti politici di Germania, Slovenia, Bulgaria, Belgio, Italia, Danimarca, Estonia, Ungheria, Regno Unito, figure dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e dell’Unesco.Azerbaigian e Qatar sono tra le principali fonti di gas e petrolio alternative alla Russia. Per questo l’Unione Europea investirà 60 milioni di euro in Azerbagian entro il 2024, come ha ricordato il presidente della commissione europea Ursula von der Leyen a luglio nella capitale Baku. L’accordo prevede una cooperazione a lungo termine senza limiti di tempo e senza meccanismi di controllo, che potrebbe rappresentare «un pericoloso precedente». Del resto, il Qatar gate non si può non associare con caviar diplomacy ovvero la «diplomazia del caviale» dell’Azerbaigian. Secondo l'Iniziativa Europea di Stabilità (Esi) l’espressione caviar diplomacy veniva usata nelle conversazioni informali di funzionari azeri per riferirsi ai generosi regali fatti ai politici stranieri. L’analisi dell’Esi rivela anche che l'Azerbaigian, sin dal 2012, è stato pubblicamente sostenuto da «amici dell’Azerbaigian», frequenti visitatori di Baku e dintorni, i quali, nonostante l'ovvio aggravamento della situazione dei diritti umani criticato da parte delle organizzazioni internazionali e la mancanza di libere elezioni, hanno sempre sostenuto che in Azerbaigian non ci siano problemi seri di violazione delle libertà fondamentali. Senza dimenticare l’inchiesta della procura di Milano che ha coinvolto l’ex eurodeputato italiano Luca Volontè, va ricordato che l’Organised Crime and Corruption Reporting Project (Occrp), in collaborazione con molti media europei, nel 2017 ha rivelato che tra il 2012 e il 2014 il governo di Baku ha utilizzato quasi 3 miliardi di dollari per ripulire la propria reputazione e ottenere sostegno in Europa. Sotto l’inchiesta, denominata «Azerbaijani Laundromat- lavatrice azera», sono finiti anche vari deputati tedeschi di centrodestra, così come il belga Alain Destexhe, che per sette anni, con la sua associazione European Academy for Elections Observations aveva pubblicato rapporti falsamente positivi sullo stato delle elezioni (in realtà scandalose) in Azerbaigian. Nello scandalo furono coinvolti politici di Germania, Slovenia, Bulgaria, Belgio, Italia, Danimarca, Estonia, Ungheria, Regno Unito, figure dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e, presumibilmente, dell’Unesco. Il denaro è stato destinato anche a star dello sport, giornalisti, musicisti e magnati dei media. “Aserbaidschan Affäre - Affare Azerbaigian” è il nome delle indagini invece che la procura tedesca ha avviato nel marzo 2021 su diversi membri del Bundestag ed ex membri della coalizione Cdu/Csu. Nel 2017, anche l’Onu Bankwatch ha condannato l’Ue per i suoi crescenti legami commerciali con Baku in relazione allo scandalo. In particolare, ha sottolineato il “Corridoio meridionale del gas”, un progetto congiunto che ha visto una somma record di denaro dell’Ue prestato, con Socar come azionista chiave. E anche in Ungheria, le indagini hanno rivelato bonifici per oltre 9 milioni di dollari nel 2012 subito dopo la visita di Viktor Orbán a Baku a giugno e poco prima che, nonostante le proteste, l’Ungheria estradasse in Azerbaigian il soldato Ramil Safarov, colpevole di aver assassinato a colpi d’ascia un soldato armeno durante un’esercitazione Nato nel 2004 nel paese centroeuropeo. A seguito del caso, l’Armenia aveva sospeso le relazioni diplomatiche con Budapest. Ma Ungheria e Germania non sono gli unici paesi coinvolti. Nel 2017, la Commissione europea ha approvato un accordo tra Malta e l’Azerbaigian che avrebbe visto i contribuenti maltesi perdere decine di milioni di euro ogni anno, secondo una tranche di documenti trapelati e forniti alla giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia, poi assassinata prima che potesse pubblicarli. L’accordo, del valore di oltre 1 miliardo di euro, prevede che Malta importi gas dalla compagnia statale azera Socar per i prossimi dieci anni, a un costo doppio rispetto a quello di mercato. La compagnia in questione acquisterebbe il gas da Shell per 113 milioni di dollari prima di venderlo al consorzio Electrogas (che comprende anche Socar) per 153 milioni di dollari, con un profitto di 40 milioni di dollari. Il consorzio Electrogas lo venderebbe poi a Enemalta, che rifornisce le famiglie e le imprese del piccolo Stato membro dell’Ue.Nell'aprile 2017, la stampa maltese ha pubblicato documenti secondo i quali i politici del vertice di Malta e la moglie del primo ministro Joseph Muscat hanno ricevuto milioni di dollari da una banca controllata dalla figlia di Ilham Aliyev, Leila. Secondo l'indagine editoriale, Muscat dopo un viaggio a Baku nel 2015 invitò l'Europa a dare una valutazione oggettiva dei processi positivi in Azerbaigian. Agli inizi di ottobre del 2022 Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia hanno proposto di trasportare più gas azero nell’Ue con i fondi dell’Unione. Non è dato però sapere quanti soldi abbia investiti finora invece l’Azerbaigian in Europa. Alla notizia dell’accordo Ue-Azeri, la Fondazione Daphne Caruana Galizia ha dichiarato alla piattaforma di notizie online ‘The Shift News’: «La decisione dell’Ue di sanzionare la Russia e poi firmare un accordo con un altro Stato gestito da un cleptocrate è discutibile, poiché sostituisce in parte la dipendenza energetica da uno Stato cleptocratico con una dipendenza a lungo termine da un altro».
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