2019-02-15
Pure l’Inps si rivolta contro Boeri: «Dice l’opposto di quanto delibera»
Il presidente del Civ, Gugliemo Loy, smentisce l'intervista a Repubblica. Oggi il successore.È dura mollare quando si fa parte del partito dei competenti. D'altronde quando si guarda tutto dall'alto verso il basso, si tende a non avere la percezione della realtà e così pur di giustificare la propria superiorità intellettuale si commettono passi falsi. Si rilasciano interviste senza tenere conto che i dati di fatto emergono comunque. Esattamente la sindrome che sta colpendo il presidente uscente dell'Inps, Tito Boeri. Ieri ha dichiarato a Repubblica che lascia un ente in netto miglioramento in termini di bilancio, trasparenza e soprattutto servizi agli utenti. Che sarebbero i cittadini. «Se mi dedico troppo al mio lavoro, non penso alla mia carriera. Credo che le cose siano cambiate in meglio: l'Inps è più trasparente e più efficiente, anche sulla spinta di un maggior contatto diretto con i cittadini», ha sostenuto Boeri in modo da dipingere una realtà che - a suo dire - non potrà che essere sporcata dalla politica dei gialloblù. Infatti solo lui fino ad ora si sarebbe dedicato al fine di salvaguardare l'indipendenza dell'Inps. Peccato che qualcuno all'interno dell'Istituto, leggendo, abbia sentito la necessità etica di porre un limite. Così, il presidente del Civ, il Consiglio di indirizzo e vigilanza, Guglielmo Loy, ha preso il telefono e si è fatto intervistare dalle agenzie. «La cosa che più lascia perplessi», ha detto Loy, «è la dicotomia tra quello che si afferma sui media è quello che formalmente si approva con atti decisionali come la determinazione 171 del 19 dicembre 2018 denominata “Modello di distribuzione dei servizi e delle attività produttive in funzione Utentecentrica". Ebbene nelle premesse del documento (firmato dal presidente dell'Inps) con il quale si intende avviare la sperimentazione di un nuovo modello si afferma, con nettezza, che si è in presenza di un “peggioramento dei tempi di effettiva erogazione delle prestazioni" e di una “relazione con gli utenti dispersiva, a basso valore aggiunto e scollegata dalla produzione". Ed ancora “disorientamento degli utenti e uso incontrollato della multicanalità e se non bastasse si riscontra una “dicotomia front office/ back office oppure divario tra capacità produttiva e valore percepito dagli utenti». Tradotto, una sberla in pieno viso. E giusto per non lasciare adito a dubbi Loy ha voluto rincarare la dose. Di fronte ad una denuncia così netta, si chiede il numero uno del Civ, «quale dovrebbe essere la priorità per chi dirige un istituto che ha come mission l'erogazione di prestazioni a grande valore sociale? Non certo quella di stabilire ciò che dovrà fare chi arriverà dopo di lui, né tanto meno continuare a propalare una situazione che non corrisponde alla realtà che lo stesso Boeri raffigura nei documenti ufficiali dell'Inps. Semmai dovrebbe interrogarsi sul perché i tempi di erogazione delle prestazioni sembrerebbero peggiorati negli anni della sua presidenza». Le parole di Loy svelano il vero tema. È evidente che continuare a denunciare il governo e la politica (quando al tempo stesso si usa la posizione privilegiata di presidente per esprimere pareri politici) ha un solo obiettivo. Smontare le politiche gialloblù dal di dentro e dichiarare urbi et orbi che quota 100 e reddito sono un danno. Non è un caso se l'ultimo blitz, stoppato dal collegio dei sindaci, prevedeva la nomina di un fedelissimo ai rapporti con l'Istat. Figuratevi una costante interpretazione dei dati di quota 100 sempre sfavorevole al governo che effetti avrebbe garantito all'opposizione durante la campagna elettorale. Detto questo, servirà ora un team rafforzato che si dedichi al rilancio dell'Inps e questo spetterà a chi sarà indicato da Giuseppe Conte. Domani scadrà Boeri e l'incarico anche provvisoriamente (in attesa della nomina del cda) deve concretizzarsi già oggi. In lizza ci sono Pasquale Tridico in quota 5 stelle, Mario Nori come riserva tecnica e Marina Calderone. L'attuale presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del Lavoro, nonché consigliere di Leonardo, piace a Giuseppe Conte, ma non ha ancora dato la disponibilità al 100%. Dovrebbe infatti lasciare i propri incarichi (anche quelli del marito dovrebbero essere messi in discussione) per non confliggere con quello in Inps.