2021-05-06
Pure l’antimafia militante s’è rotta di Santoro
Il giornalista occupa ogni pertugio tv per pubblicizzare il suo ultimo libro: una riscrittura della strage di via D’Amelio per voce di un pentito. Peccato che nessuno, dalle Procure alle icone anti boss care a sinistra, gli dia più credito. Addio ai sogni di gloria«È uno sputo in faccia a ogni verità». Sintetica, incisiva, come recensione susciterebbe l’ammirazione di Giorgio Manganelli. Gioca sul titolo ed è il riassunto in otto parole che Claudio Fava (icona della sinistra siciliana, numero uno dell’antimafia regionale) fa del libro Nient’altro che la verità di Michele Santoro, che il redivivo giornalista sta presentando in ogni trasmissione televisiva da qualche giorno con la stessa compulsiva pervicacia di un Rocco Casalino.Povero Santoro, il tempo è davvero crudele con gli antichi eroi del progressismo militante e tende a sostituirli con altri più di moda, tipo Fedez e Michela Murgia. Il contrappasso è micidiale. Lui torna dall’anonimato, si occupa del suo tema preferito sugli intrighi Stato-mafia, ha fra le mani un presunto bestseller, si fa in quattro per accreditare il pentito Maurizio Avola come killer di Paolo Borsellino (di questo parla il libro), conta di rispolverare il megafono degli amici giustizialisti. Ma invece che una trionfale passerella ottiene imbarazzanti smentite e gelide prese di distanza. Fine della parabola.Come si permette Fava di liquidarlo con uno sputo di frase? E il Fatto Quotidiano di mettere a disposizione una pagina per consentirgli di farlo? E la Procura di Caltanissetta di incenerirlo con un comunicato? Sembra che l’orchestra non suoni in armonia ma sia improvvisamente ingestibile. Nonostante la lunga comparsata da Enrico Mentana (che di fatto gli chiede di tornare a ruggire a La7) e l’ospitata da Massimo Giletti (stesso refrain, perché gli altri non ti meritano), proprio per colpa del fuoco amico l’operazione sembra più letteraria che saggistica. Santoro teorizza che Avola, autore di 80 omicidi, sia tornato dal passato per raccontare la verità solo adesso e solo a «Michele Chi» su uno dei due più eclatanti delitti di mafia (altro è quello di Giovanni Falcone). Avrebbe piazzato personalmente 12 candelotti di tritolo da un chilo nella Fiat 126 parcheggiata sotto casa del magistrato e avrebbe dato il segnale di farla esplodere dopo aver guardato negli occhi la vittima. Come Humphrey Bogart ma senza impermeabile perché travestito da poliziotto. Colpo di scena? Per Fava è solo un colpo di teatro: «In tutti questi anni su via D’Amelio non ho incontrato dietrologie ma piuttosto tentativi, purtroppo anche riusciti, di depistare le indagini. Nella sua confusa ricostruzione, Avola riduce tutto a un tranquillizzante western fra buoni e cattivi che hanno le facce stolide dei Corleonesi». E allora? «È un b-movie. Cui prodest?». Bocciato.Santoro s’indigna, si sente abbandonato, la verità mediatica da sola non funziona. Aveva intuito il distacco già dalle parole di Salvatore Borsellino, fratello minore del magistrato assassinato, una mezza pugnalata perché l’attivista fu testimonial di Antonio Ingroia ed è vicino al Movimento 5 stelle (fu ospite d’onore nella Notte dell’Onestà). L’autore non si aspettava la valanga di negatività sul protagonista del suo libro, proprio da sinistra. «Avola è un inquinatore di pozzi, un ondivago e ambiguo presunto collaboratore di giustizia», lo demolisce Borsellino. «Temo che ci sia dietro una manovra per cercare di minare i punti fermi finalmente raggiunti attraverso la sentenza del processo Borsellino Quater, per cercare di avallare il depistaggio dei Ros». Lo stesso Ingroia parla di «depistaggio», vatti a fidare degli amici.L’ex conduttore antiberlusconiano, che ebbe visibilità eterna quando il Cavaliere spazzolò con il fazzoletto una sedia durante un suo programma, difende con vigore il proprio lavoro: «È un racconto di una lucidità incredibile, non c’è nulla di falso». La mazzata finale arriva dalla Procura di Caltanissetta, scettica sul fatto che un pentito abbia ritrovato la memoria davanti a Santoro, 27 anni e quattro processi dopo. Il procuratore aggiunto Gabriele Paci non ha dubbi: «C’erano elementi probatori che inducevano a dubitare della veridicità di tali sue ennesime progressioni dichiarative. Gli accertamenti non hanno trovato alcuna forma di positivo riscontro». La vicenda Borsellino è stata per anni inquinata da rivelazioni roboanti di pataccari di turno; il giorno prima che l’utilitaria fosse parcheggiata sotto la casa del pm, Avola era a Catania con un braccio rotto. Curioso che proprio lui venisse chiamato a sfacchinare con il tritolo a Palermo 24 ore dopo. Negli anni, il coautore del libro (che si snoda come una lunga intervista) è stato spesso definito «mendace e fasullo». La conseguenza delle sue rivelazioni è in ogni caso originale: un tempo granitica nel sostenere l’insostenibile per mescolare le carte e provare a riportare tutto alla connection politica romana, la sinistra giustizialista questa volta deflagra, non si tiene più. E l’effetto è straniante. Santoro non se l’aspettava, vede che nelle interviste dei giornali e nelle ossequiose passerelle televisive viene sollecitato più a inveire contro la presunta censura della Rai e a beatificare Fedez che a parlare del libro. È amareggiato, ormai cammina malinconicamente sul filo dell’orizzonte. Le rivelazioni del pentito fuori tempo massimo sono troppo anche per lui. A chiudere il conto è ancora Fava: «Le strampalate e supponenti falsità di Avola hanno avuto l’onore della cronaca televisiva e la consacrazione letteraria che gli ha dedicato un giornalista esperto ma stavolta assai superficiale». Non c’è più il soccorso rosso di una volta.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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