2024-09-15
Gli psicologi si azzuffano sul Covid: «L’Ordine ha scordato i suoi doveri»
L'ordine degli psicologi è stato sfiduciato per aver non aver tutelato il benessere comune durante la pandemia di Covid (iStock)
Il Comitato nazionale per l’etica (Edsu) sfiducia l’ente: «Non ha tutelato il benessere della collettività, avallando decisioni politiche traumatiche». Tra le accuse, anche «aver favorito un clima di ansia e odio».Anche tra i professionisti della salute mentale è scontro aperto. Il Comitato nazionale psicologi per l’etica, la deontologia e le scienze umane (Edsu), nato a gennaio 2022 come reazione all’obbligo vaccinale e alle pressioni sugli iscritti e sulla popolazione, sfiducia il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) con un lungo e articolato comunicato. Chiede il rinnovo dei vertici nelle prossime elezioni e che si abbia il coraggio di fare chiarezza. Occorre «affrontare le “zone oscure” del nostro recente passato e decostruire il paradigma scientista e disumanizzante imposto alla nostra professione», è la premessa evidenziata. Una resa dei conti che parte dalle imposizioni durante la pandemia. Il comitato, che è l’unico a offrire un servizio d’ascolto online, gratuito, rivolto alle persone che hanno subito un danno a seguito della vaccinazione o del Covid, così accusa l’istituzione che rappresenta l’Ordine degli psicologi sul piano nazionale ed europeo: «Non ha tutelato il benessere psicologico della collettività, anzi ha avallato e sostenuto provvedimenti e politiche potenzialmente lesive e traumatiche». L’elenco di possibili violazioni deontologiche, come l’aver invitato gli psicologi «a adoperarsi attivamente (anche presso i centri preposti) affinché la popolazione superasse la cosiddetta “esitazione vaccinale”», e di omissioni, vede ai primi posti la rinuncia del Cnop «all’esercizio di ogni critica in relazione alle direttive delle istituzioni», imponendo obblighi vaccinali. Non ci sarebbe stata tutela degli iscritti, estendendo «le sospensioni persino alle prestazioni professionali da remoto, rendendo evidente il carattere esclusivamente vessatorio e punitivo del provvedimento»; avviando procedimenti disciplinari nei confronti di chi solleva critiche o dubbi sui provvedimenti pandemici. Tra le questioni sollevate, anche l’aver avvallato politiche di esclusione da bandi e concorsi pubblici, «che ora richiedono fra i requisiti di ammissione anche non aver avuto recenti provvedimenti di sospensione». Ci sono psicologi, dunque, che da più parti d’Italia accusano il Consiglio nazionale di incapacità di farsi portatore degli interessi di categoria. Gli effetti negativi sulla società sarebbero altrettanto pesanti. Il Cnop «non ha dato la giusta rilevanza all’impatto delle misure cautelative “anti contagio” sulle partorienti, a cui è stata spesso imposta la mascherina durante il travaglio, preclusa la presenza del partner in sala parto e in reparto, disposta di frequente la separazione immediata dal bambino, limitazioni nel contatto e nell’allattamento al seno», scrive l’Edsu nel comunicato. L’utilizzo dei dispositivi di protezione facciale è stato permesso, senza sollevare perplessità, anche nei confronti dei bambini, trascurando «il ruolo chiave della comunicazione non verbale nello sviluppo psicofisico e cognitivo» e accettando in silenzio «la reclusione in casa, il distanziamento a scuola, l’allontanamento colpevolizzante dai familiari più anziani, la Dad».Soprattutto, e forse è l’accusa più grave, «non ha denunciato il terrorismo psicologico attuato dai mezzi di comunicazione con l’uso di tecniche ben note agli psicologi quali l’ipnosi di massa e la manipolazione, finalizzate a indurre nella collettività stati di ansia, dissonanza cognitiva, angoscia e fobia e ha avallato la narrazione dominante diretta a creare nella cittadinanza un clima divisivo e di odio, con la conseguente creazione di schieramenti, causa di lacerazioni profonde nel tessuto sociale».Purtroppo sappiamo bene che famiglie e amicizie sono saltate in aria durante la pandemia, quando il non vaccinato era il nemico da osteggiare e il pro vaccino passava per un fanatico soggiogato da Big pharma. L’intervento, la mediazione del Cnop avrebbe aiutato a impedire sofferenze, ostilità, autentici drammi. Altro che Il bonus psicologo post emergenza, tanto elogiato e sostenuto per aiutare (poi) chi era stato colpito da ansia, stress, depressione e fragilità. Le contestazioni degli psicologi dell’Edsu riguardano anche l’attuale politica del Consiglio nazionale dell’Ordine. Rilevano «il sostegno del Cnop alla psicologia “affermativa”, la promozione dell’ideologia gender, l’acquiescenza verso le politiche di transizione per i minori (bloccanti della pubertà e terapie ormonali), fino ai casi estremi di alcuni ordini regionali che hanno esortato gli iscritti a partecipare attivamente ai Pride».Lo scorso 24 maggio, è bene ricordare, il Cnop dichiarava di aver «appreso con seria preoccupazione la notizia che l’Italia non ha firmato la dichiarazione Ue per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtqia+».Non ultimo, viene biasimata l’adesione acritica dell’organismo nazionale a narrative istituzionali come «la teoria del cambiamento climatico di origine antropica, adesione alla narrativa colpevolizzante e creazione della nuova categoria diagnostica dell’eco-ansia». Certo, ci sono anche questioni interne, come l’approvazione del nuovo codice deontologico che sarebbe avvenuta senza il coinvolgimento attivo dei colleghi; così pure verbali non pubblicati e «mancanza di coinvolgimento degli iscritti nei processi decisionali e nella votazione dei bilanci». Ma è l’intera impostazione della rappresentanza nazionale degli psicologi ad essere messa in discussione.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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Lo ha detto il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per la Coesione e le Riforme Raffaele Fitto, a margine della conferenza stampa sul Transport Package, riguardo al piano di rinnovamento dei collegamenti ad alta velocità nell'Unione Europea.