2022-07-30
Psicologa no vax, respinto il ricorso
Il Consiglio di Stato conferma la decisione del Tar: in attesa del giudizio della Consulta la terapeuta resta sospesa. Il legale: «Ora ci rivolgeremo alla Corte di Strasburgo».Il Consiglio di Stato ieri ha respinto il ricorso pilota della psicologa romana C.B., sospesa in aprile dall’Ordine professionale di categoria perché non vaccinata contro il Covid. I supremi giudici amministrativi hanno confermato di fatto l’ordinanza con cui il 13 maggio il Tar del Lazio aveva stabilito che C.B. non avesse alcun diritto di continuare le sue terapie non soltanto in presenza, a contatto con i pazienti, ma nemmeno da remoto, quindi attraverso il computer o il cellulare, in quanto dev’essere considerata «assolutamente prevalente la tutela della salute pubblica e, in particolare, la salvaguardia delle categorie più fragili e dei soggetti più vulnerabili che di frequente entrano a contatto con il personale sanitario o sociosanitario». In realtà, C.B. aveva rafforzato il suo ricorso segnalando in un’ultima memoria di avere ricevuto da una catena di negozi d’architettura d’interni un’importante offerta di consulenza online in psicologia del marketing, destinata agli addetti alle vendite. Insomma, il lavoro da remoto avrebbe riguardato soggetti diversi da pazienti fragili. Ma anche questa novità non è bastata ai giudici. Al centro del caso pilota è la norma - introdotta con il decreto 172 firmato dal 26 novembre 2021 dal ministro della Salute, Roberto Speranza - che da otto mesi con evidente illogicità impone agli Ordini professionali di sospendere tutti i sanitari non vaccinati, anche se intendono proseguire le loro terapie a distanza. Se non c’è contatto, del resto, non c’è rischio per nessuno: ma allora perché si deve comprimere il diritto al lavoro? Gli psicologi nella situazione di C.B. non sono pochi. E infatti i ricorsi ai Tar regionali o ai giudici ordinari, negli ultimi mesi, sono stati parecchi. Ieri C.B. sperava di avere giustizia, ma i giudici della terza sezione del Consiglio di Stato hanno dichiarato inammissibile il suo ricorso, accennando nell’ordinanza al fatto che la norma è in attesa del superiore giudizio della Consulta, che il prossimo 30 novembre (su richiesta del Tar della Lombardia) dovrebbe decidere se la legge rispetti i criteri di costituzionalità. «Questo però è un diniego di giustizia bello e buono», protesta l’avvocato Stefano De Bosio, che assiste la psicologa. «I giudici hanno evitato di esprimersi perfino sulla questione di costituzionalità: avrebbero potuto sostenere la piena legittimità del divieto di lavoro da remoto per gli psicologi contenuta nella norma, e invece non hanno fatto nemmeno quello, sospendendo di fatto il giudizio».Come preannunciato da La Verità, ora De Bosio intende rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo. «Il danno per la mia cliente è irreversibile», sostiene, e non ho altro modo per ottenere giustizia in tempi brevi». Lunedì l’avvocato spedirà il suo dossier alla Corte di Strasburgo, rivolgendosi all’ufficio del «giudice cautelare», destinato alle questioni di particolare urgenza, che vengono affrontate da magistrati singoli, che di solito decidono in meno di 24 ore. «Qui sono in gioco questioni economiche», dice De Bosio, «ma anche la lesione della dignità professionale». L’obiettivo dell’avvocato è ottenere una pronuncia che ordini al governo italiano di consentire a C.B. di lavorare a distanza. Se sarà così, la stessa strada si aprirà per tutti gli psicologi nelle sue stesse condizioni.Già lo scorso 20 giugno il Consiglio di Stato aveva affrontato il caso di alcuni psicologi toscani non vaccinati: sospesi dall’Ordine, i professionisti avevano fatto ricorso al Tar di Firenze, che però aveva respinto il loro ricorso, dichiarandosi incompetente. In quel caso, il Consiglio di Stato ha dato ragione agli psicologi e ordinato al Tar toscano di decidere sulla questione. Il 2 dicembre 2021 il Consiglio di Stato si era occupato anche di un medico no vax sospeso dall’Ordine dell’Abruzzo, e aveva ritenuto legittima la sospensione.
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