2022-02-26
Prove di dialogo, poi vincono gli insulti. «A Kiev governano drogati e neonazisti»
Pioggia di missili sulla capitale assediata. Arrivano pure i ceceni. Parole durissime di Vladimir Putin dopo le prime trattative per un summit.È stata una giornata drammatica e convulsa, quella di ieri, per Kiev. Aspri combattimenti si sono tenuti nei pressi della capitale ucraina. Missili balistici e da crociera hanno colpito la città, mentre i residenti si sono accalcati nei rifugi antiaerei e all’interno delle stazioni della metropolitana. «Orribili attacchi missilistici russi su Kiev», ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, su Twitter. «L’ultima volta che la nostra capitale ha sperimentato qualcosa di simile è stato nel 1941, quando è stata attaccata dalla Germania nazista». Il governo ucraino, da quando è cominciata l’invasione russa, ha distribuito circa 180.000 pistole con munizioni ai riservisti nella sola area di Kiev, vietando inoltre ai cittadini maschi tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese. Non solo: nella giornata di ieri, le autorità ucraine hanno spiegato in televisione e sui canali Web come realizzare delle molotov. «I russi dicono che non stanno colpendo obiettivi civili. Ma 33 siti civili sono stati colpiti nelle ultime 24 ore», ha dichiarato inoltre il governo di Kiev. Sempre ieri, sono arrivate notizie di rilevanti combattimenti nei pressi della città di Chernihiv, collocata a un centinaio di chilometri a Nord della capitale. «I combattimenti continuano in luoghi chiave. La Russia ha fatto finora progressi limitati e l’Ucraina mantiene il controllo delle città chiave. Il ministero della Difesa ucraino riferisce che le forze russe sono arrivate nella periferia di Kiev», ha reso noto il ministero della Difesa britannico. Poco prima che La Verità andasse in stampa, sempre Londra ha reso noto che le truppe russe stavano continuando ad avanzare verso la capitale. Ma non è tutto. La città di Leopoli, nell’occidente del Paese, ha decretato ieri il coprifuoco dalle 22 alle 6, mentre si è svolto un significativo «assalto anfibio» nei pressi di Mariupol, sul Mare d’Azov. Nel frattempo a Chernobyl, che è finita sotto il controllo delle truppe di Mosca, sono aumentati i livelli delle radiazioni, mentre le Nazioni Unite hanno riferito che, al momento, circa 50.000 ucraini avrebbero lasciato il Paese, dirigendosi prevalentemente in Polonia e Moldavia. La Polonia ha tra l’altro inviato all’Ucraina aiuti militari nelle scorse ore: si tratta, nel dettaglio, di un «convoglio di munizioni». In tutto questo, la Tass ha reso noto che le forze russe hanno preso il controllo dell’Isola dei Serpenti, situata nel Mar Nero e nei pressi della Romania. Il ministero della Difesa di Mosca ha inoltre dichiarato di aver effettuato una «operazione di atterraggio di successo», per acquisire il controllo dell’aeroporto di Hostomel, nella periferia di Kiev. In questo quadro, circa 70.000 volontari ceceni sarebbero pronti a partire per l’Ucraina, in sostegno delle forze di Mosca: a renderlo noto è stato il capo della Repubblica Cecena, Ramzan Kadyrov. Nel mezzo della tensione militare, è emerso ieri qualche timidissimo (ancorché contraddittorio) spiraglio diplomatico. Sotto pressione, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha oscillato tra l’invocare la resistenza a oltranza e il chiedere l’apertura di trattative con Mosca. «Vorrei rivolgermi ancora una volta al presidente della Federazione Russa. Adesso si combatte in tutta l’Ucraina. Sediamoci al tavolo dei negoziati per fermare la morte delle persone», aveva detto ieri. Poco dopo, era arrivata la replica del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, secondo cui la Russia sarebbe stata pronta ad avviare dei colloqui con Kiev, da tenersi tuttavia nella città di Minsk. Zelensky, dal canto suo, ha rilanciato, chiedendo che i colloqui abbiano luogo a Varsavia. Nel momento in cui La Verità è andata in stampa, le comunicazioni tra le parti si erano interrotte. È tutto da dimostrare che Putin abbia realmente intenzione di avviare delle trattative con il governo ucraino in carica. Giovedì, lo aveva infatti accusato di nazismo e genocidio, mentre, proprio ieri pomeriggio, lo ha definito una «banda di drogati e neonazisti», arrivando a esortare le truppe ucraine a deporre Zelensky. Del resto, la stessa richiesta del Cremlino di tenere eventuali colloqui in Bielorussia (che della Russia è strettissima alleata) è probabilmente da considerarsi un po’ come una provocazione e lascia intendere che Putin non abbia alcuna intenzione di avere come interlocutore l’attuale presidente ucraino. È assai probabile che il leader del Cremlino voglia favorire la creazione di un governo amico: in particolare, l’altro ieri il National Interest ha ipotizzato che possa puntare sull’ex presidente ucraino filorusso, Viktor Janukovyc, fuggito nel 2014 in seguito alle proteste dell’Euromaidan. Qualora le cose stessero così, bisognerà capire se Putin miri a mantenere unita l’Ucraina oppure se voglia dividerla in due tra Est e Ovest lungo il fiume Dnepr. Va da sé che, in entrambi i casi, Mosca vedrebbe significativamente espansa quella che considera la propria sfera di influenza. Il primo scenario sarebbe tuttavia quello più complicato per il Cremlino, sebbene anche il secondo non sia esente da rischi. È vero che, nonostante la resistenza ucraina, la superiorità bellica russa è fuori discussione. Ma è altrettanto vero che, se realmente Putin vuole instaurare un governo amico, sarà costretto a lasciare sul campo forze militari per un periodo di tempo difficilmente prevedibile. Ed è chiaro che, più a Ovest il nuovo regime si estendesse, più le truppe russe sarebbero esposte ai rischi di una controinsurrezione e (conseguentemente) di un pantano.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)