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Africano «protetto» dal giudice tenta di uccidere una modella

Africano «protetto» dal giudice tenta di uccidere una modella
Nel riquadro in alto l'immagine dei postumi dell’aggressione subìta da Stephanie A. Nel riquadro in basso un frame del video postato su X del gambiano di 26 anni che l'ha aggredita (iStock)
L’aggressore è un gambiano con una lunga fila di precedenti, però si era visto accordare la protezione speciale per restare in Italia. I clandestini sono 50 volte più pericolosi, ma sinistra e magistrati legano le mani agli agenti.
Vittime sacrificali di criminali senza pietà o effetti collaterali della «inevitabile» migrazione di massa? In questo caso il grande abbraccio che tanto intenerisce la Cei si concretizza con un pugno, una bottigliata, un tentativo di strangolamento, qualche calcione mentre era a terra, sputi, insulti. «Mi diceva che mi avrebbe ammazzata», scrive sui social Stephanie A., modella di origini brasiliane, aggredita lunedì sera nello scompartimento di un treno regionale Trenord della linea Ponte San Pietro-Milano Garibaldi, nella zona di Arcore. La giovane ha postato gli scatti dei colpi subìti ma anche alcune foto che ritraggono l’aggressore, fondamentali per identificarlo. Il suo appello non è caduto nel vuoto.
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Nessun velivolo spiava Leonardo, eppure la longa manus del Cremlino era data quasi per certa. Stesso copione a Oslo, Copenaghen e in Polonia. Idem coi ritardi del volo di Ursula: Putin non c’entrava. Per non parlare del Nord Stream, sabotato da un ucraino.

I droni russi che spiavano Leonardo nel Varesotto non erano russi. E non erano nemmeno droni. Lo ha chiarito l’inchiesta della Procura di Milano, che indagava da marzo sui presunti sorvoli registrati a Vergiate, sulla sede dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nei pressi della quale si trova la divisione elicotteri del colosso italiano della Difesa. Il Corriere della Sera, ieri, ha spiegato che l’allerta era scattata per una interferenza tra «il software lettone del sistema portatile di sicurezza cinese» e «la sporadica attività (nella villetta di una famigliola di Ispra) di un amplificatore di segnale Gsm comprato su Amazon dal papà perché in casa il cellulare non prendeva bene».

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Altra autobomba a Mosca: fatto fuori il generale braccio destro di Putin
Ansa
  • Fanil Sarvarov era tra i vertici della Difesa. Sospetti sui servizi di Kiev. Prima di lui diverse vittime sono morte in attacchi simili, da capi militari alla figlia dell’ideologo Dugin.
  • Zelensky ottimista sul piano di pace: «Pronto anche se imperfetto». Il Cremlino ribadisce l’impegno a non attaccare Ue e Nato. Ma parla di progressi lenti nei negoziati.

Lo speciale contiene due articoli.

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Meloni: «Per la pace serve la forza»
Giorgia Meloni (Ansa)
Freddezza a Palazzo Chigi sulle mosse di Parigi. Tajani: «Per noi aiutare Kiev e fare la guerra sono sempre state cose diverse». Il premier: «Difendersi non è bellicismo».

Le fughe in avanti di Emmanuel Macron non meravigliano più nessuno: da Palazzo Chigi non filtra alcuna reazione rispetto all’iniziativa del presidente francese, che, in solitaria, ha aperto al dialogo con il presidente russo, Vladimir Putin, disponibilità ricambiata dal Cremlino.

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Se Macron parla con Putin è un genio. Per chi tratta da sempre, solo insulti
Emmanuel Macron (Ansa)
Dopo mesi di sfottò e accuse a Trump e Orbán, il presidente francese rompe l’asse dei volenterosi e capisce alla buon’ora che con lo zar bisogna dialogare. Stavolta però Berlino e Bruxelles non lanciano scomuniche.

Contrordine! Adesso dialogare con Vladimir Putin non è più un sacrilegio. L’apertura di Emmanuel Macron ad avere contatti diretti con lo zar non ha infatti innescato il putiferio politico-mediatico puntualmente esploso ogni volta che un leader internazionale ha auspicato o avviato un tentativo diplomatico col Cremlino.

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