2025-02-04
La proposta americana all’Ucraina. «Dateci terre rare in cambio di aiuti»
Keith Kellogg, inviato speciale statunitense a Kiev (Getty Images)
Intanto l’inviato speciale Usa, Kellogg, mette alle strette Zelensky: dopo il cessate il fuoco, Kiev dovrà necessariamente andare alle elezioni. È la stessa richiesta che, da tempo, viene della Russia.Netanyahu vola a Washington e il presidente statunitense firma un ordine esecutivo per tagliare i fondi all’agenzia Onu. Intanto il vice capo di Hamas va in visita a Mosca.Lo speciale contiene due articoli.«I colloqui con Russia e Ucraina stanno andando molto bene». Ad affermarlo è niente meno che Donald Trump, il quale, pur non avendolo confermato, nei giorni scorso nemmeno ha voluto smentire di star parlando direttamente con Vladimir Putin. In campagna elettorale, il tycoon aveva promesso di risolvere il conflitto nel più breve tempo possibile e, per farlo, ha nominato Keith Kellogg come inviato speciale a Kiev con l’obiettivo di trovare una soluzione entro 100 giorni. Il tempo necessario, con ogni probabilità, sarà molto molto di più, ma già qualcosa inizia a muoversi. Lo stesso Kellogg, ieri, ha comunicato che, non appena si giungerà a un accordo per il cessate il fuoco, l’Ucraina dovrà andare al voto. «La maggior parte delle nazioni democratiche tengono elezioni in tempo di guerra», ha affermato. «Penso sia importante che lo facciano». «Credo che sia un bene per la democrazia», ha aggiunto: «Questa è la bellezza di una democrazia solida, hai più di una persona potenzialmente candidata». Da Kiev, invece, precisano che non è ancora arrivata una richiesta formale di indire elezioni presidenziali entro la fine dell’anno da parte della nuova amministrazione (e, in passato, le richieste del precedente inquilino della Casa Bianca, Joe Biden, sono state respinte). Il mandato di Volodymyr Zelensky sarebbe dovuto scadere a maggio del 2024, ma gli appuntamenti elettorali sono fermi da febbraio del 2022 per via delle legge marziale. E proprio su questo punto, da diverso tempo, insiste la diplomazia russa, che considera il presidente ucraino un interlocutore illegittimo. Parere esplicitato ancora una volta, ieri, dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, il quale ha affermato che «l’idea stessa di tenere elezioni in Ucraina è importante dal punto di vista della legittimazione della leadership». Legittimazione che, secondo Putin, «è necessaria dal punto di vista della fissazione giuridica di eventuali accordi in termini di risoluzione del conflitto». Al netto dell’attenzione statunitense per la democrazia, il fatto stesso che l’inviato di Trump abbia sollecitato il passaggio dalle urne può essere indicativo del tentativo, nei negoziati, di andare incontro ad alcune richieste di Mosca. Lo stesso Peskov ha dichiarato che i contatti con l’Ucraina sono «in fase di pianificazione», ma «finora non c’è niente di nuovo da dire». «Finora», ha aggiunto, «nessuno ha discusso in modo serio una possibile combinazione della composizione dei partecipanti ai colloqui. Finora si è partiti dal fatto che il presidente ucraino non ha il diritto di condurre tali negoziati. Pertanto, discutere se il decreto rimane in vigore, discutere di una possibile composizione dei partecipanti, beh, forse è andare troppo avanti».Zelensky, ovviamente, non è molto contento. Il presidente ucraino, in un’intervista rilasciata ad Associated Press (agenzia di stampa americana), ha affermato che la Russia ha ufficialmente rafforzato la sua alleanza con l’Iran e la Corea del Nord, avvertendo che questo configurerebbe una minaccia diretta per gli Stati Uniti. «Per la prima volta in decenni la Russia ha ufficialmente mostrato le sue alleanze coinvolgendo l’Iran e la Corea del Nord», ha dichiarato. «Sì, avevano relazioni anche prima scambiandosi tecnologia e armi, ma ora Mosca li ha attivamente coinvolti nella guerra. Teheran fornisce armi, Pyongyang fornisce sia armi che truppe». Un’alleanza «concreta», questa, «contro Kiev e l’intero Occidente». Zelensky si è anche soffermato sul fatto che i soldati nordcoreani stanno acquisendo esperienza sul campo, che potrebbe in futuro essere sfruttata altrove. A ben vedere, però, è quantomeno dubbio che sottolineare la pericolosità dell’unione sempre più stretta tra i tre Paesi possa aiutare la causa ucraina. Anche perché, come noto, il vero antagonista degli Stati Uniti, oggi, è la Cina: porre fine alla guerra e tentare di riavvicinare la Russia alla sfera occidentale, o anche solo renderla meno dipendente da Pechino, potrebbe rientrare tra gli obiettivi degli Usa. Sul conflitto è intervenuto anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte, il quale ha detto di aspettarsi «che gli Usa continuino il loro sostegno all’Ucraina in termine di aiuti militari» e che «richiederanno che l’Europa faccia di più nella condivisione del peso finanziario». Trump, invece, ha dichiarato di voler scambiare le terre rare dell’Ucraina con gli aiuti degli Stati Uniti. Dallo studio ovale, il tycoon ha anticipato ai giornalisti i termini dello scambio: «Stiamo cercando di trovare un accordo con l'Ucraina in base al quale loro porterebbero in garanzia le loro terre rare e altre cose in cambio di ciò che noi diamo loro».Per quanto riguarda la situazione sul campo, secondo un’analisi dell’Afp sui dati dell’Institute for the Study of War, nel mese di gennaio l’esercito russo è avanzato di 430 chilometri quadrati in territorio ucraino e si sta dirigendo verso l’hub logistico di Pokrovsk. Oltre l’80% delle conquiste territoriale riguarda la regione del Donetsk, considerato uno dei principali obiettivi del Cremlino. Il dato complessivo segna un leggero rallentamento rispetto ai mesi precedenti (a novembre i chilometri quadrati sono stati 725, a dicembre 476), ma rimane il fatto che l’avanzata russa continua. Ieri, invece, il vicegovernatore della regione russa del Primorye (che si trova nell’estremo oriente del Paese), Sergei Efremov, è rimasto ucciso nel Kursk a causa dell’esplosione di una mina mentre tornava da una «missione di combattimento» con il battaglione Tiger. Si tratta di un’unità di volontari provenienti dal Primorye da lui comandata.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/proposta-americana-ucraina-2671091454.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="bibi-da-trump-che-chiude-allunrwa" data-post-id="2671091454" data-published-at="1738690374" data-use-pagination="False"> Bibi da Trump (che chiude all’Unrwa) Questa sera intorno alle 18 (mezzanotte in Italia) il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu incontrerà il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I due leader ceneranno insieme e di seguito, secondo alcune indiscrezioni, potrebbero tenere una conferenza stampa e incontrare le famiglie degli ostaggi israeliani. Netanyahu è arrivato domenica sera a Washington dove è stato accolto da Danny Danon, l’ambasciatore israeliano all’Onu. Quest’ultimo ha sottolineato che l’incontro tra Trump e Netanyahu «rafforzerà la profonda alleanza tra Israele e Stati Uniti e migliorerà la nostra cooperazione». Ieri il premier israeliano ha avuto un lungo colloquio con Steve Witkoff, l’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, mercoledì incontrerà Pete Hegseth, il segretario alla Difesa, mentre giovedì vedrà i leader del Congresso, tra cui il leader della maggioranza del Senato e il presidente della Camera. Netanyahu resterà negli Usa fino a sabato «dato che ci sono numerose richieste di funzionari statunitensi che vogliono incontrarlo». Netanyahu, starebbe considerando l’opzione di escludere il direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, dalla squadra di negoziazione per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Lo riporta l’emittente israeliana Canale 12, specificando che al suo posto potrebbe subentrare il ministro degli Affari strategici, Ron Dermer. Intanto ieri Trump ha emesso un ordine esecutivo per ritirare gli Usa dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e porre fine ai finanziamenti all'Unrwa. I colloqui sul cessate il fuoco a Gaza dovrebbero includere anche le concessioni che Netanyahu potrebbe dover accettare per rilanciare il processo di normalizzazione con l’Arabia Saudita al quale Trump tiene in modo particolare. Come noto l’Arabia Saudita ha sospeso le trattative per l’adesione agli Accordi di Abramo all’inizio della guerra a Gaza e nel corso dei mesi ha irrigidito la sua posizione, chiedendo la risoluzione della questione palestinese come precondizione per qualsiasi accordo. Non sarà semplice fare la sintesi delle rispettive aspettative dato che Netanyahu è sottoposto a forti pressioni all’interno del suo governo per riprendere la guerra, con il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich che anche ieri ha minacciato di dimettersi, mettendo a serio rischio la maggioranza del primo ministro alla Knesset. Hamas, che ha ripreso il controllo su Gaza dopo l’inizio del cessate il fuoco lo scorso mese, ha dichiarato che non rilascerà altri ostaggi nella seconda fase senza la fine della guerra e il ritiro totale delle forze israeliane. Netanyahu ha ribadito l’impegno di Israele a ottenere la vittoria totale su Hamas e a riportare a casa tutti gli ostaggi sequestrati nell’attacco del 7 ottobre 2023. I jihadisti di Hamas attendono novità e ieri hanno fatto sapere «di essere pronti per negoziare con Israele la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza». Musa Abu Marzouk, il vice capo dell’ufficio politico di Hamas in visita a Mosca, ha parlato a Ria Novosti dell’ostaggio russo Alexander Trufanov che «sarà liberato nel prossimo futuro», mentre per quanto riguarda la sorte di Maxim Kharkin, nato in Donbass, «i termini saranno discussi nella seconda fase dell’accordo. Ci sono molti dettagli da discutere, ma ci impegniamo perché il suo nome sia in cima alla lista», ha detto Marzouk. La Turchia dove oggi arriva il neopresidente siriano Ahmad Al Sharaa (fresco di pellegrinaggio alla Mecca) che stamattina vedrà il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, si oppone fermamente alla proposta di Trump di trasferire la popolazione palestinese fuori dalla Striscia di Gaza, ricollocandola in Egitto, Giordania e altri Paesi. Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha definito il piano una violazione del diritto umanitario internazionale. Attualmente in visita in Qatar, Fidan ha incontrato il suo omologo Mohammed bin Abdulrahman Al Thani nell’ambito di una missione diplomatica di due giorni focalizzata sul cessate il fuoco a Gaza.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)