2020-01-22
Pronto il blitz per Ruffini al fisco. E stavolta il M5s cede ai renziani
Domani in Cdm inizia il valzer delle nomine. Alle Entrate in pole l'ex direttore, licenziato dai gialloblù. Per farlo ingoiare ai grillini, il Pd è pronto a fare desistenze mirate alle supplettive umbre e alle regionali in Campania.Domani il Consiglio dei ministri del Conte Bis vorrebbe piazzare la prima delle grandi nomine che spettano quest'anno all'esecutivo. Ad aprile toccherà ad Eni, Enel Terna e Leonardo. Obiettivo è iniziare con l'Agenzia delle entrate dove a fine mese andrà in pensione Aldo Polito, attuale vicario e reggente dopo l'uscita del generala della Guardia di finanza, Antonino Maggiore. Quest'ultimo ha lasciato lo scorso 9 dicembre dopo aver sostituito nel 2018 Ernesto Maria Ruffini, fatto fuori invece dal Conte Uno.Il nome in lizza sarebbe di nuovo quello di Ruffini, che verrebbe ripescato soprattutto per garantire delicati equilibri della maggioranza Pd e 5 stelle. Da un lato l'Agenzia delle entrate rischia di andare in tilt, in una fase più che mai delicata per il nostro Paese sia per la Brexit imminente sia per le politiche fiscali adottate dal governo. C'è però un problema. Ruffini, avvocato tributarista, cinquant'anni, l'inventore dell'Agenzia della riscossione che ha inglobato Equitalia, è vicinissimo al leader di Italia viva Matteo Renzi. L'ex sindaco di Firenze è dallo scorso dicembre che fa di tutto per reinserire il suo fedelissimo. Pure Ruffini non ha mai desistito dal riavere quel posto. Tanto che dopo l'allontanamento del 2018 ha deciso di fare causa al Mef per riottenere l'incarico o almeno i due anni di stipendio mancanti, una cifra che si aggirerebbe intorno a 500.000 euro. In primo grado però Ruffini ha perso, condannato per di più anche a risarcire le spese legali. Ora si attende l'appello nelle prossime settimana, forse già prima della fine del mese. E qui sta un punto ancora da chiarire. Se in appello dovessero essere riconosciute le sue richieste come si comporterà il governo che lo ha già rinominato? E in caso contrario, nel caso in cui invece l'appello confermerà le decisioni del Conte Uno? Sono domande che la Verità ha provato a inoltrare ieri per telefono a Ruffini, non ricevendo alcuna risposta. Eppure nonostante una situazione così ingarbugliata, il governo domani sembra pronto a rimettere in sella Ruffini. Come sia sai arrivati all'ultima trattativa non è così difficile da ricostruire. Inizialmente Luigi Di Maio aveva messo il veto sul ritorno del renziano doc. Tra i grillini fino a qualche settimana fa continuava a circolare l'ipotesi di scegliere un interno e rimandare ancora la decisione. Tra i papabili per la direzione ci sarebbero stati i dirigenti che vantano più anni di anzianità, tra cui Giovanna Alessio, Rossella Rotondo e Gabriella Alemanno.Poi come spesso accade poltrone e candidature sembrano aver cambiato lo scenario. Il ministro Gualtieri, stretto tra due fuochi, avrebbe acconsentito ai richiami del leader di Italia viva in cambio di un sostegno alla candidatura nel collegio di Roma 1. L'indiscrezione riportata da Lettera43 sembra essere confermata. Il che porta Gualtieri verso la poltrona di Paolo Gentiloni dimessosi per volare a Bruxelles. Il titolare del Mef sa bene che senza il sostegno dei renziani le sue possibilità di finire impallinato sono numerose e dunque lo scambio direttore delle Entrate contro collegio elettorale deve essere sembrato a Gualtieri la cosa migliore. D'altronde il ministro non aveva nemmeno gradito l'atteggiamento di Giuseppe Conte che sulla figura di Ruffini si è sfilato come se prima di lui a Palazzo Chigi ci fosse un altro premier. E aveva lasciato la patata bollente nelle mani del Mef. E proprio da via XX Settembre sarebbe arrivata l'idea per la svolta. Se al Pd serve il sostegno di Italia viva a Roma, ai 5 stelle farà comodo il sostegno del Pd in Umbria e in Campania. Nella prima Regione ci saranno le suppletive il prossimo 8 marzo. I grillini sperano che i dem possano mettere in fila profili di secondo livello in modo da non ostacolare il M5s, che ha sempre più bisogno di stampelle elettorali. L'obiettivo del Movimento sarebbe poi replicare lo stesso schema anche in occasione delle prossime elezioni in Campania. Anche dalle parti di Napoli incassare liste favorevoli per non venire travolti e diventare un partito insignificante. Sembra difficile però che il Pd possa barattare poltrone anche lì senza altre contro partite. E senza che le contro partite siano immediate. Tanto più che la nomina di Ruffini dovrà cadere prima del 31 gennaio e il resto avviene dopo. Visto come Renzi si è comportato con Enrico Letta , la mossa di Gualtieri rischia di essere una fregatura. Chi garantirà al piddino che una volta incassata la nomina di Ruffini, Renzi mantenga la promessa? È ovviamente una domanda retorica.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
Continua a leggereRiduci