2025-11-06
«In Nigeria il genocidio dei cristiani che il mondo finge di non vedere»
Mirko Mussetti («Limes»): «Trump ha smosso le acque, ma lo status quo conviene a tutti».Le parole del presidente statunitense su un possibile intervento militare in Nigeria in difesa dei cristiani perseguitati, convertiti a forza, rapiti e uccisi dai gruppi fondamentalisti islamici che agiscono nel Paese africano hanno riportato l’attenzione del mondo su un problema spesso dimenticato. Le persecuzioni dei cristiani In Nigeria e negli Stati del Sahel vanno avanti ormai da molti anni e, stando ai dati raccolti dall’Associazione Open Doors, tra ottobre 2023 e settembre 2024 sono stati uccisi 3.300 cristiani nelle province settentrionali e centrali nigeriane a causa della loro fede. Tra il 2011 e il 2021 ben 41.152 cristiani hanno perso la vita per motivi legati alla fede, in Africa centrale un cristiano ha una probabilità 6,5 volte maggiore di essere ucciso e 5,1 volte maggiore di essere rapito rispetto a un musulmano.La Nigeria è un gigante economico e demografico con quasi 240 milioni di abitanti suddivisi a metà fra cristiani e musulmani, tranne una trascurabile percentuale di animisti nelle aree centrali. Il Nord è abitato dai Fulani e dagli Hausa, storicamente musulmani e che forniscono il bacino di arruolamento dei network del terrorismo internazionale che prolifera in Africa. L’Iswap (Islamic State of West Africa) è il braccio dello Stato islamico dedicato all’Africa occidentale e controlla grandi fasce di territorio soprattutto intorno al lago Ciad al confine fra Nigeria, Camerun e appunto Ciad. Anche Al Qaeda nelle ultime settimane è riuscita a colpire in Nigeria, prendendo di mira alcuni villaggi abitati da cristiani attraverso Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani). Abuja è anche la patria di Boko Haram, gruppo terrorista nato nel 2002 e dal 2015 alleato dello Stato islamico, per poi tornare indipendente e occupare alcune zone nel Nord nigeriano. Boko Haram è stato fondato da Abubakar Shekau, un pazzo visionario ucciso in uno scontro con lo Stato islamico nel 2021, che nel nome aveva voluto fondere la parola araba Haram (proibito) con la parola Boko (educazione occidentale). Boko Haram per anni è stato il movimento più letale e sanguinario e aveva nel suo statuto la distruzione del mondo cristiano. «Nei media c’è pochissima attenzione a quello che accade in Nigeria, nonostante il cristianesimo sia la religione più discriminata in questo momento», spiega Mirko Mussetti della rivista di geopolitica Limes, «il Nord del Paese è fuori controllo e da quelle province attaccano anche il confinante Ciad. Non mi stupisce che subito dopo le dichiarazioni di Donald Trump, il Ciad abbia deciso di chiudere il confine con la Nigeria e schierare l’esercito per evitare infiltrazioni terroristiche. Come lo Stato vicino anche il Ciad è diviso quasi a metà fra cristiani e musulmani e rischia di diventare la frontiera di una vera e propria guerra di religione. I cristiani non reagiscono a questa violenza e sono la preda più facile: molte volte abbiamo visto intere classi, soprattutto di bambine, rapite dai jihadisti e convertite a forza. Oggi non si può più negare che ci sia un genocidio dei cristiani in Nigeria». Parole significative di una tragedia in corso che vede in ballo grandi interessi sia geopolitici che economici, perché i cristiani vengono cacciati dalla loro terra che viene occupata dalle tribù musulmane arruolate dai jihadisti che così prendono il controllo delle vie carovaniere dove trasportano verso il Mediterraneo armi, droga e migranti. «Gli interessi economici sono sicuramente importanti», continua Mussetti, «la Nigeria ha ancora un enorme potenziale petrolifero, ma gli Stati Uniti non vogliono che esca dalla sua sfera di influenza e finisca nelle mani di russi o cinesi. L’attuale presidente nigeriano Bola Tinubu minimizza il problema dei cristiani per evitare uno scontro con i musulmani del suo Paese e anche perché lui stesso è un musulmano. Le dichiarazioni di Trump hanno mosso almeno le acque nel Paese africano, anche se dubito che ci sarà un intervento militare statunitense».
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.