2021-09-21
In prima fila negli stupri di gruppo: l’invasione degli afgani spaventa l’Ue
La maggior parte dei rifugiati arrivati in Europa durante la crisi del 2015 non si è mai inserita nella società. In Germania costituiscono appena lo 0,3% della popolazione, ma nel 2018 hanno compiuto il 6% delle violenze.Il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan provocherà secondo molti analisti un'ondata di immigrati che proveranno a raggiungere l'Europa. Le autorità di sicurezza delle principali cancellerie europee sono in allerta ormai da settimane e si tengono di continuo riunioni dedicate al tema. Di quante persone parliamo? Pochi dubbi sul fatto che a tentare la fuga dall'Afghanistan - sta già succedendo - saranno centinaia di migliaia di persone così come sappiamo che sono milioni coloro che vorrebbero andarsene dal Paese nuovamente sprofondato nel medioevo talebano. L'afflusso di migranti e rifugiati afghani non è un fenomeno nuovo a causa della durata e dell'asprezza del conflitto. L'Afghanistan è il primo Paese d'origine delle migrazioni internazionali dal 1979 al 2013 - anno in cui la Siria ha preso il comando in questa classifica - e avrà più di 2,6 milioni di rifugiati alla fine del 2020 (rispetto ai 6,7 milioni della Siria e ai 4 milioni del Venezuela), e più di 550.000 sfollati interni che sono stati costretti a fuggire dalle varie conseguenze del conflitto. Tuttavia, l'Unione europea è interessata solo marginalmente da questa migrazione forzata di afgani all'estero: solo 47.000 richieste afgane di protezione (domande di asilo) sono state registrate nel 2017 e nel 2018, cifra che aumenterà leggermente nel 2019 (61.000) ma è minima rispetto ai 2,2 milioni di rifugiati in Pakistan e Iran. La distribuzione di queste persone è disuguale in Europa: nel 2019, Germania, Francia e Grecia hanno registrato rispettivamente 11.000, 12.000 e 23.000 domande di asilo afgane, mentre Italia e Spagna ne hanno registrate solo 600 e 130 (dati Eurostat). Inoltre, dal 2018 l'Afghanistan è il primo Paese d'origine delle domande d'asilo in Francia come è evidenziato negli ultimi Rapporti d'attività dell'Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (Ofpra). Nel 2020, la Francia ha protetto l'80% degli afghani che hanno chiesto asilo, mentre il tasso medio di protezione per tutte le nazionalità messe insieme era inferiore al 25% (Cour nationale du droit d'asile, Cnda, Rapport d'activité 2020). Per tornare alla prossima ondata migratoria occorre ricordare che dal 2015, secondo le stime dell'Unione Europea, circa 570.000 afghani, e quasi solo giovani uomini, hanno chiesto asilo nei Paesi dell'Unione. Sempre guardando i numeri scopriamo che nel 2020 l'Afghanistan è stato il secondo Paese con il maggior numero di richiedenti asilo dopo la Siria. E dove sono andati? Moltissimi in Germania, visto che dal 2010 sono più di 271.805 gli afgani che vi hanno trovato rifugio; 40.000 in Austria mentre gli altri hanno trovato asilo un po' ovunque: Belgio, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Ungheria, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Portogallo, Serbia, Spagna, Svizzera e Svezia. E in Italia? Fino all'ultima crisi gli afgani nel nostro Paese erano 11.121, ai quali ora si aggiungeranno i 4.890 cittadini afgani evacuati da Kabul, tra i quali 2.136 uomini, 1.301 donne e 453 bambini. E com'è andato il processo di integrazione dei cittadini afgani accolti alle stazioni ferroviarie dalla popolazione con tanto di cartelli di benvenuto? Bene ma non benissimo visto che in alcuni Paesi europei i rifugiati maschi afgani, per molti dei quali è stata a dir poco difficile l'assimilazione o l'integrazione nella società europea, hanno commesso, negli ultimi anni, centinaia, forse migliaia, di aggressioni sessuali contro donne e ragazze europee e moltissimi altri gravi reati compreso il terrorismo: il 18 luglio 2016 nella cittadina bavarese di Würzburg un diciassettenne afghano salì su un treno locale armato di ascia e coltelli, urlando «Allahu akhbar», ferì quattro passeggeri, prima di essere ucciso dalla polizia. Mentre a Lione (Francia) il 31 agosto 2019 un afgano richiedente asilo di 33 anni attaccò la folla armato di coltello. Un ragazzo di 19 anni morì, nove persone rimasero ferite e la lista potrebbe continuare. A proposito di stupri in Germania: nel 2020 secondo l'Ufficio federale di polizia criminale sono stati commessi 704 stupri di gruppo (nel 2019 erano 710, nel 2018 solo leggermente meno, 659) e qui gli afgani sono rappresentati in modo sproporzionato se misurato dalla loro piccola percentuale di popolazione (0,3 percento). Nel 2018, il 6% dei sospetti che hanno commesso uno stupro durante la procedura di asilo era afgano. Come detto, impossibile o quasi avere dati aggiornati perché il mantra che vige nelle cancellerie è: «Non è vero che la criminalità è aumentata con l'arrivo dei migranti», salvo poi doversi contraddire clamorosamente come emerso da uno studio del 2017 del ministero della Famiglia tedesco, saldamente nelle mani del Partito socialdemocratico. Lo studio rivelava una chiara correlazione tra l'aumento della criminalità e l'arrivo dei profughi nel Paese ed in particolare in bassa Sassonia, cuore pulsante della Germania, dove tra il 2007 e il 2014, così come nel resto della nazione, si registrava una continua diminuzione degli atti violenti, pari al 21,9% per l'intero periodo. Poi la tendenza è stata interrotta nel 2015, anno in cui Angela Merkel «ha aperto le porte ai rifugiati». Infatti, nel 2015 c'è stato un improvviso aumento della criminalità del 10,4%, attribuito al 92,1% ai rifugiati. Da quel momento sull'argomento è calato il silenzio. In ogni caso la luna di miele tra la classe politica e i rifugiati è finita anche in Germania, come testimoniano le parole di Paul Ziemiak, segretario generale dell'Unione cristiano-democratica (Cdu) di Angela Merkel: «Ci è chiaro che quanto accaduto nel 2015 non deve ripetersi. Non riusciremo a risolvere la questione dell'Afghanistan con la migrazione in Germania». A Ziemiak ha fatto eco il ministro degli Interni austriaco, Karl Nehammer, in una dichiarazione congiunta con il ministro degli Esteri Alexander Schallenberg: «Gli afgani presenti illegalmente in Austria vengano estradati nei Paesi islamici, ora che, secondo il diritto dell'Ue, non possono essere rimpatriati in Afghanistan». Ha poi aggiunto: «Se le espulsioni non sono più possibili a causa delle restrizioni imposteci dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, devono essere prese in considerazione delle alternative. I centri di espulsione nella regione intorno all'Afghanistan sarebbero una possibilità. Ciò richiede la forza e il sostegno della Commissione europea».L'arrivo in Europa di altre migliaia di afgani fa presagire notevoli sconvolgimenti sociali futuri che il cancelliere austriaco Sebastian Kurz vuole evitare a ogni costo: «È chiaro a tutti che la politica del 2015 sui rifugiati non può essere la soluzione, né per Kabul né per l'Unione europea. Con più di 44.000 afghani entrati nel nostro Paese in questi anni, l'Austria ospita già la quarta più grande comunità afgana nel mondo, se consideriamo la distribuzione di migranti per numero di abitanti». Per poi aggiungere che solo quest'anno «da noi sono arrivati circa 8.000 rifugiati, di cui un quinto da Kabul, attraverso la rotta balcanica tuttora aperta». E conclude: «La nostra posizione è realista: l'integrazione degli afghani è molto difficile e richiede un dispendio di energie che non possiamo permetterci».
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L’AIE cambia idea, niente picco di domanda. Tassonomia Ue, gas e nucleare restano. Stagione atlantica avara di uragani. La Germania chiede più quote di emissione. Cina in ritardo sul Net Zero. Maxi-diga in Etiopia.