2023-03-07
La Procura: «L’Iss gonfiò i costi dei tamponi»
Il presidente dell’ente, per avere fondi, tampinava Roberto Speranza, il cui capo di gabinetto gongolava: «Sta facendo molto per il ministro». Adesso, però, è indagato a Roma per truffa allo Stato: «Fece spendere 750 euro a esame, per l’ateneo di Padova ne bastavano 2,82».Non c’è niente di strano se un ente pubblico, in un periodo d’emergenza, chiede allo Stato un finanziamento per svolgere compiti eccezionali. È un male se, pur di ottenerlo, il suo presidente si comporta come una sorta di portavoce del ministro. Cioè, di un uomo di partito. Ancora peggio se poi impiega anche male i soldi.Nelle carte in mano alla Procura di Bergamo spunta un’ipotesi clamorosa: quella di «truffa ai danni dello Stato». Per questo capo d’imputazione, i magistrati di Roma, competenti sul caso, hanno inserito tra gli indagati Silvio Brusaferro, al vertice dell’Istituto superiore di sanità. La controversia riguarda l’esecuzione di 200 test Covid. Il 26 febbraio 2020, all’allora numero uno della Protezione civile, Angelo Borrelli, arriva una «sintesi delle risorse necessarie», tra le altre cose, per validare i risultati degli esami diagnostici. Una centralizzazione per la quale l’Iss non è attrezzato, decisa dal dicastero in contrasto «col principio di efficienza e chiarezza» e che, secondo la Gdf, determinerà «uno sfalsamento dei risultati dell’analisi». Per processare i primi 200 tamponi, l’Iss spende 150.000 euro: 750 euro l’uno. «Tenuto conto», recita il testo, «che l’Istituto ha una richiesta di circa 100 campioni al giorno, […] si chiedono risorse utili per l’effettuazione di almeno 800 test, pari a 600.000 euro lordi, nonché ulteriori risorse per la manutenzione straordinaria e il rinnovo delle attrezzature […], pari a 100.000 euro lordi». Gli inquirenti si sono informati presso l’Azienda ospedale - Università di Padova, «la quale ha, innanzitutto, comunicato che nel febbraio/marzo 2020», quindi nei giorni in cui l’Iss invocava lo stanziamento, «veniva prevalentemente usato un tipo di test, con metodo 384». E che inoltre ha precisato «che il costo industriale unitario era pari, allora, a euro 2,82». Com’è possibile? Per un esame da meno di 3 euro, l’ente di Brusaferro ne ha spesi 750? Svolgeva forse un tipo diverso di analisi? Più sofisticata e più onerosa? Basterebbe questo a giustificare un simile balzo del prezzo? Sono interrogativi sui quali chi sta indagando dovrà fare chiarezza. Anche per stabilire se la potenziale malversazione abbia riguardato solamente i primi 200 tamponi, o se il presunto spreco si sia ripetuto altre volte.Dalla risposta a quelle domande dipende pure l’interpretazione che bisogna dare ai frequenti scambi, via chat, tra Brusaferro e Roberto Speranza. Il capo dell’Iss tampinava il ministro per far destinare denaro al proprio ente. E, magari nella speranza di conseguire la contropartita, si mostrava disponibile ad assecondare i desiderata del leader di Articolo uno. Se il punto era conferire all’istituto le dotazioni finanziarie indispensabili, nulla da eccepire. Rimane censurabile la condiscendenza verso il principale di lungotevere Ripa. Una macchia cui si aggiunge l’ombra del cattivo impiego dei soldi.Il corteggiamento del titolare del dicastero era partito praticamente in concomitanza con la dichiarazione dello stato d’emergenza. Il 31 gennaio 2020, l’ufficio di presidenza dell’Iss invia a Brusaferro una «richiesta di finanziamento» già inoltrata a Speranza. Per acquistare e aggiornare le «apparecchiature scientifiche», l’istituto di viale Regina Elena reclama 2 milioni di euro. Pian piano, il pressing si fa asfissiante.Il 4 marzo 2020, il prof Vincenzo Antonelli, della Cattolica, consegna a Brusaferro una bozza di articolo di legge, che destina 4 milioni al personale dell’Iss e 150.000 euro alle indennità di chi «svolge attività di prevenzione e controllo delle epidemie e delle infezioni». Due giorni dopo, reduce dalla conferenza stampa in cui sposa la linea Speranza sulla chiusura delle scuole - definita un «sacrificio necessario» - Brusaferro scrive al ministro: «Scusa come sta andando il tema risorse Iss? Si riesce a includere il tutto?». L’ex assessore di Potenza promette: «Resistono ma troveremo modo. C’è un ok politico. Dobbiamo capire se strutturale o sei mesi». «Grazie di cuore», replica il presidente dell’istituto, aggiungendo tuttavia: «Meglio strutturale anche per organizzare un sistema stabile partendo da questa esperienza». Brusaferro resta in ansiosa attesa. Il giorno seguente torna alla carica: «Scusa è stato cassato il testo per Iss definitivamente? Ci sono margini?». Speranza lo rassicura: «No. Le spese strutturali. Non solo per un anno vanno mercoledì ma siccome la cifra è piccola proviamo a recuperarla già oggi». Qualche risultato concreto arriva il 13 marzo, quando Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto del ministro, invia al professore un file Word, nel quale all’attività dell’Iss viene attribuita «natura di servizio pubblico essenziale». Il 16 marzo, Brusaferro comunica la personale gratitudine al ministro: «Grazie per la battaglia sulle risorse». «Il minimo», commenta Speranza.L’opera di persuasione va avanti fino a giugno. Il 14, il capo dell’Iss contatta il politico lucano per spingere un emendamento che incrementa il portafoglio dell’ente. Ventiquattr’ore più tardi, insiste: «Hai notizie?». Speranza, stavolta, replica seccamente: «No». Due giorni dopo lo ragguaglia lo stesso Brusaferro: «Mi dicono che sia all’esame della commissione bilancio». Poi lo informa: il Mef «mi pare sostenga la proposta». Il ministro non si prodiga, benché lo scienziato abbia spalleggiato ogni sua decisione politica. Addirittura, ad aprile Speranza lo invita a «non dare troppe aspettative positive», così che si possano «mantenere misure restrittive». Brusaferro prende nota. Il 7 aprile, domanda: «Glielo diciamo? Che prevediamo sempre la chiusura?». «Sì. Chiaramente». Chiaramente: è quella l’unica strategia di un governo pasticcione. Meno di un mese prima, Zaccardi aveva lisciato Brusaferro: «Spero lei si renda conto di costa sta facendo per il ministro». Ecco: il professore lavorava per Speranza, o per il bene degli italiani?