2024-10-03
Piantedosi e toghe stoppano il corteo I pro Pal marciano lo stesso su Roma
Attivisti pro Palestina in corteo (Ansa)
Aumenta la tensione per l’anniversario dell’attentato di Hamas, che sarà «celebrato» dai collettivi sabato 5 con il raduno vietato dal questore e bocciato dal Tar. Amnesty con gli antisionisti. Mantovano: «Reggeremo»L’anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre si avvicina come una tempesta annunciata. Il governo ha già preso posizione: vietate le manifestazioni pro-Palestina previste per il 5 ottobre. Ma il divieto, più che dissuadere, sembra essere diventato la miccia per nuove tensioni. I Giovani palestinesi annunciano che scenderanno in piazza comunque, sfidando apertamente l’ordine della questura.Ma non è solo una questione di piazza. Le aule universitarie, focolai di dibattito e contestazione, coincidenza, si preparano ad accogliere un evento considerato ad alto rischio. Alla Sapienza, già teatro di scontri in passato, il collettivo Cambiare rotta ha organizzato per lunedì 7 un incontro dal titolo inequivocabile: «Palestina, le radici del genocidio, gli orizzonti della lotta». Tra gli ospiti, un nome che pesa come un macigno: Leila Khaled, icona della lotta palestinese, ex terrorista del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, celebre per due dirottamenti aerei, nel 1969 e nel 1970. Una foto, che la ritrae con il fucile mitragliatore preferito dai terroristi, l’AK-47, in pugno e la kefiah, è diventata simbolo di un’epoca violenta. Già nel 2017, in occasione di un incontro sulle donne in lotta per la Palestina al quale era stata invitata, fu bloccata dalle autorità italiane e rispedita in Giordania. Ma questa volta l’aula è stata concessa ufficialmente e la presenza dell’ex combattente non passerà inosservata. Stando al regolamento di ateneo, a richiedere la sala deve essere un docente. Non è detto che l’autorizzazione sia stata chiesta dal professore Giovanni Ruocco, che insegna pensiero politico della colonizzazione e della decolonizzazione. Ma è certo che tra i relatori sia l’unico della Sapienza. E con Khaled e Ruocco saliranno in cattedra anche Miriam Abu Samra, una ricercatrice e attivista italo-palestinese, tra i fondatori del Palestinian youth movement, Francesca Farruggia dell’istituto di ricerche internazionali Archivio disarmo e Sergio Cararo, giornalista di Contropiano, un giornale online che si definisce «comunista».Roma non è nuova alle tensioni. Già lo scorso anno i cortei pro Palestina avevano infiammato le strade, con occupazioni nelle università e scontri con le forze dell’ordine. E questa volta l’iniziativa in piazza è stata annunciata con un incipit inquietante: «Il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione, non è una ricorrenza». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha precisato la linea del governo: il diritto a manifestare è sacrosanto, ma non si può tollerare la glorificazione di un eccidio. Il riferimento, nemmeno troppo velato, è a quei movimenti che guardano al 7 ottobre come a un simbolo di resistenza. La macchina della sicurezza è già in moto in vista dei cortei previsti per sabato 5. L’ordine pubblico sarà al centro delle attenzioni, con le zone di Ostiense ed Esquilino presidiate fin dalle prime ore del mattino. Roma si prepara a vivere una giornata che potrebbe segnare una nuova fase di conflitto con i movimenti antagonisti. E non solo. Dietro il divieto della questura c’è la necessità di garantire la sicurezza pubblica, ma per gli ultrà della Palestina si tratta di un atto politico.Il comunicato dei Giovani palestinesi d’Italia è duro: «È il nostro movimento, non Tel Aviv, che viene fermato». Le accuse di complicità tra governo italiano e Israele si fanno pesanti e non risparmiano critiche neppure al Decreto sicurezza che, nelle parole degli attivisti, è pensato per reprimere ogni forma di dissenso. L’annuncio del corteo, invece, era questo: «Il 5 ottobre scendiamo in piazza a Roma per una manifestazione nazionale, per sostenere il popolo palestinese e il suo movimento di liberazione nazionale, per onorare gli oltre 40.000 martiri di Gaza e i suoi combattenti che da un anno lottano senza tregua, per onorare tutta la Palestina che resiste e insorge contro l’invasore e il suo Stato coloniale». Quanto basta per allertare le autorità, che considerano l’iniziativa una potenziale scintilla per un autunno caldo.Un concetto ribadito dai giudici del Tar del Lazio che hanno respinto il ricorso presentato dai promotori delle manifestazioni pro Palestina: «Un pericolo per l’ordine pubblico risulta, allo stato, confermato dagli stessi articoli di giornale prodotti dai ricorrenti e, in particolare, dai commenti ivi riportati in riferimento alla manifestazione e alla data prescelta per l’evento» e che nel provvedimento di divieto non è «manifestatamente irragionevole la valutazione operata dall’autorità amministrativa».«Le autorità di pubblica sicurezza hanno il dovere di agire in modo preventivo quando esiste il rischio che una manifestazione possa incitare a violenze o esaltare stragi ed eccidi, come evidenziato dalle preoccupazioni esposte dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi», ha sottolineato Enzo Letizia, segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia. Resta da capire se, dopo la decisione del Tar, gli organizzatori del corteo faranno un passo indietro. Di certo hanno incassato il sostegno di Amnesty Italia, che rivendica: «Il diritto di protesta è protetto da diverse disposizioni sui diritti umani e in particolare dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione». Parole rilanciate subito dai Giovani palestinesi sul loro profilo Instagram. Probabilmente la voglia di tentare un’aggregazione a Piazzale Ostiense c’è ancora.Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, però, annuncia: «Il sistema di sicurezza italiano è tra i migliori al mondo. Reggeremo anche questa prova».
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