2024-05-11
Femministe e collettivi pro aborto tentano di zittire anche Bergoglio
Un corteo cerca di sfondare i cordoni di sicurezza mentre il Papa parla agli Stati generali della natalità: «Mancano bambini a causa dell’egoismo. I contraccettivi impediscono la vita». Feriti lievi negli scontri.Voi chiamatelo dissenso. Voi che avete piantato le tende nei talk show e su X, continuate pure a giustificare, innalzare, deificare tutti i compagni che sbagliano scambiando allegramente la violenza per dissenso. Anche dove si parla di neonati. Non si è ancora spenta l’eco della censura «democratica» alle parole del ministro Eugenia Roccella che i meravigliosi collettivi studenteschi romani più le meravigliose associazioni femministe hanno tentato di assaltare gli Stati generali della natalità dove parlava papa Francesco. Volevano zittire non solo un Pontefice, ma il loro Pontefice, colui che in questi anni ha sposato tutte le loro battaglie di facciata (pacifismo arcobaleno, ecologismo lunare, ultime e penultime generazioni) tranne ovviamente l’aborto come valore supremo. È stato sufficiente che il Santo Padre si permettesse di argomentare di calo delle nascite (quest’anno in Italia i 379.000 nuovi nati sono un record negativo), di necessità di invertire la tendenza per tornare a «elevare a dono l’arrivo di un figlio» che nelle vicinanze dell’Auditorium di via Conciliazione a Roma si è scatenato l’inferno. Duecentocinquanta fanatici (con in testa il collettivo Aracne) hanno tentato di metterlo a tacere, di sfondare il cordone di polizia che doverosamente proteggeva Jorge Bergoglio. «La vostra repressione non spegnerà la nostra rabbia», urlavano i pacifisti a giorni alterni, amorevolmente coccolati dalla sinistra che li guida e li strumentalizza con il suo silenzio peloso. Il blitz è andato a vuoto e durante le cariche di alleggerimento è volata qualche sacrosanta manganellata: due agenti e cinque facinorosi sono finiti all’ospedale Santo Spirito (solo per controlli), un esagitato è stato fermato. Questa volta il bersaglio non era il governo - è stato bruciato il «pericoloso» programma Educare alle relazioni del ministro Giuseppe Valditara - ma il Papa e i suoi insegnamenti. Tutto perché i presunti detentori del pensiero unico continuano ad avere un’idea di dialogo da assemblea liceale ai tempi di Mario Capanna: loro a scandire pensieri lobotomizzati, tutti gli altri zitti ad ascoltare.Allora si può provare a censurare anche un pontefice, riprodurre nel 2024 la vergogna intellettuale del bavaglio a papa Ratzinger alla La Sapienza nel 2008, quando gli studenti supportati da un nutrito gruppo di intellettuali postmarxisti (c’era pure il fisico Giorgio Parisi, poi premio Nobel) di fatto cacciarono Benedetto XVI. Il clima tossico si ripropone: la carne da cannone in piazza e i cattivi maestri del nichilismo progressista in cattedra e in Tv. Ma se quella veste bianca era in odore di conservatorismo, questo è il loro Papa, spesso pronto ad abbracciare istanze care ai dem. Stesso trattamento, stessa violenza nascosta dietro la melassa dei diritti negati. Questa volta è andata male, papa Francesco ha parlato senza il loro permesso. E ha ribadito concetti fondamentali in un Paese democratico occidentale con solide radici cristiane. «La vita umana è un dono, non un problema. Quindi è importante promuovere la natalità con realismo, lungimiranza, coraggio. Il problema vero è l’egoismo che rende sordi alla voce di Dio e che anestetizza il cuore, fa vivere di cose, senza più capire per cosa. Siamo vittime del delirio di un materialismo sfrenato». In alcuni momenti il Pontefice ha alzato la voce, quasi per farsi sentire dal rumore di fondo che arrivava da fuori, dove il discorso era protetto dalla celere in assetto antisommossa.«Non mancano cagnolini e gatti, questi non mancano. Mancano i figli. E la loro assenza non dipende da quanti siamo al mondo, ma dall’egoismo, dal consumismo, dall’individualismo, che rendono le persone sazie, sole e infelici». Una stilettata non nuova, che ripercorre la via di un pensiero consolidato: Bergoglio non accetta che l’animalismo sostituisca la natalità. E tempo fa, quando vide che da una carrozzina da benedire faceva capolino un cane, si rabbuiò platealmente. Vale la pena approfondire il concetto: «Il nostro esserci non è frutto del caso, Dio ci ha voluti, ha un progetto grande e unico su ciascuno di noi, nessuno escluso. È importante incontrarsi e lavorare insieme per promuovere la natalità con realismo, lungimiranza e coraggio». Per questo invita a «non nascondere i nonni, a non scartarli» e poi sollecita le madri «a non dover scegliere fra lavoro e cura dei figli».La denatalità colpisce un’Europa sazia e conformista, rappresentata in modo plastico dagli automi mandati in piazza a chiedere libertà di affittare l’utero, di suicidarsi per un capriccio, di uccidere e di morire perché lo pretende un’élite dominata dal materialismo. Il Papa non demorde e chiama in causa indirettamente gli euroburocrati senza orizzonti morali: «Il Vecchio continente si trasforma sempre più in un continente vecchio, stanco, rassegnato. Così impegnato a esorcizzare le solitudini e le angosce da non sapere più gustare, nella civiltà del dono, la vera bellezza della vita». Alla fine sottolinea che oggi è più redditizio investire in armi e contraccettivi, concludendo: «Che futuro si spera? È brutto». Se quei 250 fanatici l’avessero ascoltato avrebbero imparato qualcosa. Peccato.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
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