2024-03-28
Privilegi alle toghe sul porto d’armi
Nicola Gratteri (Imagoeconomica)
I magistrati possono girare con la pistola senza chiedere licenze e seguire corsi. Nicola Gratteri contro l’esame psicoattitudinale: «Allora facciamo narcotest ai politici».I magistrati non ci stanno a essere sottoposti ai test psicoattitudinali che il governo Meloni vuole introdurre, e continuano, insieme con l’opposizione, a sparare bordate contro il provvedimento varato dal Consiglio dei ministri.Intanto, in un’intervista a Repubblica, Gian Luigi Gatta, professore ordinario di diritto penale all’Università statale di Milano, ha svelato un ulteriore privilegio di cui godono i magistrati sconosciuto al grande pubblico. Le toghe, infatti, hanno il diritto di andare in giro con una pistola, per difesa personale, senza dover richiedere il porto d’armi. Quindi, senza la presentazione di alcun tipo di documentazione medica che attesti, anche qui, l’idoneità psicofisica, richiesta invece ai comuni cittadini. E senza nessun addestramento all’uso della pistola che possono avere con loro, e potenzialmente usare, in mezzo alla gente. La norma, che ricorda da vicino la tanto criticata libera vendita di armi in vigore negli Stati Uniti, è figlia degli attentati subiti dai magistrati durante gli Anni di piombo, è in vigore dal 1990 e prevede che a tutti i «magistrati dell’ordine giudiziario, anche se temporaneamente collocati fuori del ruolo organico», sia consentito «ai soli fini della difesa personale», il «porto d’armi senza la licenza». In pratica, qualsiasi magistrato, tranne i giudici onorari, può entrare in un’armeria, acquistare un’arma, portarla con sé e usarla per difesa personale. Un privilegio che non è concesso, salvo rare eccezioni, neanche agli appartenenti alle Forze dell’ordine, che però sono sottoposti a test psicoattitudinali periodici. Intanto, ieri, all’elenco di magistrati che hanno preso posizione contro la norma, si è aggiunto il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri. A margine di una conferenza stampa, Gratteri ha commentato il provvedimento in modo provocatorio e vagamente allusivo: «Test psicoattitudinali per i magistrati? A allora facciamoli anche per chi ha responsabilità di governo e della cosa pubblica in generale. E facciamo anche i narcotest e gli alcoltest. Perché chi usa stupefacenti non solo fa ragionamenti alterati ma può anche essere sotto ricatto». E anche dall’opposizione non sono mancati gli attacchi, a partire dal capogruppo del Partito democratico in commissione Giustizia di Montecitorio, Federico Gianassi, che in una nota ha dichiarato: «In materia di giustizia servono investimenti e assunzioni, non continue prove di forza dettate da settarismo ideologico che alimentano scontri, suscitano preoccupazioni e dimenticano cittadini e imprese, ai quali invece il sistema dovrebbe dedicare ogni energia». Mentre per il leader di Azione, Carlo Calenda, i test psicoattitudinali sono «l’ennesima boutade». Ma dal governo arriva, tramite le parole del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, una mano tesa alle toghe: «Mi spiace che l’Anm (Associazione nazionale magistrati, ndr) giudichi tutto in maniera preventiva. Io dico che se fossi candidato a fare il carabiniere o il Vigile del fuoco non mi sottrarrei» ai test psicoattitudinali «perché sono un atto di trasparenza, non invasivi. Il magistrato, come i piloti e altri, ha responsabilità maggiori». Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato, ha invece ricordato che «i test psicoattitudinali per i magistrati sono già previsti in altri Stati europei, come Austria, Germania e Olanda, che non sono certamente paesi liberticidi o illiberali». Per questo, secondo il senatore forzista, che dal 2014 al 2018 ha fatto parte del Consiglio superiore della magistratura, «certe reazioni, quasi da lesa maestà, da parte della magistratura associata nei confronti dell’iniziativa del ministro Nordio» sono da considerare «decisamente esagerate e pretestuose».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)