2020-08-28
Primo sì alla banda larga di Tim e Cdp. Sul 5G a Huawei sarà resa dei conti
Wang Yi e Luigi Di Maio (Ansa)
Vertice governo-maggioranza, ok alla rete unica. Nella partita il fondo a stelle e strisce Kkr, incompatibile col Dragone. Incredibile Beppe Grillo: ospita sul suo blog un'intemerata contro l'«irresponsabilità statunitense».Passo avanti verso la nascita di una società che gestirà la rete unica a banda ultralarga in Italia. Il via libera unanime al percorso individuato fra Cdp e Tim per la costituzione della società che gestirà le infrastrutture della rete unica a banda larga è arrivato durante un vertice di maggioranza.All'incontro era presente l'ad di Cdp, Fabrizio Palermo, che ha illustrato i contenuti della trattativa al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, a quello dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, quello per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano, quello della Giustizia Alfonso Bonafede, quello dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini e quello della Salute Roberto Speranza. Insieme a questo esponenti dell'esecutivo erano presenti anche il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando e il presidente della commissione finanze della Camera, Luigi Marattin.Sempre nella giornata di ieri Tim ha anche ufficializzato nuovi sviluppi nella creazione di FiberCop, il primo passo per arrivare poi alla società unica.Tiscali ha infatti siglato un memorandum di intesa con la telco guidata da Luigi Gubitosi per partecipare al veicolo di nuova costituzione (è attesa per lunedì 31 agosto in occasione del cda di Tim la decisione sull'offerta del fondo americano Kkr) aggiungendosi dunque a Fastweb, a cui andrebbe il 4,5% di partecipazione attraverso le attività in essere in FlashFiber (Tim deterrà il 58%, al fondo andrà il 37,5%).Nella nuova società andrà tutta la rete secondaria dell'ex monopolista, quello che viene definito l'ultimo miglio: tutta l'infrastruttura che in pratica passa dagli armadi presenti in strada e arriva nelle abitazioni degli utenti. L'ingresso del fondo di private equity americano Kkr, con ogni probabilità, potrebbe comportare automaticamente la fine di qualunque potenziale coinvolgimento da parte di un investitore cinese. Del resto, riesce molto difficile pensare che, soprattutto in una società che opera nel campo delle telecomunicazioni, possano convivere azionisti cinesi e americani. Inoltre, l'offerta di Kkr sulla nuova società prevede un investimento di 1,8 miliardi, una cifra a cui sarebbe molto difficile dire no. La questione è quindi legata a doppio nodo al Dpcm del 7 agosto scorso nel quale la presidenza del Consiglio ha deciso di permettere a Tim di utilizzare in Italia la tecnologia 5G di Huawei, avendo individuato misure di prevenzione dei rischi derivanti dall'utilizzo di apparati cinesi. La scelta dell'esecutivo, va ricordato, andava in chiaro contrasto con la passata decisione della stessa Tim di non utilizzare strumenti Huawei per la propria rete 5G. Se dunque il cda di Tim il prossimo 31 agosto approverà l'ingresso di Kkr, il problema dell'utilizzo di apparecchiature tlc delle Repubblica Popolare potrebbe svanire. Intanto ieri Palermo, durante l'incontro con l'esecutivo, ha sottolineato che la governance della società che controllerà la banda veloce in tutta Italia sarà prima di tutto garantista e offrirà parità di accesso a tutti gli operatori. Non a caso, a Tim andrà la maggioranza azionaria mentre Cassa Depositi e Prestiti avrà un più alto numero consiglieri all'interno del cda. Sarà invece Tim a scegliere il ceo dell'azienda d'accordo con Cdp. Al contrario il gruppo guidato da Palermo potrà nominare il presidente. Una volta che tutti i pezzi del puzzle saranno al loro posto, la nuova società che ieri ha ricevuto il benestare dal governo, potrebbe in futuro anche allargarsi e gestire la rete primaria, quella che dagli armadi arriva alle centrali. Il via libera di ieri è stato naturalmente salutato con grande approvazione dai ministri presenti all'incontro. «Il dialogo tra Tim e Cdp è il primo passo di un percorso verso una società delle reti e delle tecnologie a governance pubblica», ha scritto ieri su Facebook il ministro Patuanelli. «Si tratta di un passaggio essenziale per costruire il futuro delle infrastrutture digitali del nostro Paese che deve includere non solo la rete ma anche il 5G, il cloud e le tecnologie necessarie a sviluppare l'economia dei servizi digitali», ha detto il ministro Paola Pisano. Ma c'è anche chi non apprezza che potenziali investitori cinese rischino di essere messi alla porta. Lo provano le pesanti parole apparse sul blog di Beppe Grillo, dove Fabio Massimo Parenti, docente all'Istituto Internazionale Lorenzo de' Medici di Firenze, ha scritto un articolo intitolato «Cina-Ue-Italia: contenere l'irresponsabilità statunitense» che recita: «L'Italia, insieme all'Unione Europea, deve rivendicare la propria vocazione al multilateralismo ed evitare di seguire le campane “maccartiste" che di volta in volta gli Stati Uniti ripropongono al mondo, per i loro esclusivi interessi nazionali e calcoli strategici, oltre che elettorali. [...] Rafforzare i rapporti diplomatici Cina-Europa è più importante che mai per evitare gli esiti negativi di una nuova guerra fredda voluta e alimentata da Washington». In questa intemerata contro gli Stati Uniti cui dà rilievo il guru fondatore del primo partito in Parlamento, Washington è descritta come «una grande potenza incapace di promuovere pacificazione e stabilizzazione in un momento di crisi globale e incline ad alimentare il caos» che «non può in alcun modo essere legittimata».