2025-08-10
La prima grana del Papa è tedesca: diocesi divise sulle benedizioni gay
Papa Leone XIV (Getty Images)
Le linee guida diffuse dall’episcopato in Germania sono state considerate troppo spinte persino rispetto a «Fiducia supplicans», il documento del cardinale Tucho. E ora diversi vescovi si rifiutano di applicarle.Esce il nuovo regolamento vaticano sui contratti pubblici: segue le coordinate dettate da Francesco e punta ad accrescere la «trasparenza», eliminando i conflitti d’interessi.Lo speciale contiene due articoli.A tre mesi dalla sua elezione, papa Leone XIV si trova sul tavolo una questione urgente quanto spinosa: quella dell’ennesimo strappo da parte della Chiesa tedesca. Ci riferiamo agli effetti della pubblicazione, raccontati dal sito Silere non possum, di La benedizione dà forza all’amore, una guida data alle stampe lo scorso aprile e che sta generando serie spaccature in seno alla Chiesa cattolica teutonica. A dividere è il contenuto del documento che - elaborato dalla Conferenza episcopale tedesca (Dbk) insieme al Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) - disciplina le benedizioni di coppie, incluse quelle in «situazioni irregolari».La divisione ecclesiale è ben rappresentata dall’ordine sparso con cui le 27 diocesi tedesche stanno accogliendo tali linee guida: 11 tra, cui Limburg, Osnabrück e Treviri hanno espresso il loro appoggio esplicito; altre, come Essen, Rottenburg-Stoccarda, Dresda-Meißen e Hildesheim, hanno solo manifestato interesse; contrarie in modo netto, invece, almeno cinque diocesi, vale a dire Colonia, Eichstätt, Passavia e Ratisbona, Augusta. Proprio il vescovo di Augusta, monsignor Bertram Meier, ha enumerato più punti de La benedizione dà forza all’amore che si spingono perfino oltre Fiducia supplicans, documento del 2023 del Dicastero per la dottrina della Fede, recante quindi la firma del suo prefetto - il cardinale argentino Víctor Manuel Fernández - con cui si era aperto per la prima volta a una «benedizione lampo» e informale («di 10 o 15 secondi» ebbe poi a precisare, forse previo collaudo cronometrato, lo stesso Fernández) alle coppie gay.Ebbene, secondo Meier le nuove linee guida tedesche oltrepassano Fiducia supplicans, in almeno quattro aspetti: le differenti motivazioni per escludere le forme liturgiche, l’uso esplicito del termine «celebrazioni di una benedizione», l’estensione del contesto delle benedizioni ad esempio in occasione di matrimoni civili e, infine, la mancanza di un chiaro confine rispetto al matrimonio sacramentale. Insomma, il nuovo documento teutonico sarebbe un chiaro passo verso una «benedizione più ritualizzata» delle coppie irregolari. Oltre a quella di Meier si sono levate le voci di protesta dell’arcidiocesi di Colonia, a detta della quale la guida «va oltre le norme della Chiesa universale» e del gruppo Neuer Anfang, che a sua volta ha diffuso nota di protesta, accusando i promotori della guida di voler «legittimare consapevolmente celebrazioni di benedizione rituali e pianificate», in antitesi a Fiducia supplicans.Tutto ciò è degno di nota ma ha anche del paradossale. È infatti bizzarro che, per arginare il caos tedesco, si tiri in ballo - quasi fosse un testo conservatore - Fiducia supplicans, la cui pubblicazione ha suscitato un terremoto senza precedenti sotto il pontificato di papa Francesco. Giova a questo proposito rammentare le tante reazioni assai caute quando non apertamente contrarie, ora di gruppi di pastori ora di interi episcopati: dai vescovi africani a quelli olandesi, dai vescovi delle Antille francesi ai vescovi ucraini, da quelli spagnoli a quelli ungheresi. Perfino gli ambienti ecclesiali progressisti, assicurano esperti vaticanisti, apparivano «delusi» se non proprio da Fiducia supplicans quanto meno dal caos da essa generato.A tale proposito, era stata memorabile per compattezza la levata di scudi della Chiesa africana, la più contraria alle benedizioni Lgbt, levata di scuti e volontà di non applicare il documento così forti di aver dopo poco «ricevuto», quasi come lasciapassare, «il consenso di Sua Santità papa Francesco e di Sua Eminenza il cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede», come affermava da una nota ufficiale del cardinale Fridolin Ambongo Besungu, capofila di quel vigoroso dissenso pur essendo stato creato cardinale proprio da Jorge Mario Bergoglio.Ma torniamo ora a La benedizione dà forza all’amore. Come reagirà a quelle linee guida - e alle divergenze conseguenti - papa Robert Francis Prevost? Il fatto che sia stato eletto anche, per alcuni perfino soprattutto, per ricucire divisioni da tempo serpeggianti nella Chiesa - e che egli stesso ripeta spesso l’importanza del concetto di «unità» - lascia pensare che Leone XIV affronterà il dossier tedesco. Ma non è affatto detto che lo faccia dando il placet a certe derive. Anzi, ci sono precedenti che vanno in direzione opposta. Possiamo per esempio ricordare che nel febbraio 2024, da prefetto del Dicastero dei vescovi, Prevost firmò - con il Segretario di Stato il cardinale Pietro Parolin, e il già citato Fernández - una lettera proprio per chiedere ai vescovi tedeschi di fermare il progetto di un Comitato sinodale. Quindi è pressoché certo che al Papa le spinte in avanti tedesche non piacciano. Allo stesso modo, non è affatto pacifico che a Leone XIV vada così a genio Fiducia supplicans che pure, lo abbiamo visto, è ora invocato come argine a certe derive; prova ne sia che il 13 maggio scorso, intervistato su La Stampa, il cardinale del Lussemburgo, il progressista Jean-Claude Hollerich, se da un lato aveva definito «improbabile» che Prevost possa annullare gli insegnamenti di papa Francesco, dall’altro non aveva escluso che il documento Fiducia supplicans avrebbe potuto essere «riadattato» sotto il nuovo pontificato. Staremo a vedere, dunque, come il mite papa Leone XIV gestirà la partita tedesca. Ma chi si immagina benedizioni alle benedizioni, per così dire, rischia di restare deluso. Parecchio deluso.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/prima-grana-papa-benedizioni-gay-2673872989.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="leone-vara-il-suo-codice-degli-appalti" data-post-id="2673872989" data-published-at="1754828220" data-use-pagination="False"> Leone vara il suo codice degli appalti Passati i primi 100 giorni dall’elezione, tutti gli osservatori attenti hanno capito ormai che papa Leone è tutto fuorché un «venticello di primavera» o una «acqua cheta». Infatti, con la pacatezza che gli è connaturale sta agendo con impegno e in modo incisivo, per rettificare una vita cristiana che non era (e non è) ai massimi livelli quanto a intensità, brillantezza e moralità generale.In tal senso va letto, secondo noi, il «Decreto generale esecutivo», pubblicato ieri dalla Segreteria per l’Economia e contenente il Regolamento di attuazione della Lettera Apostolica sulle Norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.Lo scopo del dettagliatissimo Regolamento, suddiviso in 8 titoli e 52 articoli, è per Vatican news quello di favorire la «trasparenza, il controllo e la concorrenza» nelle gare di appalto che hanno il Vaticano e i suoi enti, come soggetto protagonista.Il decreto, firmato dal prefetto dell’Economia, l’economista laico spagnolo Maximino Caballero Ledo, si fonda sulla «Costituzione apostolica» Praedicate Evangelium, pubblicata da papa Francesco nel 2022 per coordinare meglio le attività dei Dicasteri della Curia Romana. Secondo la Pe spetta alla Segreteria per l’Economia sia formulare «linee guida, indirizzi, modelli e procedure in materia di appalti», sia adoperarsi per rendere «efficace e trasparente la gestione amministrativa, economica e finanziaria» (n. 216).Con il nuovo Regolamento si dà una svolta positiva a questi obiettivi di trasparenza e di giustizia, imponendo, a tutti i responsabili degli acquisti e delle gare di appalto, di seguire un’effettiva «parità di trattamento tra gli operatori economici» e una assoluta «non discriminazione tra gli offerenti». Anche per mettere in atto quei principi della Dottrina sociale della Chiesa che proprio Leone XIV sta riaffermando dallo scorso 8 maggio, rifacendosi anche nel nome a Leone XIII, il papa della Rerum novarum.Tutte le agenzie hanno sottolineato la volontà del Papa di «moralizzare» il campo minato delle compravendite da parte degli enti della Santa Sede, attraverso l’obbligo, ora più stringente per tutti gli operatori, di chiarire «i rapporti diretti e indiretti» tra le parti in causa. Ed evitando situazioni «da cui potrebbero risultare compromesse o diminuite la propria imparzialità o indipendenza», con l’imposizione di «astenersi» da tutte le operazioni finanziarie qualora risultasse che «in passato tra il funzionario» della Santa Sede e «il fornitore» di beni o servizi, ci siano stati «rapporti di collaborazione, anche se a tiolo gratuito».Sempre con lo scopo della trasparenza, il Regolamento impone di verificare «la documentazione amministrativa» degli «operatori economici» che abbiano presentato offerta di collaborazione con la Santa Sede e i suoi enti. Per valutare, da parte della «Commissione giudicatrice» nominata dalla stessa Segreteria per l’Economia su richiesta del «Responsabile del procedimento», la possibile «incompatibilità» di detti «operatori economici», come nel caso in cui emergessero rapporti pregressi tra le parti, «in ordine alla realizzazione dell’appalto».La Chiesa di papa Leone vuole dunque mostrarsi «evangelica» e persino esemplare, adottando una serie di riforme e criteri che, se in teoria esistono già nel comune diritto civile e commerciale, molto spesso restano lettera morta, specie nell’annosa situazione di «conflitto di interesse».Il decreto generale, contenente il nuovo Regolamento, con la pubblicazione sull’Osservatore Romano, entra in vigore da oggi, domenica 10 agosto.
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