2023-01-05
Il prezzo del gas cala (le bollette no) ma il tetto voluto dall’Ue non c’entra
Da metà dicembre la quotazione è scesa del 52%. I motivi: inverno mite, crollo della domanda industriale, condizioni dell’offerta. La tariffa del mercato tutelato è invece salita del 27%: diversi riferimenti e tempistiche.Continua a scendere il prezzo del gas sui mercati a termine. Ieri il future sulla piazza olandese del Ttf per il mese di febbraio ha toccato un minimo a 64 euro/MWh, portando il calo delle quotazioni a -52% da metà dicembre. La tariffa del mercato tutelato per il mese di dicembre è invece salita del 27%. Ciò a causa della differente modalità di aggiornamento, introdotta lo scorso luglio dall’autorità di settore, l’Arera, rispetto ai mercati a termine. L’attuale indicizzazione delle condizioni per il mercato tutelato fa infatti riferimento al mercato fisico giornaliero all’hub italiano, il Psv, che ha visto quotazioni ancora molto elevate per tutta la prima metà del mese di dicembre, più alte di quelle di novembre, con un calo graduale dei prezzi solo in corrispondenza dell’inizio delle festività.È un paradosso solo apparente, quindi, quello cui stiamo assistendo, dato dai diversi mercati di riferimento e dai differenti ambiti temporali. Va anche osservato che le condizioni stabilite dall’Arera per i clienti che non sono sul mercato libero si rivolgono a una fetta di utenti che è «tutelata» non in termini di prezzo, ma di controparte. Infatti, le condizioni per la fornitura nel servizio di tutela non sono una tariffa amministrata o «calmierata», ma fanno riferimento comunque a prezzi di mercato. Questo è imposto dalla liberalizzazione del settore, avviata dall’Unione europea ormai venticinque fa e che dovrebbe portare alla definitiva cancellazione della «tutela» dal 2024 per lasciare spazio al solo mercato libero.Vale la pena notare che i prezzi del gas a termine stanno scendendo per una combinazione di motivi, tre in particolare. Innanzitutto, un inverno mite come sin qui pochi se ne ricordano, con temperature quasi primaverili in ampie zone del continente. Questo abbassa drasticamente la domanda di gas per riscaldamento ed evita che si debba prelevare gas dagli stoccaggi, che così restano a buoni livelli e alleviano le preoccupazioni di dover reperire molto gas in estate per il nuovo riempimento. In sintesi, le alte temperature attuali contribuiscono a far scendere anche i prezzi del gas con consegna in primavera/estate. Il secondo motivo del calo dei prezzi è il generalizzato crollo della domanda di gas industriale, che nel 2022 in Italia ha fatto registrare un -15%, ma che nel mese di dicembre è stata attorno al -30%. Il calo dei consumi industriali non è legato al clima, ma ai prezzi alti che hanno costretto le imprese a diminuire i consumi, riducendo dunque l’output industriale per non produrre in perdita, come si evince dai dati Istat. Ci sono voluti prezzi molto alti per vedere una riduzione indotta della domanda, ma alla fine questa è arrivata. Al momento è difficile capire se e in quale misura i consumi energetici dell’industria riprenderanno, anche per l’aria di recessione che spira a settimane alterne.Il terzo motivo che guida il calo dei prezzi è dato dalle condizioni dell’offerta. Le temperature miti hanno infatti alleggerito la situazione del sistema elettrico francese, che, nonostante manchi tuttora di non meno di 10.000 megawatt di potenza da centrali nucleari, non ha subito sin qui particolari stress. Non c’è stato dunque bisogno, come invece si temeva in caso di freddo, di supplire con energia elettrica da centrali a gas (o con energia importata dall’Italia, che produce massimamente a gas). Inoltre, in Germania le condizioni di alta ventosità hanno fatto sì che gran parte del fabbisogno elettrico fosse soddisfatto da impianti eolici, diminuendo anche in questo caso la richiesta di integrazioni con centrali a gas. Infine, il gas arriva dai gasdotti senza problemi, le navi di Lng scaricano quanto ci si attendeva e al momento non ci sono particolari turbative in vista su questi flussi.Il tutto, naturalmente, può mutare da un momento all’altro, essendo il settore comunque ancora nel pieno di una crisi strutturale. Purtroppo, basta poco per riportare i prezzi in alto.Abbiamo parlato delle variabili fondamentali che muovono i prezzi. Tra queste, nonostante le invocazioni di molti tra politici e giornalisti, non figura il price cap inventato dall’Unione europea, che difetta della benché minima credibilità dal punto di vista dei fondamentali economici. Riassumiamo: dopo avere articolato negli anni un mercato continentale asimmetrico con un’offerta concentrata, a causa della miopia della Germania con i suoi gasdotti Nord Stream, l’Ue ha preteso di sostituire in pochi mesi i 150 miliardi di metri cubi di gas che importava dalla Russia con altro gas da altri fornitori. Questa ristrutturazione ha comportato costi esorbitanti e ha avuto impatti devastanti sull’inflazione, sulla crescita economica e sui debiti pubblici dei paesi core e periferici dell’eurozona.A un tale epocale disastro che affonda le radici in vent’anni di ideologia, Bruxelles pensa davvero di porre rimedio, anche solo parziale, introducendo un price cap che dovrebbe limitare l’oscillazione dei prezzi? Ed è pensabile che «il mercato» ci creda? O che, soprattutto, ci credano i cittadini? Questa è solo una rozza piegatura politica a meccanismi di mercato, una cosa che di solito finisce in un disastro. L’Unione europea ha giocato a fare l’apprendista stregone, ed il prezzo della sua ostinata visione ideologica ora è tutto sulle spalle dei cittadini.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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