2025-06-21
Pressioni di Arcuri sulle Dogane per le mascherine cinesi irregolari
Domenico Arcuri (Imagoeconomica)
La struttura commissariale scrisse all’Agenzia per far uscire dall’hangar di Malpensa i dispositivi. Poi sequestrati dai pm.Almeno una parte delle mascherine cinesi farlocche arrivate in Italia in piena emergenza Covid ottennero il via libera dall’Agenzia delle dogane e monopoli (Adm) dopo le pressioni della struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri. In un documento inedito visionato dalla Verità del 15 maggio 2020, a firma di Rinaldo Ventriglia, (ex comandante provinciale dei carabinieri di Imperia, scelto all’epoca da Arcuri per la gestione della logistica) si legge infatti l’accorato invito, firmato «per conto del commissario straordinario» all’Ufficio doganale Milano Malpensa «di voler procedere allo sdoganamento ed alla messa a disposizione di tali prodotti a favore per conto di questa Struttura Commissariale». I dispositivi in questione, «forniti dalla società Wenzhou light industrial products arts & crafts import & export co. ltd e Wenzhou moon ray», erano, come attesta il documento, «giacenti presso i vostri uffici doganali di Milano Malpensa» in attesa della «certificazione che attesti la conformità del prodotto rispetto alla vigente legislazione nazionale». Nella lettera della struttura commissariale segue poi l’elenco dei diversi Dpi cinesi in attesa di via libera che, scrive il collaboratore di Arcuri, «sono stati validati dal Comitato tecnico scientifico. […] Viene rimesso solo uno stralcio in quanto detti verbali sono stati secretati dalla Struttura». Al di là del burocratese, in estrema sintesi, a maggio 2020 il commissario straordinario all’emergenza chiese all’Adm un’accelerata sul via libera alle mascherine cinesi. E un nodo che, pochi mesi dopo, venne al pettine. Nell’ottobre del 2021, infatti, la Procura di Roma, sulla scia di quanto già fatto dai colleghi di Gorizia nei mesi precedenti, ordinò il sequestro di 161 milioni di mascherina fallate, nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria per la maxi fornitura da 1,2 miliardi di euro per gli 800 milioni di Dpi intermediata dal giornalista, poi deceduto, Mario Benotti. Tra queste, ci sono anche quelle che giacevano a Malpensa e che Arcuri spinse per distribuire a medici, forze dell’ordine e insegnanti. A dimostrarlo, è un’altra lettera della struttura commissariale inviata dopo l’ordine di sequestro, il 29 ottobre, indirizzata tra gli altri ai ministeri, polizia di Stato, Guardia di finanza, Adm, carabinieri, e federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), in cui si legge che «tenuto conto che parte delle mascherine oggetto di sequestro è stata nel tempo distribuita, si chiede di verificare se tale materiale è nelle disponibilità di codesti enti e, in tal caso, mettere in atto quanto necessario per evitare l’impiego dei manufatti in parola». Ovvero, la struttura guidata da Arcuri, dopo l’entrata in scena della Procura, chiede di restituire le mascherine farlocche agli enti a cui le distribuì, «entro 30 giorni». I dpi in questione sono elencati in un allegato alla lettera. Tra questi, figurano sei delle sette tipologie di mascherine Ffp2 per le quali Arcuri, un anno e mezzo prima, chiedeva il celere via libera alle Dogane. Distribuiti, come dicevamo, anche ai medici in corsia, come dimostra la missiva inviata il 3 novembre 2021 da Filippo Anelli, presidente del Fnomceo, agli Ordini dei medici. La comunicazione, con oggetto «sequestro mascherine», è eloquente: «Come vi è noto, la Fnomceo sottoscrisse una convenzione con il Commissario straordinario Domenico Arcuri, in merito alla fornitura, a titolo oneroso, di mascherine chirurgiche in favore della Fnomceo al fine di una distribuzione attraverso Ordini provinciali, associazioni o sindacati di categoria dei medici e degli odontoiatri. A riguardo, si precisa che relativamente alla tipologia di mascherine Ffp2, risultano oggetto di sequestro, tra le altre, le Ffp2-Wenzhou junyue bag making co.ltd, che la Convenzione aveva fatto oggetto di distribuzione. Tanto premesso, […] si chiede di verificare se tali dispositivi siano ancora giacenti presso gli Omceo che all’epoca ne fecero richiesta e, in tal caso, adoprarsi per evitare l’impiego dei dispositivi sottoposti a sequestro. Nel caso in cui, invece, il predetto materiale sia ancora nella disponibilità dell’Ordine, si chiede di comunicare, con urgenza, entro e non oltre il 10 novembre p.v. la quantità rinvenuta». Una corsa ai ripari per provare ad arginare i danni dell’immissione in commercio di milioni di mascherine non funzionanti. Va detto che, da quanto risulta dal decreto di sequestro emesso dalla Procura di Roma (che ad alcuni indagati ha contestato anche la frode in pubbliche forniture) a ottobre 2021, le mascherine citate nella lettera di Anelli avrebbero superato i test svolti proprio da Adm. Ma nell’esame chiesto dagli inquirenti di Gorizia alla Fonderie Mestieri di Torino, i dpi in questione erano stati stroncati: «Non risultano rispettati i requisiti previsti dalla normativa Uni En149.2001+A1 2009 per quanto attiene le sem1-maschere filtranti di nessuna classe. [ ...] Attenzione! Dispositivo molto pericoloso».Oltre che dalle carte visionate dalla Verità, lo sdoganamento delle mascherine irregolari è confermato anche dalla testimonianza, davanti alla commissione d’inchiesta sul Covid, di Maria Preiti, direttrice territoriale della Lombardia dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. La quale, mercoledì scorso, interrogata per quattro ore, ha ammesso che Adm sdoganò mascherine con marcatura Ce illegale, ma validate dal Cts. Preiti ha anche sottolineato che, su questi dispositivi, non sarebbero stati recuperati né Iva né dazi, pari ad almeno 288 milioni. «Saremmo, pertanto, di fronte a una amnistia di fatto, con buona pace delle ipotesi delittuose, dei soldi pubblici e della salute di chi doveva indossare quei dispositivi. Si configurerebbero danni erariali e alla salute su cui Fratelli d’Italia continuerà ad indagare, malgrado il continuo ostruzionismo della sinistra», il commento dei parlamentari di Fdi componenti della bicamerale.