Nelle sue 40.000 apparizioni televisive, Fiorella Pierobon, per molti anni popolare volto di Canale 5, non ha mai dimenticato una vocazione che fin da bambina portava nell’anima, quella per l’arte. Annunciatrice e conduttrice tv, dopo aver lasciato, nel 2003, il piccolo schermo, si è trasferita a Nizza, in Francia. Qui, a casa e nel suo atelier al 31 di rue Droite, la via degli artisti, realizza dipinti e sculture.
È nata a Somma Lombardo. Ma il suo cognome manifesta inequivocabili origini venete…
«Tecnicamente, sono nata a Somma Lombardo (Varese, ndr), nel senso che sono nata in quell’ospedale. I miei sono veneti, semo tuti de noialtri, ma sono originaria di Comabbio di Vergiate, nasco lì. Si spostarono dal Veneto prima in Piemonte e poi in Lombardia».
Il suo esordio in tv già a 17 anni con Tutto Uncinetto.
«Telealtomilanese, la prima televisione libera della Lombardia, aveva un programma, Pomofiore, poi andato su un’altra rete, Ciperita, condotto da Raffaele Pisu. Facevo la prima telepromozione, parlando del mensile Tutto Uncinetto. Questo nel 1977».
Da bambina e ragazzina, arte e tv erano già un interesse manifesto?
«Quello per l’arte di sicuro, perché alle elementari presi un premio dalla Regione Lombardia. Ma per la televisione assolutamente no, cantavo solo nei cori in chiesa…».
Pertanto com’è nata la sua avventura televisiva?
«Per puro caso, perché stavo assistendo al programma di cui dicevo prima, a Busto Arsizio, e lì mi notò il direttore della pubblicità, chiedendomi se volevo partecipare a questa trasmissione il venerdì sera. Risposi “perché no?” e da lì sono passata a Telenorditalia. La mattina le scalette, il pomeriggio gli annunci e la sera un programma in diretta… Poi alcuni rimasero senza lavoro. Il canale l’acquisì Berlusconi e allora ci siamo trasferiti a Milano, passai a Canale 51, poi a Italia 1 e poi a Canale 5, Superflash e Bis con Mike…»
Sul suo sito Web (fiorellapierobon.com) scrive: «Ho scelto di abbracciare una nuova vita, ritornando al mio primo amore, la pittura». La sua inclinazione per l’arte ha dato i suoi frutti…
«Sì. Dopo tanti anni il mio lavoro si era ridotto a pochi annunci giornalieri, trasmissioni non ce n’erano più da fare perché monopolizzate più o meno dalle stesse persone. Decisi di lasciare, ma non pensavo succedesse tutto questo. Mi sono trasferita nella casa che già avevo in Francia e iniziai a dipingere. Amici pittori mi hanno coinvolto in mostre collettive. Capii che c’era interesse. Decisi di aprire l’atelier e tutto mi è esploso tra le mani perché mai avrei pensato di arrivare in tutto il mondo con i miei lavori…».
Vive prevalentemente a Nizza?
«Ho sempre tenuto casa e residenza in Italia. A Nizza ho preso casa per poter lavorare. Non volevo cavalcare l’onda della notorietà e ho detto “faccio tutto in Francia… non mi conoscono… se entrano lo fanno solo perché interessati al mio lavoro”».
Le sue realizzazioni hanno ottenuto una quotazione ufficiale da Drouot, una sua opera è stata acquisita dal museo «Dino Zoli» di Forlì, è stata invitata alla 54ª Biennale di Venezia e molto altro...
«È gratificante. Ai primi tempi, quando la gente si fermava davanti all’atelier a guardare i miei lavori avevo un po’ d’imbarazzo perché sono cose personali, uno lavora e fa cose per sé stesso».
Cosa vuole esprimere?
«Ogni lavoro ha un momento. Il mio lavoro è principalmente astratto, ma ha anche qualcosa di figurativo. Metto il colore sulla tela e poi dipingo con le mani. Disegno come fosse una scultura».
«A Nizza», scrive, «ho potuto lavorare con serenità e in completo anonimato». Ai tempi della tv la notorietà aveva un prezzo da pagare?
«Non mi ha mai dato fastidio perché è l’affetto delle persone che ti seguono e ti stimano. Sono sempre stata la persona di casa, di famiglia. È ancora una gioia quando m’incontrano e si ricordano di me. C’erano però anche fan un po’ strani che ti aspettavano fuori dagli studi televisivi, e dovevi uscire dalla parte dietro. Alcuni mi hanno ossessionato per anni con convinzioni, tipo che siamo sposati, ecco, quelli fanno un po’ paura…».
Adesso è più tranquilla insomma…
«Ho un cognome, come il suo, che può ricordarne uno francese. Comunque, nell’atelier, l’ho messo di lato. Quello che si vede è soprattutto il lavoro e quindi una persona entra soltanto per questo motivo. I lavori più impegnativi li realizzo a casa».
Durante i suoi annunci si affacciavano personaggi famosi. Come Vianello e la Mondaini.
«Loro, in particolare, erano proprio amici, soprattutto lei, venivano anche a casa a trovarmi. Ho lavorato pure con Corrado, con Mike, con Sordi, Dorelli. Pressoché con tutti. Corrado era di una gentilezza d’altri tempi. Un’altra persona con cui ho avuto un bellissimo rapporto è stato Nino Manfredi, con la moglie».
Nel 1989, in una striscia, in pigiama presentava uno spezzone di un film e augurava la buonanotte.
«Quella era proprio una sponsorizzazione, per la camomilla Sogni d’oro. Il programma mio che ha avuto più successo, dando filo da torcere a Linea verde, è stato Rivediamoli, la domenica mattina avevo 12 milioni di telespettatori. Erano spezzoni di programmi tv, brillanti, entravo e facevo gag tra uno spezzone e l’altro. In alcune puntate avevo anche cani di canili che presentavo… Ho fatto anche la volontaria in canile».
Ha degli animali?
«Sempre avuto dei cani, in un periodo ne ho avuti anche sette. Adesso ne ho due, uno purtroppo se n’è appena andato».
Quale ricordo porta di Silvio Berlusconi?
«Buono. Ho avuto solo un piccolo scontro con lui all’inizio, non lo avevo mai incrociato. Mi avevano chiamato in Rai e andai a sentire cosa volevano. Sono sempre stata una libera professionista. Mi fotografarono fuori e le foto uscirono sui giornali. Dopo un po’ lo incontrai a una festa di Sorrisi & Canzoni in un bellissimo palazzo a Milano. Mi disse che era dispiaciuto della cosa. Dissi «guardi, ma non ho detto che vado, sono andata per sentire… Anche lei sarebbe andato…». Dopo questo piccolo battibecco tutto è cambiato. Alla festa per i 10 anni di Canale 5, a Roma, chiesero se potevo portare mio figlio per tagliare la torta. S’era fatto molto tardi, mi dissero che per tornare potevo salire sull’aereo con Berlusconi. C’erano anche Mike e altri dirigenti. Abbiamo parlato di famiglia, figli, lavoro. In quel momento era molto concentrato sul Milan e gli dissi che c’era un po’ di maretta perché non avevamo un punto di riferimento. E allora disse “ci penso io”. Infatti, la settimana dopo, mandò una lettera e sistemò quelle cose. Era molto attento a qualsiasi cosa».
Ha un figlio?
«Sì, un figlio che oggi ha 45 anni e lavora in pubblicità».
Lei ha anche cantato.
«Di programmi musicali ho fatto Discoverde di Salvetti, dove lanciai Ligabue e Biagio Antonacci. Li presentai per la prima volta… Ho sempre fatto le sigle dei miei programmi».
Pure in coppia con Gianni Bella con il brano I veri tesori, musica di Bella, parole di Mogol. Doveva andare a Sanremo 1993 ma…
«Sapevano che cantavo. Dissi “volentieri!” ma fu quell’anno della polemica perché non volevano più personaggi tv al festival, ma solo cantanti, siamo arrivati a un passo dall’entrare ma non entrammo per questo motivo».
Le è mancato il mondo della tv da quando se n’è allontanata?
«No, anche perché l’ho lasciato quando ancora non c’erano tutte queste televisioni anche tematiche… Se ci fosse stata la realtà di oggi forse avrei potuto trovare qualcosa di interessante da fare ancora. Quando sono andata via io, la tv mi sembrava già brutta ma con il tempo è diventata anche peggio».
Dal 21 marzo al 3 maggio 2020, su Radio Francigena, web-radio fondata da lei e suo marito, Alberto Pugnetti, faceva Io resto a casa, programma sul Covid con interviste a persone famose e comuni. A 5 anni da questa frattura?
«La gente la vedo più destabilizzata, prima la vedevo più centrata. Si sperava in un miglioramento che in realtà non c’è stato. Continuano a fare quello che vogliono… Mi sembra proprio un mondo di pazzi».
Cos’è, secondo lei, la serenità?
«In questo momento, in generale, serenità non ce n’è. Ci sono dei momenti in cui magari stacchi, nel mio caso quando gioco con il mio nipote piccolino, adesso ha 5 anni - l’altro ne ha già 14 - quando sei magari in mezzo al verde, incontri degli animali. Ma serenità non ce n’è proprio, fra la guerra, pressioni, la gente arrabbiata che deve lavorare fino a età improponibili, gli stipendi… Non vedo gente serena».
L’arte è anche una terapia?
«Sì, per me è questo. Mentre inizio a lavorare metto musica, spesso Leonard Cohen. Poi, lavorando, c’è un momento in cui mi accorgo che non c’è più la musica ma chi sa da quanto tempo, da tanto sono concentrata…».
Qual è il suo rapporto con la spiritualità?
«Non sono una cattolica, anche se sono battezzata, ma sono credente nel senso che ho la certezza matematica che c’è qualcosa, sono sicura. Ma non seguo il filone religioso della Chiesa cattolica. Se mi parla di Gesù sono d’accordo con lei ma il resto, ecco, non fa per me…».
In questo momento della sua vita, qual è la cosa cui tiene di più?
«In assoluto la famiglia, che è al primo posto. Ma volevo chiederle la gentilezza di parlare di una cosa, perché parlo così raramente con i giornalisti».
Prego.
«Una cosa che mi disturba è che spesso la gente mi contatta: “Ho visto che hanno scritto che sei morta”. Questo perché sui siti danno il là perché la gente legga. Nel titolo scrivono “ci ha lasciato” e uno pensa “è morta” e poi uno va a leggere e scrivono “ci ha lasciato perché è andata a vivere in Francia”. Mio marito ha ricevuto messaggi da amici che non vediamo da tempo: “Ci dispiace per Fiorella, ho saputo che è mancata”. È una cosa che mi fa stare così male… Non succede solo a me ma anche ad altri. Ormai sono 7-8 anni che, regolarmente, più volte l’anno questo succede. È una cosa veramente brutta…».




