2024-07-11
Pregliasco ammette: «L’obbligo vaccinale è una scelta politica»
La virostar infrange l’assioma principale della Scienza. Giovanni Rezza conferma: «Imporre è un fallimento. Meglio discuterne».È possibile discutere di obbligatorietà o meno dei vaccini, senza trasformare il confronto in terreno di scontro? Guardando ai toni assunti negli ultimi giorni, sembrerebbe proprio di no. La proposta del senatore della Lega, Claudio Borghi, di rimuovere l’obbligo vaccinale per l’iscrizione dei bambini alla scuola dell’infanzia e all’asilo nido, ha scatenato reazioni aspre. Le critiche invocano scienza e scientificità, solo per affermare che l’emendamento ne era privo. «Preme sottolineare la totale assenza di dati scientifici a supporto della revoca dei vaccini obbligatori per i minori», ha dichiarato Antonio D’Avino, presidente nazionale Federazione italiana medici pediatri (Fimp). Per Maurizio Lupi di Noi Moderati, «lo stop all’obbligo vaccinale per i bambini è una sciocchezza scientifica». Maurizio Gasparri di Forza Italia dice «non cediamo a suggestioni no vax. I vaccini sono utili», per poi raccomandare «affidiamoci alla scienza, sia per i bambini che per tutta la popolazione». L’infettivologo Matteo Bassetti, che ha definito la proposta del senatore «incommentabile» e «scellerata», si è fatto sentire per dichiarare che «i politici non dovrebbero invadere il campo della scienza, perché fanno solo danni come accade quando negano l’esistenza del Covid».La mancanza di scientificità diventa un’accusa strumentale, quando lo scontro risulta in buona parte ideologico e senza la volontà di fare chiarezza su una questione, quella di rimuovere l’obbligo vaccinale, che interessa milioni di genitori. Due giorni fa, invece, medici con posizioni diverse sono riusciti a dialogare con pacatezza di toni. È accaduto a Ztl, l’appuntamento quotidiano su Giornale Radio condotto da Francesco Borgonovo, dove gli ospiti non si sono insultati, non hanno fatto ricorso a dogmi per denigrare la posizione contraria e il dibattito, accuratamente evitato dal servizio pubblico, è così tornato utile all’ascoltatore. Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano, nei suoi interventi ha tenuto a sottolineare che «la copertura vaccinale è un’opportunità» e la modalità, se con obbligo o no «è una scelta politica». Il professore di igiene ha detto che «in linea generale avere vaccinazioni raccomandate è un obiettivo da raggiungere, perché rientra nell’alleanza terapeutica tra medico e paziente», però ritiene che «il percorso che si è fatto con l’obbligo è servito a migliorare le coperture in modo consistente», quindi è convinto che «in questa fase è ancora opportuno mantenerlo». Certo, l’obbligatorietà «è una scelta che alcune nazioni hanno fatto, altre no», e «con un approccio positivo alla vaccinazione, di promozione, di organizzazione, in altri Paesi «con la sola raccomandazione si sono ottenuti buoni risultati», conviene Pregliasco. «Se la scelta politica, ideologica è di dare prevalenza alla libertà del singolo, va fatta prevedendo un percorso», di informazione, di comunicazione.Anche Giovanni Rezza, professore di Igiene e sanità pubblica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ex direttore generale della prevenzione sanitaria presso il ministero della Salute, conviene che è una scelta. «L’obbligo vaccinale è l’ultima ratio, rappresenta quasi una sconfitta per il servizio sanitario nazionale non mantenere alte le coperture vaccinali», osserva l’esperto, «ma non c’è da scandalizzarsi se c’è richiesta di sospensione di obbligo. Non è da affrontare come uno scontro ideologico, va affrontato in modo pragmatico, razionale». Rezza aggiunge: «Preferirei che la proposta politica fosse preceduta da un sereno dibattito scientifico».Alla buon’ora, si evidenzia la necessità di un confronto tra esperti evitando inutili scontri ideologici. Eugenio Serravalle, specialista in pediatria preventiva, puericultura e patologia neonatale, ritiene che quella di Borghi sia «una posizione di buon senso, che segue la medicina basata sull’evidenza di cui tanti parlano ma poi non mettono in pratica. Non si discute sulla bontà delle vaccinazioni, ma sull’obbligo della legge Lorenzin per limitare le infezioni con un’alta copertura vaccinale. Pensava che per il 95% queste malattie scomparissero, mentre molti di questi vaccini non concorrono a determinare l’immunità di gregge. Quindi l’obbligo va sospeso in base ai principi scientifici che tutti noi medici conosciamo, e in base a quelli giuridici ribaditi dalla Consulta». Roy de Vita, primario della divisione di chirurgia plastica dell’Istituto dei tumori di Roma Regina Elena, ha sottolineato che «quando si impone, c’è irrigidimento» e basse coperture vaccinali sono una conseguenza. Con gli altri ospiti di Ztl, Serravalle concorda che «bisognerebbe prendere tutte le decisioni in base al rapporto rischio-beneficio individuale, discusso tra medico e genitori». Il medico ha fatto notare che «la vaccinazione contro il morbillo sì, può determinare una protezione di comunità», però di non capire «perché non possa esistere il vaccino monovalente per il morbillo, come era in commercio fino a poco tempo fa. A mio parere, aumenterebbe la copertura vaccinale, molti genitori non avrebbero esitazioni. Invece, per una logica commerciale risulta più conveniente produrre il vaccino tetravalente Mprv e darlo ai bambini sani».Quindi di togliere l’obbligo vaccinale si può parlare senza dare in escandescenza, ascoltando gli esperti e riconoscendo che è una scelta politica.
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
Elbano De Nuccio, presidente dei commercialisti (Imagoeconomica)