2022-01-26
La prova che sbugiarda Pregliasco
Fabrizio Pregliasco (Ansa)
Pizzicato da Fuori dal coro a negare le cure a chi non fosse in possesso del green pass rafforzato, il direttore del Galeazzi si è giustificato in ogni trasmissione tv. Ma ha mentito, come dimostrano la sua circolare e nuovi testimoni. Chissà che altre balle ci ha rifilato. Il ministro ha nulla da dire?Ve lo ricordate Fabrizio Pregliasco, il virologo che ha trascorso gli ultimi due anni passando da uno studio televisivo all’altro per impartire lezioni e consigli sull’epidemia cinese? Sì, quello che all’inizio della pandemia diceva che gli italiani non dovevano avere paura di incontrare il coronavirus, perché non ci stava circondando, e a contagio ormai avvenuto aggiungeva che il Covid era una malattia banale e non contagiosissima? Sì, proprio lui, il professor Pregliasco, direttore sanitario canterino dell’ospedale Galeazzi di Milano, il quale ancora poche settimane fa spiegava che i vaccinati, se positivi, contagiano debolmente. Prima di vedere quel che è accaduto al suo collega trivaccinato Massimo Galli, ovviamente. Beh, la settimana scorsa l’ugola d’oro anti Covid l’abbiamo lasciata mentre si arrampicava sugli specchi per spiegare come mai nel presidio chirurgico da lui diretto si cancellavano gli interventi ai pazienti non in possesso del super green pass. Il caso, denunciato dal programma Fuori dal coro di Mario Giordano, era rimbalzato sulla prima pagina del nostro giornale, e Francesco Borgonovo si era incaricato di chiedere lumi sulla regolarità di tale decisione. La virostar del piccolo schermo prima aveva provato a negare, poi a minimizzare, sostenendo che non erano stati annullati gli interventi dei non vaccinati, ma solo quelli ritenuti non urgenti e comunque sempre allo scopo di proteggere i pazienti più fragili, includendo in tale categoria coloro che non hanno offerto il braccio alla Patria e che in una sala operatoria avrebbero corso il rischio di infettarsi. Per Pregliasco, a essere stati rinviati (non annullati), erano solo poche operazioni e sempre per problemi di scarsa urgenza. «Se uno ha un alluce valgo può aspettare», sentenziò nell’intervista alla Verità. Peccato che le cose non stiano come il professore le racconta e le decisioni non siano state dettate dalla volontà di tutelare i più deboli o di riprogrammare gli interventi su pazienti meno gravi, ma proprio dalla volontà di escludere chiunque non fosse in possesso del green pass «rafforzato».A svelarlo è stato ieri sera di nuovo Fuori dal coro, che non solo ha ricevuto nuove segnalazioni di operazioni rifiutate, ma ha anche esibito la famosa circolare inviata dal direttore sanitario a tutte le equipe chirurgiche del Galeazzi. La direttiva non lascia adito a dubbi: «Alla luce della situazione epidemiologica ingravescente riguardo al Covid 19, dal 10 gennaio si ritiene necessario rivedere la programmazione degli interventi elettivi riservando l’attività a pazienti che possiedono il green pass rafforzato…»”. Chiaro, no? Pregliasco non dice che devono essere rinviati gli interventi meno urgenti. Anzi, dice il contrario, perché aggiunge che le operazioni chirurgiche devono essere riservate a pazienti «con rischio anestesiologico inferiore ad Asa 3 (cioè a persone ritenute sane o con malattia lieve, ndr) e che non necessitano di riabilitazione sia interna che esterna». Insomma, il contrario di ciò che ha dichiarato nell’intervista al nostro giornale.Non è vero neppure che la cancellazione degli interventi abbia riguardato solo pochi casi, come ha provato a giustificarsi, dopo che la faccenda è venuta a galla. L’inviato del programma condotto da Mario Giordano ha raccolto altre testimonianze di pazienti «rimbalzati». Tra questi, una donna con un problema grave al gomito, dopo un intervento che ha richiesto l’impianto di chiodi, ma anche un uomo con una patologia alla spalla, che da due anni aspettava l’intervento, curandosi nel frattempo con antidolorifici. Per non parlare poi di un paziente con un problema serio alle anche, costretto a camminare con le stampelle: da protocollo la sua malattia è considerata di urgenza medio alta. Altro che alluce valgo, come diceva Pregliasco la scorsa settimana, quando cercava di far credere che fosse stato rinviato un semplice intervento su una signora affetta da mal di piedi. Quelle raccontate su Rete 4, paiono operazioni un po’ più complesse e le ragioni dell’annullamento riconducono tutte a una sola motivazione: i soggetti rifiutati erano tutti sprovvisti di green pass «rafforzato». Tradotto: italiani di serie C, da non curare. Ora una domanda si impone, visto che l’articolo 32 della Costituzione parla chiaro e dice che la Repubblica tutela la salute di ogni cittadino: ha niente da dire il ministro Roberto Speranza? Nulla da dichiarare la Regione? Niente da eccepire la Procura? Attendiamo risposte.
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Paolo Inselvini alla sessione plenaria di Strasburgo.
Giornata cruciale per le relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita. Nel quadro del Forum Imprenditoriale Italia–Arabia Saudita, che oggi riunisce a Riyad istituzioni e imprese dei due Paesi, Cassa depositi e prestiti (Cdp), Simest e la Camera di commercio italo-araba (Jiacc) hanno firmato un Memorandum of Understanding volto a rafforzare la cooperazione industriale e commerciale con il mondo arabo. Contestualmente, Simest ha inaugurato la sua nuova antenna nella capitale saudita, alla presenza del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
L’accordo tra Cdp, Simest e Jiacc – sottoscritto alla presenza di Tajani e del ministro degli Investimenti saudita Khalid A. Al Falih – punta a costruire un canale stabile di collaborazione tra imprese italiane e aziende dei Paesi arabi, con particolare attenzione alle opportunità offerte dal mercato saudita. L’obiettivo è facilitare l’accesso delle aziende italiane ai mega-programmi legati alla Vision 2030 e promuovere partnership industriali e commerciali ad alto valore aggiunto.
Il Memorandum prevede iniziative congiunte in quattro aree chiave: business matching, attività di informazione e orientamento ai mercati arabi, eventi e missioni dedicate, e supporto ai processi di internazionalizzazione. «Questo accordo consolida l’impegno di Simest nel supportare l’espansione delle Pmi italiane in un’area strategica e in forte crescita», ha commentato il presidente di Simest, Vittorio De Pedys, sottolineando come la collaborazione con Cdp e Jiacc permetterà di offrire accompagnamento, informazione e strumenti finanziari mirati.
Parallelamente, sempre a Riyad, si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo presidio SIMEST, inaugurato dal ministro Tajani insieme al presidente De Pedys e all’amministratore delegato Regina Corradini D’Arienzo. L’antenna nasce per fornire assistenza diretta alle imprese italiane impegnate nei percorsi di ingresso e consolidamento in uno dei mercati più dinamici al mondo, in un Medio Oriente considerato sempre più strategico per la crescita internazionale dell’Italia.
L’Arabia Saudita, al centro di una fase di profonda trasformazione economica, ospita già numerose aziende italiane attive in settori quali infrastrutture, automotive, trasporti sostenibili, edilizia, farmaceutico-medicale, alta tecnologia, agritech, cultura e sport. «L’apertura dell’antenna di Riyad rappresenta un passo decisivo nel rafforzamento della nostra presenza a fianco delle imprese italiane, con un’attenzione particolare alle Pmi», ha dichiarato Corradini D’Arienzo. Un presidio che, ha aggiunto, opererà in stretto coordinamento con la Farnesina, Cdp, Sace, Ice, la Camera di Commercio, Confindustria e l’Ambasciata italiana, con l’obiettivo di facilitare investimenti e cogliere le opportunità offerte dall’economia saudita, anche in settori in cui la filiera italiana sta affrontando difficoltà, come la moda.
Le due iniziative – il Memorandum e l’apertura dell’antenna – rafforzano dunque la presenza del Sistema Italia in una delle aree più strategiche del panorama globale, con l’ambizione di trasformare le opportunità della Vision 2030 in collaborazioni concrete per le imprese italiane.
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