2025-07-22
Prandini: «Agricoltura risorsa geopolitica: senza cibo non c’è indipendenza»
Il presidente di Coldiretti: «Contro la proposta di bilancio Ue siamo pronti alla mobilitazione permanente Se necessario non esiteremo a mettere in campo tutta la nostra forza: se salta la Pac l’Unione è finita».La nemica dell’agricoltura ha un nome: Ursula von der Leyen. Lo ha sancito ieri a Roma l’assemblea Coldiretti con Vincenzo Gesmundo, segretario generale, durissimo: «Noi con l’aiuto dei contadini europei abbiamo messo sotto l’olandese planante, quel Timmermans amico delle multinazionali del finto green, e noi piegheremo anche la Von der Leyen». In platea c’erano il vicepresidente dell’Ue Raffaele Fitto e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, uniti nella necessità di salvare i campi. Spetta a Ettore Prandini, presidente Coldiretti (oltre 1,6 milioni di soci), fare la sintesi.L’arrivo di Fitto mitiga la vostra indignazione?«Sappiamo che Fitto si è molto battuto per non far passare lo schema di bilancio in Commissione e sappiamo anche che con lui di concerto con il governo italiano, a cui raccomandiamo di fare la massima pressione nei due anni che ci separano dall’effettiva adozione delle misure annunciate, possiamo far arrivare in Europa le nostre istanze. Abbiamo già cominciato a dialogare con l’Eurocamera che mi pare sia intenzionata a respingere la follia che è stata proposta da Ursula von der Leyen. Devo dire che il dialogo tra Fitto e Lollobrigida alla nostra assemblea ha fatto emergere la centralità della questione agricola. Peraltro con Fitto abbiamo ottenuto che gli investimenti per gli invasi per contrastare la siccità, come quelli per la banda larga e in tecnologia, siano oggi essere finanziati dall’Ue. Sono passi avanti importanti, ma sono anche gli unici elementi di speranza».L’assemblea di Coldiretti è parsa indicare la Von der Leyen come il primo nemico di chi lavora i campi. Siete sul piede di guerra?«La Von der Leyen ha fatto scelte incomprensibili chiusa nella sua torre d’avorio, scavalcando tutto e tutti. Ho ancora in mente l’incontro che fece con noi nella sede di Coldiretti quando doveva essere riconfermata alla presidenza della Commissione in cui ci disse testualmente: l’agricoltura è centrale in Europa, è mia intenzione aumentare le risorse per dare ancora più valore alle produzioni europee. Se il risultato è questo devo concludere che ci ha preso in giro. Ma del resto sembra essere nello stile di questa signora che non pare avere neppure molto rispetto delle istanze democratiche. Ha prodotto la bozza di bilancio con i suoi tecnocrati. La nostra assemblea cade in un momento molto delicato e penso che Fitto abbia cominciato un percorso difficile, ma proficuo, di mitigazione. Certo, se poi un commissario all’Agricoltura come Christophe Hansen se ne esce dicendo che ha vinto perché gli hanno tagliato il 20% dei fondi e perché distruggono la Pac, che d’ora in avanti mortificherà le regioni di fatto azzerando l’idea di una politica comune attraverso la cancellazione dell’asse dello sviluppo rurale, c’è poco da stare allegri» È in gioco la sicurezza alimentare? Ieri il presidente del Consorzio del parmigiano reggiano diceva: questi si riarmano, ma se manca il pane…«Appunto, se manca il pane… Si ricordino delle Primavere arabe! L’Ue deve aumentare la produzione di cibo per essere indipendente, non possiamo pensare di comprare tutto fuori. A parte la nostra richiesta indefettibile di reciprocità in termini di qualità, salubrità ed eticità dei prodotti importati c’è un tema di geopolitica: il cibo è oggi uno strumento diplomatico e l’Ue non può - come ai tempi del Covid o con la guerra di Ucraina - non avere risorse proprie. La carenza di cibo è ancora più impattante della questione energetica. Abbiamo visto col gas come da un giorno all’altro è esplosa la fame di energia. Non oso pensare a cosa accadrebbe se esplodesse la fame vera e ritenere che, siccome siamo l’Europa questo non possa accadere, è un tragico errore. Do solo un dato: la Cina oggi controlla il 60% dei cereali avendo una popolazione che è il 18% di quella del mondo. È bene che la Von der Leyen si convinca che il grano è un’arma più potente dei suoi carri armati!».A proposito di Cina: con i dazi Usa come la mettiamo?«Che non bisogna strillare come hanno fatto tanti fin qui, né voltarsi verso la Cina come sembra voler fare la Von der Leyen. Dobbiamo continuare il dialogo perché anche Trump avrà dei danni dalla sua politica tariffaria. Alla fine ci sarà un accordo soddisfacente, almeno per quel che riguarda l’agroalimentare italiano. Certo se poi la presidente della Commissione a Trump gli fa anche gli assist…».Quali?«La Von der Leyen vuole tassare le imprese con più di 100 milioni di fatturato. È come dire: andate a produrre in America. Vale anche per l’agroalimentare: produrre con ingredienti americani senza pagare né dazio né imposte è un bell’incentivo a far diventare l’Europa un deserto produttivo». Avete misurato l’impatto dello schema Von der Leyen?«Sì purtroppo; a livello europeo la cifra è mostruosa. È un taglio secco di 92 miliardi a cui si sommano almeno 150 miliardi di erosione dell’inflazione. Senza contare che già oggi l’erosione inflattiva pesa per 100 miliardi sull’ammontare della Pac in vigore. Su oltre 770.000 aziende agricole italiane, un 33% rischierebbe addirittura di chiudere con il taglio della Pac. Poi c’è l’impatto sui consumatori: se diminuisce la capacità produttiva aumenta l’importazione il che significa da una parte inflazione e dall’altra minore salute e dunque gravame sui sistemi sanitari. È un disastro».Avete rimesso in moto i trattori?«Siamo in mobilitazione permanente con due anni di duro lavoro davanti. Abbiamo due strade: il dialogo con l’Eurocamera e il lavoro col governo italiano per cambiare le cose nel Consiglio europeo. Ma se dovesse essere assecondata la volontà della Von der Leyen non esiteremmo a mettere in campo tutta la forza che Coldiretti può mobilitare. Penso che a quel punto il presidente della Commissione dovrà uscire dalla sua dimora di cristallo dove vive lontanissima dalla gente e capire che la realtà è assai diversa dai suoi schemi a tavolino. Se ci sarà bisogno di di scendere nuovamente in piazza sappiamo come e cosa fare. Non accetteremo la fine della Pac che è anche la fine dell’Europa».
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)