
Dagli anni Novanta avviato un piano di recupero delle strutture, che vengono date in comodato d'uso. Ne sono già state riconvertite 440, con 4.962 volontari che vi svolgono attività culturali, sportive e sociali. Ma ce ne sono altre 1.500 in attesa di essere riutilizzate.Chi rimpiange la romantica epoca delle Ferrovie dello Stato italiane, quando, prima dell'automazione spinta e dell'abbandono di tratte ritenute periferiche e infruttuose, anche le più sperdute stazioni immerse nelle pieghe del paesaggio nazionale erano fresche d'intonaco, provviste di biglietteria, sala d'aspetto, capostazione e giardinetti impeccabilmente curati, può ora meravigliarsi nel trovarle più popolose e curate di un tempo. Dopo il battesimo, negli anni Novanta, da parte di Rete ferroviaria italiana (Rfi), di un progetto generale di valorizzazione e recupero, circa 440 di esse, escluse dal traffico dei convogli oppure ancora in servizio ma sprovviste di personale, mediante la cessione in comodato d'uso gratuito a Comuni e associazioni, sono state convertite a luoghi dove oggi operano 4.962 volontari che si prodigano nelle più svariate e creative attività di interesse socioculturale. Ciò, tuttavia, è soltanto parte di un potenziale in espansione. Restano, infatti, ancora 1.500 stazioni censite in attesa di essere riutilizzate a fini filantropici, culturali, sportivi, artistici, di pubblico servizio. Basta solo che un Comune estenda una domanda agli uffici di Rfi e illustri lo scopo di un progetto che, in collage con tanti altri, potrebbe contribuire a restituire decoro a una parte dell'Italia finita inevitabilmente, causa abbandono, in preda a vandali e profanatori di bellezza. Alle associazioni convenzionate, in regolare sub-comodato, spetta poi il compito di reperire risorse per l'ammodernamento e personale di buona volontà per le azioni utili. Qualora si comprovino iniziative efficaci, dopo quattro anni, il comodato sarà rinnovato. Dalla formalizzazione dell'idea, i contratti in corso con la società ferroviaria sono stati in tutto 1.330 (dati fine 2017) e riguardano anche immobili di servizio, magazzini e aree di pertinenza. La stazione di Mirandola (Modena), sulla Bologna-Brennero, esempio di architettura ferroviaria d'inizio Novecento (per l'esattezza, è del 1902), che ha sopportato, fortunatamente con irrisorie lesioni, le due scosse sismiche che colpirono l'Emilia il 20 e il 29 maggio 2012, è diventata non solo sede delle numerose associazioni costrette ad abbandonare le precedenti sistemazioni per i danni strutturali subiti, ma anche luogo dove si svolgono le assemblee di condominio di stabili ancora inagibili. Alla fermata di Rimini-Viserba, sulla Ferrara-Rimini, si possono incontrare i 35 volontari dell'associazione Crescere insieme che, coadiuvati da professionisti, ospitano ragazzi colpiti dalla sindrome di Down e sostengono le loro famiglie, anche attraverso percorsi di terapeutici di logopedia e di educazione all'indipendenza domestica. A Redipuglia, sulla Udine-Trieste, dal 2014, è attivo un museo multimediale della Grande Guerra, che istruisce e indirizza i visitatori delle trincee e del sacrario dove sono sepolti 100mila soldati italiani morti in combattimento. Ogni anno ha 60 mila visitatori, tra i quali 800 scolaresche. È invece il gioco delle bocce a essere protagonista dell'integrazione, nel fabbricato-servizi della stazione di un'altra località tristemente nota per un disastroso evento tellurico, quello che colpì il Friuli nel 1976, Gemona, sulla Udine-Tarvisio, dato che la bocciofila costruita per i ferrovieri nel 1980, è ora un'attività sportiva nella quale sono coinvolti anche pazienti di centri di salute mentale del luogo. A Este (Padova), sulla Mantova-Monselice, quello che fu l'appartamento del capostazione è ora, riassettato e riammobiliato, a disposizione per l'alloggio di persone con problemi di reinserimento sociale, mentre al primo piano palpita una palestra dove 30 bambini praticano arti marziali e un vicino stabile di servizio delle Ferrovie ospita gli uffici operativi della Protezione civile. In una parte opposta dello Stivale, il capostazione in pensione Antonio Dragone, a Minervino Murge (Barletta-Andria-Trani), sulla Barletta-Spinazzola, pressoché ogni giorno officia un antico rito, quello di emettere e vendere i biglietti del treno, evitando ai viaggiatori alterchi con congegni digitali o caccie talvolta infeconde, presso bar o tabaccai adatti all'uopo, e non escludendo di far rivivere atmosfere del tempo perduto, nel retro della biglietteria, dove conserva lanterne e bandiere della preistoria della strada ferrata.È tuttavia riduttivo esaurire in una ristretta galleria di esempi la ricchezza della fantasia manifestata nella rivitalizzazione delle stazioni sottratte al degrado da un esercito di giovani volenterosi e ufficiali in congedo, graffitari pimpanti e storici di paese, visionari del «piccolo è bello» e irriducibili dell'aiuto al prossimo, artisti in erba e patiti dell'antiquariato ferroviario, muratori, elettricisti e giardinieri. Si potrebbero aggiungere l'ostello per la gioventù di 215 metri quadrati costruito al primo piano della stazione di Alba Adriatica (Teramo), sulla Bologna-Lecce, per il quale la locale Pro-loco ha speso 41.000 euro (3.000 ospiti solo nell'estate 2017); le multisale a Santa Caterina (Cosenza), sulla Melito-Villa San Giovanni, con lo scenario fotografico di scene de Il ferroviere di Pietro Germi e sedili originali di un vagone vecchio stile, in cui si svolgono un concorso di poesia, rassegne fotografiche, concerti e presentazioni di libri (80 iniziative annue); la biblioteca comunale di 1.000 volumi trasferita accanto alla ferrovia a Quarona (Vercelli), sulla Novara-Varallo; il quartier generale degli alpini nel nodo di Vittorio Veneto, sulla Treviso-Portogruaro; il progetto Ecostazione a Ceccano, sulla Roma-Cassino-Napoli, con museo, biblioteca, laboratori, birdgardening e un orto botanico. Alla vista di cotanta intraprendenza, colori, steccati riverniciati e giardini fatti rifiorire Antonio La Quaglia, alias Totò, capostazione abbacchiato finito nella località immaginaria più indesiderata toccata dalle ferrovie della penisola nel film Destinazione Piovarolo (la stazione, in realtà, era quella di Salone, in provincia di Roma, ancor oggi attiva) vi tornerebbe a lavorare anche dopo la pensione.
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Commissione prepara nuove regole per la circolazione rapida (massimo tre giorni) di truppe e cingolati tra i Paesi dello spazio Schengen. Un tempo simbolo di pace...
«Vi sono molte cose che contrassegnano l’Ue e la sua storica integrazione, ma due ne esprimono appieno l’anima: Erasmus e Schengen. È poco responsabile mettere a rischio la libertà di movimento degli europei». Firmato Sergio Mattarella. Correva l’anno 2018 e l’Austria in accordo con la Germania aveva proposto di chiudere il confine con l’Italia per non far arrivare i migranti. Sono passati sette anni e la Commissione europea presenta un regolamento per far viaggiare i carri armati senza frontiere. Schengen doveva essere il simbolo della pace e della libertà e ora diventa la Schengen con le stellette che ci costa malcontati 270 miliardi in dieci anni, in modo che le truppe si muovano liberamente e velocemente.
Sergio Mattarella e Giorgia Meloni (Ansa)
Dalla riforma della giustizia alla politica estera: sono molti i temi su cui premier e capo dello Stato dovranno confrontarsi nei prossimi mesi, malgrado le tensioni.
Come in una qualsiasi relazione, quando si insinua nella coppia lo spettro del tradimento, i rapporti si incrinano e non possono più tornare ad essere come erano prima. Lo tsunami che si è abbattuto sul Quirinale a seguito dello scoop della Verità, rischia di avere gravissime ripercussioni a lungo termine, sui legami tra governo e presidente della Repubblica. E anche se il Colle sminuisce la questione, definendola «ridicola», il consigliere per la Difesa del capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani, non solo conferma ma aggiunge particolari che mettono a dir poco in imbarazzo i soggetti coinvolti. E hai voglia a dire che quelle fossero solo battute tra amici. La pezza peggiore del buco.
Galeazzo Bignami (Ansa)
Malan: «Abbiamo fatto la cosa istituzionalmente più corretta». Romeo (Lega) non infierisce: «Garofani poteva fare più attenzione». Forza Italia si defila: «Il consigliere? Posizioni personali, non commentiamo».
Come era prevedibile l’attenzione del dibattito politico è stata spostata dalle parole del consigliere del presidente della Repubblica Francesco Saverio Garofani a quelle del capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio Galeazzo Bignami. «L’onorevole Bignami e Fratelli d’Italia hanno tenuto sulla questione Garofani un comportamento istituzionalmente corretto e altamente rispettoso del presidente della Repubblica», ha sottolineato il capo dei senatori di Fdi, Lucio Malan. «Le polemiche della sinistra sono palesemente pretestuose e in mala fede. Ieri un importante quotidiano riportava le sorprendenti frasi del consigliere Garofani. Cosa avrebbe dovuto fare Fdi, e in generale la politica? Bignami si è limitato a fare la cosa istituzionalmente più corretta: chiedere al diretto interessato di smentire, proprio per non tirare in ballo il Quirinale e il presidente Mattarella in uno scontro istituzionale. La reazione scomposta del Pd e della sinistra sorgono dal fatto che avrebbero voluto che anche Fdi, come loro, sostenesse che la notizia riportata da La Verità fosse una semplice fake news.






