2020-08-13
Polizia allarmata per gli immigrati: «Sono aggressivi e dediti ai reati»
Il questore di Torino, Giuseppe De Matteis (Ansa)
Il questore di Torino, Giuseppe De Matteis: «Se non fosse per loro, i nostri interventi sarebbero la metà». Anche Franco Gabrielli conferma: «Nordafricani poco propensi a osservare le regole». Ma per la sinistra pure questo è razzismo. Va molto di moda, a sinistra, parlare di libertà. La libertà di amare chi si vuole, di abortire quando lo si desidera, di cambiare sesso, di varcare le frontiere. C'è però un tema su cui gli illuminati progressisti non spendono mai mezza parola: la libertà di circolare nelle città. Forse è una questione che non tocca gli umanitari difensori delle frontiere aperte e i sedicenti paladini dei più deboli, i quali probabilmente non sanno che cosa significhi avere timore fisico quando si esce di casa. Eppure tanti comuni cittadini - maschi, femmine, giovani, anziani - sono costretti a fare i conti con questa negazione dei diritti fondamentali. È un diritto poter passeggiare tranquillamente in piazza del Duomo a Milano senza rischiare di essere aggrediti, rapinati o accoltellati da qualche gentiluomo straniero che non ha di meglio da fare. Piazza del Duomo, in teoria, non dovrebbe essere un luogo a rischio. Non parliamo di «quartieri difficili» o delle benedette «periferie», ma del pieno centro di una città ricca e prospera. Ebbene, anche lì sbuca il migrante armato di coltello, pronto a scagliarsi contro vigilantes e forze dell'ordine. Basta spostarsi di pochi chilometri dal Duomo alla Stazione Centrale, per incontrare altri piacevoli assembramenti: spacciatori, ladri, migranti che passano le giornate a bere, fumare canne e a infastidire i passanti. A loro, agli stranieri, concediamo il diritto di starsene tranquilli a far festa, il diritto di chiedere asilo, il diritto di fare ricorso se l'asilo gli viene rifiutato, il diritto di comportarsi da smargiassi. Agli anonimi cittadini, invece, i diritti li leviamo: non hanno la libertà di scendere nella metropolitana senza essere importunati; devono tenersi stretti portafogli e altri beni se non vogliono essere rapinati; devono affrettare il passo, se donne, per non rischiare l'aggressione sessuale. Consigliamo agli scettici di provare l'esperienza, tanto più che negli ultimi mesi - complice lo svuotamento da Covid e poi quello estivo - sembra di trovarsi in piena savana. E non c'è soltanto Milano. C'è Catania, dove un turista è stato aggredito a bottigliate in faccia un paio di giorni fa. C'è Torino, dove le cose non vanno poi molto diversamente. oltre il conformismoIl questore del capoluogo piemontese, Giuseppe De Matteis, ha parlato chiaro in un'intervista alla Stampa. Rompendo la barriera del conformismo, De Matteis ha voluto approfondire «un aspetto oscuro che non tutti vorranno valutare con attenzione. E riguarda gli effetti dell'immigrazione sulla nostra città. Se molti dei migranti che troviamo nelle statistiche non fossero così aggressivi, violenti e dediti a reati, la nostra attività si ridurrebbe del 45 per cento».Ci vuole del fegato a esprimersi così, specie in una nazione in cui tutti sembrano preoccupati soltanto di «accogliere». Però il questore è andato giù diritto: «In molte circostanze gli stranieri reagiscono con maggiore violenza», ha detto. Poi ha aggiunto una osservazione molto interessante. Ha notato «il crescente senso di sfrontatezza dato dalla consapevolezza delle fragilità del nostro sistema normativo che, salvo in rari casi, consente la liberazione immediata dell'arrestato. In realtà», ha concluso De Matteis, «molti migranti che commettono reati come ad esempio lo spaccio di droga temono di più l'espulsione degli effetti penali della legge. Per questo motivo sarebbe meglio accelerare le procedure di rimpatrio e rivedere le norme sull'immigrazione, frutto di un'epoca differente». Esatto: il senso di sfrontatezza. È quello che il cittadino avverte quando passa vicino al capannello di centrafricani conciati come comparse di un brutto video rap. È quello che spaventa la ragazza sola quando il bellimbusto con maglietta sgargiante la tampina. Il senso di sfrontatezza caratterizza chi si sente padrone in casa d'altri e reclama la sua fetta di torta. In fondo glielo ripetiamo ogni giorno: cari migranti, siete vittime, avete diritto a un risarcimento... E se per caso un poliziotto prova a fare il suo mestiere, ciò a ricondurre lo sfrontato a più miti consigli - come accaduto a Vicenza - viene immediatamente accusato di razzismo. Qui, però, non è questione di colore della pelle: il punto è che la pelle la si rischia per i motivi più banali. La rischiano gli agenti e i tanti poveri cristi che vorrebbero solo vivere sereni, e non possono farlo. dati chiarissimiVero, non tutti gli stranieri delinquono. Ma tanti sì. Persino il capo della Polizia, Franco Gabrielli, è stato costretto ad ammetterlo, a malincuore: «È indubbio», ha detto, «che l'afflusso di cittadini tunisini, il 40% su un totale di 14.000 sbarchi, non sempre molto propensi al rispetto delle regole, ci sta creando dei problemi anche di ordine pubblico». E non ci sono soltanto i tunisini: «La Tunisia», ha aggiunto Gabrielli, «è l'unico Paese che con noi ha un accordo strutturato di rimpatri mentre abbiamo enormi difficoltà a rimpatriare persone di altre nazionalità». Grazie, ce n'eravamo accorti: i cittadini ne fanno le spese ogni giorno. Dopo tutto, la vita reale va oltre le statistiche. Purtroppo, però, chi ci governa con la vita reale sembra non avere molta dimestichezza.