2020-11-04
«Politici deboli e lassismo giudiziario. È così che proliferano gli islamisti»
La leader dei sovranisti d'Oltralpe: «Da noi, polizia e 007 fronteggiano il terrorismo con mezzi insufficienti. Entro il 2020 libereremo persino 42 radicalizzati. E intanto i governi lasciano dilagare l'alluvione migratoria».Raggiungiamo Marine Le Pen, la leader del Rassemblement national, mentre, dalla sua Francia all'Austria, l'Europa è bagnata da una scia di sangue provocata dal terrorismo islamista. Cosa sta succedendo al nostro continente?«Il terrorismo islamista non è certo una novità. Il mio Paese ci fa i conti dagli attentati di Tolosa nel 2012. E le forze dell'ordine, come i servizi d'intelligence, devono fronteggiare questa minaccia persistente con mezzi insufficienti».Il virus ci aveva distolti da questo pericolo?«La determinazione, l'impegno e la professionalità delle forze di polizia in Francia sono intatti. A essere gravemente carente è la risposta politica e giudiziaria a questo flagello».In che senso?«Spetta anzitutto alle autorità pubbliche espellere per radicalizzazione i “soggetti S" stranieri o con doppia cittadinanza e incarcerare per tradimento i nativi».In effetti, dopo ogni attacco in Francia, si sente dire: l'attentatore era noto ai servizi segreti.«Ha individuato l'anello debole della nostra risposta globale al terrorismo: da un lato, un potere che rinuncia a utilizzare i mezzi che lo Stato di diritto gli mette a disposizione per combattere un'ideologia che ci ha dichiarato guerra; dall'altro, un lassismo giudiziario che facilita e incoraggia l'impunità e la recidiva».A che allude, quando parla di lassismo?«Ad esempio, a metà ottobre la Francia aveva 231 stranieri illegali sul suo territorio, seguiti per sospetta radicalizzazione. Al contempo, 851 immigrati illegali sono stati inseriti nel Fsprt (un database per la prevenzione della radicalizzazione, ndr). Uno studio del Center for terrorism analysis indica che quasi il 60% dei jihadisti tornati da Afghanistan, Iraq e Balcani, è recidivo anche dopo il rientro in Francia. Ma 154 terroristi saranno liberati entro il 2022 e 42 di loro prima della fine di quest'anno».Da noi, qualcuno dice che i jihadisti siano semplicemente dei «pazzi»…«Anche una parte della classe politica francese è nella fase del diniego. Ma non puoi combattere un nemico se non sei capace di identificarlo e chiamarlo per nome».È d'accordo con Matteo Salvini? Il nostro ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, dovrebbe dimettersi, visto che il terrorista di Nizza era sbarcato in Italia e non è mai stato espulso?«La responsabilità del lassismo è condivisa da molti governi europei, restii a porre fine all'alluvione migratoria. Salvini aveva dimostrato che è possibile arginarla».Oltre all'Isis, dobbiamo temere la Turchia?«Il potere islamico-conservatore in Turchia ha cambiato radicalmente politica estera, sostenendo e finanziando, nel Magreb e in Medio Oriente, ribellioni e organizzazioni islamiste affiliate ai Fratelli musulmani. Ciò pone due questioni che andrebbero risolte rapidamente».Ovvero?«La Turchia può ancora far parte della Nato, visto che non esita più a provocarne gli Stati membri - Francia e Grecia - nel Mediterraneo orientale? E può l'Ue continuare a finanziare a fondo perduto - quasi 50 miliardi in 20 anni - un Paese i cui valori sono diametralmente opposti a quelli che essa dovrebbe incarnare?».Come ma il separatismo islamista ha attecchito così tanto da voi? «Il fondamentalismo prospera perché è alimentato dall'immigrazione e dall'espansione del settarismo sociale. Se ogni anno la Francia accoglie più di 450.000 immigrati, gran parte dei quali provenienti da Paesi in cui l'islam è la religione di Stato, sorge il problema dell'assimilazione ai nostri valori, alle nostre leggi, al nostro modo di vivere».Lo reputa un fallimento del multiculturalismo?«Abbandonando il modello assimilazionista, accettando il relativismo culturale in nome della convivenza tra comunità, abbiamo ceduto il passo ai sostenitori dell'islam politico. E costoro hanno sostituito la cittadinanza repubblicana, la quale riconosce solo una comunità, quella nazionale, con il principio di appartenenza religiosa, come unico punto di riferimento identitario».Che pensa delle caricature di Charlie Hebdo? Esiste, come sostiene il presidente Emmanuel Macron, il diritto di essere blasfemi?«Una caricatura può piacerti o no. Puoi esserne ferito o scioccato. Ma in Francia la stampa è libera e non può essere sottoposta a censura. Il presidente ha fatto bene a difendere la libertà d'espressione, anche se ha commesso un errore semantico evocando il diritto alla blasfemia».Cosa intende?«La Repubblica francese non riconosce la blasfemia. A essere precisi, in Francia, come ricorda la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del cittadino, sulla quale si basa la nostra Costituzione, una religione è considerata un'opinione e, come tale, è criticabile anche nelle sue forme più oltraggiose».La Francia, intanto, è piombata nel lockdown. È stata additata la gestione della pandemia da parte dei leader populisti, ma anche Macron, pupillo dei «competenti», non sembra aver conseguito brillanti risultati…«Le autorità pubbliche chiaramente non sono state all'altezza. Impreparazione, discorsi contraddittori e incoerenti, mancanza di programmazione, bugie per coprire meglio gli errori e le omissioni, scarsa reattività… Lungo è l'elenco delle rimostranze che potremmo muovere a questa gestione disastrosa».Anche voi, come l'Italia, siete arrivati impreparati alla seconda ondata?«Ancora oggi non sono state messe in campo tutte le misure che sapevamo essere efficaci ed essenziali».Ad esempio?«I confini nazionali restano aperti e i controlli aeroportuali sono praticamente inesistenti. E mancano i 4.000 posti letto aggiuntivi promessi».In pratica, la fotocopia di ciò che è accaduto qui…«Nella sola Ile-de-France, una delle regioni più colpite, se è vero che le terapie intensive dispongono di 100 posti letto in più rispetto a prima della crisi sanitaria, è vero pure che questi sono letti presi da altri servizi durante la prima ondata e mai più restituiti». In Italia, la pandemia ha sollevato un dibattito sul bilanciamento tra libertà e salute. Lei che idea si è fatta?«Le nostre società occidentali sono attaccate alle libertà pubbliche, che sono un fondamento delle nostre democrazie. Io non credo che il dibattito debba vertere sul rapporto tra libertà e salute».Su cosa, allora?«Ciò che il pubblico trova difficile accettare è l'assenza di una politica di programmazione e le politiche di austerità, imposte in settori essenziali come la sanità. È questo ad aver reso necessaria la compressione delle libertà individuali. Per farle solo un esempio: in Francia, nel 2019, sono stati eliminati, per questioni di bilancio, 3.400 posti letto. In 20 anni, ne sono spariti 100.000».Possibile che solo la Cina paia uscita con successo dall'emergenza?«Ci sono due aspetti da considerare. Primo: la capacità di risposta alla pandemia da parte dello Stato. Secondo: l'organizzazione degli scambi economici e commerciali internazionali».Prosegua.«Non torno sulla disputa a proposito della veridicità dei dati trasmessi da Pechino. Resta il fatto che la reattività cinese è stata immediata, come in Corea del Sud e Giappone, e si è basta sulle procedure raccomandate dall'Oms: testare, isolare, trattare. Si ricorda quando la Cina aveva chiuso i confini?».Ebbene?«Allo stesso tempo, l'Ue criticava l'Italia e la Slovenia, che avevano fatto lo stesso. Questo ritardo nella reazione ha avuto conseguenze sulle economie dei Paesi europei, costretti alla paralisi e ora a un secondo blocco, le cui conseguenze potrebbero essere drammatiche per interi settori d'industria».L'Europa si è mossa male?«È servita solo a rallentare la reattività degli Stati. E ora prosegue nel vicolo cieco del liberoscambismo sfrenato, firmando accordi commerciali con Paesi in cui gli standard sociali, salariali, ambientali e sanitari non sono gli stessi di quelli imposti agli Stati Ue».Però, Bruxelles ha sospeso i parametri di finanza pubblica e ha varato il Recovery plan.«Dei 750 miliardi annunciati, 500 saranno prestiti a condizioni di rimborso svantaggiose e con condizionalità politiche restrittive. Ad esempio, nel caso della Francia, l'accelerazione della riforma delle pensioni. E va notata anche un'altra cosa».Cioè?«Che solo 7,7 miliardi saranno spesi per la sanità. In altre parole, mentre questa crisi ha scoperchiato la carenza di investimenti, preparazione e organizzazione nei nostri sistemi sanitari, l'Ue decide di destinare alla sanità poco più dell'1% del suo Recovery plan. Tutto ciò, per i francesi, si tradurrà in decine di miliardi di debito aggiuntivo, quindi più tasse - nazionali o europee - e meno investimenti pubblici».Però i sovranisti non sembrano essere stati in grado di cambiare quest'Europa. Tanto che qualcuno, nella Lega, si chiede se non sarebbe meglio confluire nel Ppe.«Il nostro amico e alleato Salvini è saldamente legato al gruppo Identità e democrazia. Certo, la lotta è difficile, dinanzi a un blocco europeista in cui confluiscono i liberali di sinistra e di destra. Ma costoro stanno andando contro la storia».Lei dice?«Tutte le crisi che stiamo attraversando dimostrano che le nazioni non sono mai state così essenziali. Il potere decisionale può essere efficace e accettato dalle persone solo se scaturisce dalla volontà dei popoli. La sovranità, a lungo screditata, rifiutata e calunniata, è un principio che guadagna ogni giorno sempre più terreno, in quanto associata alla libertà dei popoli di decidere da sé e per sé».A proposito di appuntamenti con la storia: stanotte (ieri notte per chi legge, ndr) dovremmo scoprire chi ha vinto le elezioni Usa. E una presidenza Biden sarebbe una batosta per il sovranismo.«L'atlantismo militante di Joe Biden e la sua adesione alle politiche di libero scambio non possono che essere dannosi per l'Ue, che si troverebbe a negoziare ad armi impari. Una vittoria di Biden accentuerebbe la presa dell'ultraliberismo sul commercio internazionale».Quanto ai rapporti con la Cina, invece?«La Cina sfrutta le tre principali leve sul fronte economico e commerciale: la svalutazione competitiva, i costi di produzione limitati e la tutela del proprio mercato interno».Quindi?«Biden è molto ostile alle tariffe doganali, ai trattati bilaterali e a una concorrenza più equa e regolamentata. È ovvio che a Pechino si siano augurati che vincesse lui».
Kim Jong-un (Getty Images)
iStock
È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
Continua a leggereRiduci
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)