2020-05-14
Pochi spicci per Milano, ma Sala tace
La giunta meneghina era insorta per i 3 miliardi ai comuni lombardi stanziati da Attilio Fontana. Se invece Giuseppe Conte promette la stessa cifra a tutta Italia, nessuna protesta dai sindaci dem.«Vogliono affamare Milano per cercare di prendersela». Neppure un mese fa Roberto Tasca era sulle barricate con fremiti da cinque giornate. Luogotenente di Giuseppe Sala e uomo dei conti, l'assessore al bilancio aveva avuto il via libera per attaccare frontalmente la Regione Lombardia dopo l'annuncio dello stanziamento di tre miliardi in tre anni (400 milioni subito) ai comuni lombardi per l'emergenza coronavirus. Uno sforzo enorme nel pieno della pandemia, un segnale concreto per agevolare la ripartenza, anche perché il supporto riguarda soprattutto le nuove infrastrutture, quindi opere con un vasto indotto locale. Ma per la giunta piddina della metropoli (e per alcuni sindaci dem della regione) quello che Attilio Fontana aveva presentato come Piano Marshall veniva derubricato con una certa isteria a briciole, spiccioli, elemosine. I tre miliardi neppure venivano presi in considerazione; i 4 milioni subito venivano accolti da urla, minacce, accuse di leghismo («Fondi in base al colore politico», tuonava Tasca con l'avallo di Sala). Ora il governo di Giuseppe Conte, davanti al quale il sindaco di Milano mostra da sempre una certa subalterna deferenza, sta per stanziare 3 miliardi per i comuni di tutta Italia. In proporzione molto meno di Regione Lombardia. Ma dal palazzo del potere milanese neanche un brusio, tantomeno un grazie tardivo indirizzato al Pirellone. Parafrasando il bocconiano Tasca così devoto si numeri si potrebbe dire: silenzi in base al colore politico. Nessuno parla di briciole anche se lo sono, nessuno mostra indignazione a sinistra di Paperino.L'Anci, guidata dal sindaco piddino di Bari, Antonio Decaro, «apprezza lo sforzo dell'esecutivo e pur riconoscendo un significativo impegno, ha chiesto e ottenuto un tavolo di monitoraggio». Per il semplice motivo che di miliardi - come anticipato da La Verità - ne servirebbero almeno il doppio. E che senza quei soldi i comuni privi di entrate rischiano di diventare la linea Maginot della protesta dei cittadini, il frangiflutti della rivolta civile. Se fossimo nell'Illinois, il distanziamento sociale dopo la cura Conte potrebbe essere misurato con la lunghezza delle mazze da baseball.I comuni italiani sono al fronte, quelli lombardi meno. Finora sono stati considerati le cenerentole dell'emergenza, lontani da Roma, quindi lontani dal cuore nella concezione iperstatalista dell'esecutivo. Dopo la mossa da mago Silvan di fine marzo con la quale Conte annunciava la manovra monstre di 4,3 miliardi (poi si è scoperto che si trattava dell'anticipo del fondo di solidarietà, soldi già dovuti), è arrivato solo qualche spicciolo. Anche a Milano, dove avevano schifato la prima tranche di 4 milioni della regione. L'assessore regionale alle Politiche sociali, Stefano Bolognini, era stato costretto a puntualizzare: «Vogliamo forse negare che, a fronte dei soldi della giunta regionale, al comune di Milano siano arrivati dal governo solo 250.000 euro? Si vogliono elencare solo i numeri che fanno comodo?». Per il sindaco Sala è un periodo difficile. Senza gli introiti dai trasporti pubblici, dalle aree B e C, dalle quote aeroportuali e dalle tasse agli esercizi in ginocchio, la fase 2 potrebbe diventare un incubo anche politico per il borgomastro blogger molto sensibile al marketing. La settimana scorsa il comune ha stanziato 4 milioni per il Fondo anticrisi con un contributo medio di 2.500 euro: significa che al massimo coprirà i problemi di 1.600 cittadini su un totale di 1,6 milioni di abitanti. Per contro il capofila del #Milanononsiferma rischia di essere ricordato, dopo questa emergenza epocale, per i pennarelli alle mamme, per la carezza di Greta Thurnberg, per le ciclabili a caso, per i parcheggi spariti e per le invettive da Vincenzo De Luca contro milanesi e giornalisti. Per quanto possa essere credibile uno sceriffo con le calze arcobaleno.
Sergio Mattarella (Getty Images)
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