2025-10-02
Ricatti ai migranti e frode: arresti nella coop
Pistoia, ospiti affamati e carenze sanitarie nei centri di accoglienza gestiti dalla Desy in più province: cinque misure cautelari. Emesse fatture per servizi mai eseguiti (come i corsi di italiano), nessuna diaria ai richiedenti asilo. Sequestrati 720.000 euro.C’è una scena che torna in tutte le dichiarazioni raccolte dai carabinieri del Nas, il Nucleo antisofisticazione e sanità di Firenze: migranti affamati, rinchiusi in un ex albergo sulle montagne di Pistoia, costretti a firmare fogli di presenza per attestare servizi mai ricevuti. «Se non firmi non mangi e non ti aiutiamo con i documenti». E nelle carte dell’inchiesta, depositate dalla Procura di Pistoia, quella frase è la sintesi brutale di un sistema di gestione che la cooperativa sociale Desy, con base a Castel San Giorgio, nel Salernitano, avrebbe applicato in 13 Cas, i Centri di accoglienza straordinaria (alcuni anche per minori non accompagnati) che gestiva tra Pistoia, Arezzo, Avellino, Pavia e Salerno, dove i coniugi Salvatore De Simone, ambientalista, fan di Europa verde, presidente dell’associazione Migra-Law (che gestiva in subappalto alcuni servizi) ed ex assessore comunale a Castel San Giorgio, e Margherita Corrado, avrebbero costruito, tra appalti e fatture, il loro impero. Ieri, all’alba, su ordine del gip del Tribunale di Pistoia, gli investigatori del Nas di Firenze, con il supporto del Comando provinciale dei carabinieri di Salerno, hanno sequestrato beni per 720.579 euro. Contestualmente hanno eseguito cinque misure cautelari. Una in carcere, per De Simone. E quattro ai domiciliari: per la Corrado, che è anche l’amministratrice della Desy, Antonietta Angrisani, assistente sociale, Giuliana Nocera, psicologa, e Guglielmo Capuano, collaboratore della coop. Le accuse, «a seconda delle loro diverse posizioni e partecipazioni soggettive», spiegano i carabinieri, sono di concussione, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata ai danni dello Stato e falso in atto pubblico. Gli indagati sono 24. Compresi due nigeriani, un marocchino, un cittadino del Mali, uno della Costa d’Avorio e quattro del Bangladesh. Tutto nasce nel dicembre 2023, quando un sopralluogo dei Nas nell’ex Hotel Giardini di San Marcello Piteglio (Pistoia) fa emergere quelle che gli investigatori definiscono «gravissime carenze igienico-sanitarie». Muffe, liquami, sporcizia. Le foto scattate dai militari documentano quelle che vengono descritte negli atti giudiziari come «pessime condizioni abitative e di sicurezza, in grado di rappresentare pericolo per la salute e la sicurezza degli ospiti, oltre che per la salute pubblica». E un migrante ha raccontato: «Siamo stati una settimana senza acqua e luce e andavamo a lavarci in un fiume». Il materiale per le pulizie e per l’igiene personale? «Non l’ho mai visto», ha affermato uno degli ospiti. Il testo di una intercettazione ha descritto il resto: «Uscivano animali (insetti, ndr) dai materassi e si infilavano ovunque, negli armadi, nei battiscopa, nelle prese elettriche». Nessuna disinfestazione. «Hai mai visto che ha speso un euro per l’impresa di pulizia? Mai», afferma un’operatrice. La Prefettura di Pistoia ha disposto lo sgombero del centro. Ma il sopralluogo ha acceso un faro sulla gestione. E, così, si scopre che i corsi di lingua non c’erano e neppure l’assistenza sanitaria. «La totalità degli ospiti», inoltre, scrivono gli investigatori, «ha dichiarato di non aver mai ricevuto il pocket money». I 2,5 euro al giorno previsti per ciascun richiedente asilo sarebbero stati erogati solo in rare occasioni e solo ad alcuni migranti. Nessuno, hanno raccontato i migranti, li aveva aiutati a imparare l’italiano o a capire le procedure per il permesso di soggiorno. Chi stava male andava da solo al Pronto soccorso. E, dopo gli accessi, sono risultati documentati, scrivono i carabinieri, «più casi di seri problemi epidermici che, con alta probabilità, erano riconducibili alle pessime condizioni igienico-sanitarie». Ma non è finita: i migranti sarebbero stati costretti a firmare i fogli presenza sotto minaccia. Chi si rifiutava, hanno raccontato i migranti, restava senza pasti. Fino a dieci giorni di digiuno. Oppure rischiava l’espulsione. E quei fogli, per la Procura, erano la chiave della frode. Servivano per attestare l’esecuzione dei servizi, sbloccare i pagamenti e intascare i rimborsi. Ma San Marcello Piteglio era solo un tassello. Dietro, si è scoperto, c’era la rete dei centri gestiti con lo stesso metodo. La Desy, che veniva magnificata dalla stampa progressista per aver trasformato una vecchia stazione ferroviaria in un centro d’accoglienza, controllava o aveva controllato strutture a Pavia, Montù Beccaria, Santa Maria della Versa, Savignano Irpino, Grottolella, Montoro, Atripalda, Foiano della Chiana, Orria, Ascea, Casalbuono, Felitto. In tutti i casi, secondo gli investigatori, il modus operandi sarebbe stato identico: carenze igieniche, assenza di servizi, fatture duplicate. «La Desy», evidenziano gli inquirenti, «presentava la medesima fattura a più Prefetture, ottenendo un duplice risultato, far apparire una spesa compatibile con la gestione e ottenere il rimborso della somma da parte di più enti». Le intercettazioni raccontano la quotidianità di un sistema cinico e organizzato. Che in due anni, tra il 2022 e il 2024, avrebbe permesso alla coop di percepire oltre 1,2 milioni di euro. Un modello di business spacciato per umanità.
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Claudio Del Monaco (Ansa)