2025-08-20
Viva Pippo, uomo esigente ma umile
Pippo Baudo (Getty Images)
Baudo era uno stacanovista, chiedeva tanto a sé e agli altri. Dopo Mediaset accettò di rientrare in Rai dal garage conducendo un quiz: lo davano per finito, eppure risorse.È morto Pippo, viva Pippo. Ora che non c’è più, il nostro Baudo è passato universalmente sugli altari con coro unanime, incoronato re dei presentatori. I vertici della Rai, che era casa sua, hanno espresso riconoscenza, lo hanno salutato come un patrimonio del Paese, il vuoto che lascia è e sarà non colmabile. Giustamente. Ma nella sua lunghissima carriera è stato invidiato, ostacolato in tutti i modi anche per il suo presenzialismo e, quando sembrava finito dopo la disastrosa parentesi - parole sue -a Mediaset (’96-97), in parecchi, per non dire quasi tutti, si sono dati da fare per seppellirlo in anticipo. Io ho avuto la fortuna professionale di incontrarlo in quel momento. Da Mediaset era uscito, si diceva, con un giudizio tipo «fallimento assicurato» o qualcosa del genere. Siccome la tv per lui era la vita, Pippo le provò tutte ed era disposto ad accettare tutto. In Rai rientrò non dalla porta di servizio, ma da quella del garage. Gli affidarono un gioco pomeridiano bislacco, un format inglese tradotto in Giorno dopo giorno (il titolo originale doveva essere, credo, «Today is the day»). Si snodava attraverso tre tabelloni, i concorrenti dovevano indovinare in quel giorno un certo avvenimento, canzone ecc. Un polpettone molto per inglesi, che hanno la fissa delle date, ma praticamente indigeribile per i gusti dei telespettatori italiani. In onda sui Rai 3 di pomeriggio, alle 15/16 dopo la Melevisione, programma per bambini. Aggiungete che, se c’era una cosa televisiva che Pippo odiava dalle viscere, erano i quiz. Un inferno (ero uno degli autori). Uno dei responsabili della produzione, durante i preparativi, ridacchiando mi confidò: «Tanto è questione di qualche puntata, ascolti bassi e si chiude…».Invece portammo a casa le 100 puntate e un dignitoso 6-7% di share. Pippo modificò la versione originale quel tanto che bastava per semplificarla, senza stravolgerla per non avere problemi coi committenti. Si inventò per esempio la telefonata con grandi personaggi passati a miglior vita, che scriveva a penna di proprio pugno (i concorrenti dovevano indovinare il nome). Per la prima puntata chiamò Marilyn Monroe vestita delle sue gocce di Channel: fu un successo. Ma soprattutto da quel gioco noioso Pippo inventò quell’autentico capolavoro di Novecento, in prima serata su Rai 3 e poi - fatto più unico che raro - promosso sull’Ammiraglia. Tre personaggi a puntata, da Alcide De Gasperi a Gabriella Ferri, e snocciolava in due ore di diretta una carrellata nella nostra Storia recente, come non c’è più stata.Com’era Pippo Baudo? Un perfezionista assoluto. Esigentissimo con gli altri, ma anche con sé stesso. Ci faceva impazzire. Poteva far correggere e poi correggere lui direttamente il copione decine di volte, fino a non capirci nulla e andare in onda praticamente a braccio. Era uno stacanovista capace anche però di grande umiltà: arrivava in redazione alle 9 di mattina con la immancabile borsa da avvocato (unico retaggio della laurea in giurisprudenza) sempre più rigonfia. Ma anche molto generoso e curioso di chiunque fosse nessuno ma avesse qualcosa da dire. Nell’edizione 2002 di Novecento (ero un semplice collaboratore), dopo che il capo-autore storico aveva dato le dimissioni una volta di troppo (accettate), mi promosse autore di prima serata sul campo, direttamente durante la conferenza stampa di presentazione. Siccome tra gli autori non è diffuso il principio decoubertiano «l’importante è partecipare», di fronte alle bocche storte degli altri autori rinunciò ai suoi diritti Siae per garantire la mia percentuale…Era rimasto democristiano nell’anima, non aveva mai rinnegato amicizie e frequentazioni. E questo non lo deve aver aiutato nei rutilanti anni Novanta e successivamente. Dopo il primo processo assolutorio a Totò Cuffaro ordinò una enorme cassata con scritto «Ca..ata siciliana». Sì, era un sopravvissuto. Dopo l’edizione del 2003 Novecento, fu fermato perché gli ascolti non erano ritenuti del tutto soddisfacenti: faceva circa 5 milioni di telespettatori a puntata. Con quel tipo di programma e in prima serata: roba da leccarsi ripetutamente le dita. Da lì è cominciata la lenta, lentissima uscita di scena, altri programmi come Cinquanta per il mezzo secolo della tv e per i 150 anni della Costituzione (leggendarie le litigate con Bruno Vespa) non hanno avuto la stessa presa. Ciao Pippo. Fai buon viaggio. Saluta Bruno, Ivano (i suoi autori preferiti), Gianfranco e tanti tanti altri: ora potrai fare Novecento all’infinito (che ne pensi se nel primo blocco facciamo la storia di Pietro?).