2021-07-12
Piovono guai sul Lazio di Zingaretti
Dopo l'inchiesta sulle missioni sospette, altri scandali colpiscono il presidente: Concorsopoli, i 13 milioni di euro per acquistare mascherine mai arrivate e un bilancio riscritto da strani emendamenti di maggioranza.Si aprono voragini nei conti, maxi regalo anche alla Fondazione Tor Vergata.La presidente della Commissione trasparenza: «Molti lo chiamano "saponetta" per l'abilità nel sottrarsi alla responsabilità politica. Non avrà firmato ogni carta, ma non può dire che è successo tutto a sua insaputa».Lo speciale contiene tre articoli.Ci mancavano i social network e le televisioni a complicare l'anno nero di Nicola Zingaretti. Da quando è scoppiata la pandemia, le grane per il governatore della Regione Lazio si sono moltiplicate. E non è bastato dire addio alla segreteria del Pd, con tanto di «vergogna» nei confronti di un partito troppo attento alle poltrone, per mettere una toppa ai tanti guai che in questi mesi hanno travolto il suo mandato. Come svelato dalla Verità, l'ultimo guaio per il presidente è l'inchiesta della Procura di Roma sulle sue presunte «missioni istituzionali»: gli inquirenti vogliono chiarire le giustificazioni per le assenze del governatore in Consiglio regionale. L'indagine per falso, che coinvolgerebbe uno dei suoi più stretti collaboratori, punta a fare luce sulle «attività istituzionali» per le quali Zingaretti veniva segnato presente in Consiglio pur essendo impegnato altrove, in attività che poco o nulla avevano a che fare con la sua carica. Incrociando i verbali delle sedute con gli spezzoni delle interviste televisive o le apparizioni social, diversi consiglieri di opposizione hanno ricostruito la mappa degli impegni a cui il governatore ha preso parte, per dimostrare come «alcune attività istituzionali fossero in realtà poco riscontrabili». Tra queste, le presenze alle feste del Pd o le apparizioni nei comizi dei candidati democratici in corsa alle elezioni europee del 2019. Oltre alle dubbie giustificazioni, diversi altri nodi hanno ingarbugliato il secondo mandato di Zingaretti, in bilico tra scandali e spese discutibili. Nelle casse regionali, per esempio, c'è ancora un buco da 13 milioni di euro per l'acquisto di mascherine mai arrivate. E poi, la valanga Concorsopoli che s'ingrossa giorno dopo giorno e coinvolge amministrazioni comunali, Asl e comunità montane, dopo aver toccato gli uomini più vicini al presidente. In un quadro già complicato, si inserisce poi l'esame del collegato al bilancio 2021, che ha iniziato il suo iter in commissione. Come denunciano le opposizioni, sono spuntati emendamenti strani e nuove spese piuttosto dubbie, come la nuova sede istituzionale della partecipata Astral. «Zingaretti ci riprova», racconta alla Verità uno dei consiglieri di opposizione che sta lavorando al testo. «Dopo lo scandalo del palazzo della Provincia, ora viene fuori un nuovo stabile, da ristrutturare: evidentemente, il governatore ha un'attrazione fatale per il mattone». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/piovono-guai-sul-lazio-di-zingaretti-2653749215.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="palazzo-da-40-milioni-per-l-azienda-che-non-chiude-le-buche-stradali" data-post-id="2653749215" data-published-at="1626047200" data-use-pagination="False"> Palazzo da 40 milioni per l'azienda che non chiude le buche stradali Almeno 55 milioni di euro di cui ancora si sa poco, o forse nulla. Nonostante le richieste delle opposizioni. Nelle Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale, approvate dalla Giunta di Nicola Zingaretti lo scorso 14 maggio, è finito di tutto. Anche alcune norme sulla cui immediata ricaduta economica è sorto più di un dubbio in Consiglio regionale, come i 40 milioni da impegnare per il nuovo palazzo di Astral o i 15 milioni da versare all'università di Roma Tor Vergata. E di spazio per altre «decisioni poco trasparenti» - come le definisce chi sta studiando il testo - potrebbe essercene ancora, dal momento che la maggioranza ha preparato circa 150 emendamenti alla proposta di legge, quasi la metà di quelli presentati. «Si tratta di emendamenti aggiuntivi, che non modificano le norme esistenti, ma ne introducono altre», spiegano dalla Commissione bilancio, dove è partito l'iter per l'approvazione del collegato, che dovrebbe concludersi agli inizi di agosto. Sicure dell'approvazione sono le due norme più pesanti per le casse della Regione, a cominciare dal palazzo che la Pisana ha deciso di realizzare per le «risorse umane e strumentali» dell'Azienda strade del Lazio, partecipata al 100% dalla Regione. L'idea è quella di liberarsi del canone di locazione da quasi 69.000 euro al mese, che l'Azienda paga per la sede di via del Pescaccio, attingendo dal patrimonio di proprietà. Peccato che la scelta, come confermato in audizione dall'assessore al Bilancio Daniele Leodori, sia ricaduta su uno stabile che non ha propriamente le sembianze di un palazzo: l'area interessata, infatti, è catalogata come capannone industriale, utilizzata probabilmente come rimessa di autobus dalla precedente proprietà, Cotral patrimonio spa, prima che questa confluisse in Astral. «L'operazione è molto stravagante: impegniamo i soldi dei cittadini per i prossimi 30 anni, con il solo scopo di ristrutturare e riadattare un capannone», racconta Laura Corrotti, vicepresidente della Commissione bilancio, in quota Lega. «Non sappiamo se, prima di impegnare questi soldi, in Giunta si siano premurati di controllare l'intero patrimonio immobiliare della Regione Lazio per capire se esistono soluzioni alternative, magari già pronte e disponibili». Alla richiesta delle opposizioni di visionare i progetti, nessuno ha ancora risposto. La Giunta non ha prodotto alcuna documentazione neanche sui 15 milioni impegnati per ripianare le passività della vecchia Fondazione policlinico Tor Vergata e dell'Azienda autonoma dell'università Policlinico Tor Vergata. Secondo il collegato al bilancio approvato lo scorso anno, i due enti si sarebbero dovuti fondere in un unico soggetto, «entro 90 giorni dall'approvazione della legge». Di giorni ne sono trascorsi più del doppio, ma dell'Azienda ospedaliera universitaria policlinico Tor Vergata non c'è traccia. «Come spesso accade quando di mezzo ci sono le fondazioni, molte cose si scoprono con il tempo», spiega una fonte del Consiglio regionale interpellata dalla Verità. «Il motivo dei ritardi sta nel buco da 15 milioni di cui si farà carico il nuovo soggetto giuridico, che verrà ripianato con soldi pubblici». Sulla natura dell'ammanco, tuttavia, non ci sono conferme: «Come si è arrivati a un passivo del genere? Sono spese per la gestione delle sedi o i soldi sono stati buttati in qualcos'altro, magari in consulenze?», si chiede ancora Corrotti. Tra i banchi delle opposizioni, circola il sospetto che, nel calderone degli emendamenti presentati dalla maggioranza, si nasconda un altro aiutino alle fondazioni: l'emendamento firmato dal consigliere Enrico Panunzi (Pd), permetterebbe di privatizzare le Ipab, Istituti pubblici di assistenza e beneficenza, trasformandole in fondazioni private. «Le Ipab sono il vero centro di potere in Regione, dove sono stati piazzati molti politici vicini all'attuale amministrazione, come l'ex parlamentare Pd Enrico Gasbarra», dicono dagli uffici legislativi dei gruppi di opposizione. «La trasformazione renderebbe impossibile l'accesso ad alcune informazioni, oltre al rischio di trasferire parte del patrimonio pubblico nelle mani dei privati». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/piovono-guai-sul-lazio-di-zingaretti-2653749215.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="le-grane-ci-sono-sempre-state-ma-da-segretario-pd-era-protetto" data-post-id="2653749215" data-published-at="1626047200" data-use-pagination="False"> «Le grane ci sono sempre state ma da segretario Pd era protetto» «Nicola Zingaretti si è sempre fregiato di essere un ottimo amministratore, l'ultimo anno e mezzo ha dimostrato che non è così. O almeno non lo è più, dal momento che non ne ha presa una». Chiara Colosimo, consigliere regionale del Lazio in quota Fratelli d'Italia, da quando Zingaretti è tornato a fare il governatore a tempo pieno le «grane» sembrano non finire. Non è stata una decisione felice, la sua? «Non gli ha portato molta fortuna lasciare la segreteria del Pd, ma di grane da gestire ne ha sempre avute tante. Anche prima. La copertura politica di cui ha goduto lo ha tenuto al riparo: alcuni organi di stampa e alcuni commentatori si sono fatti più di un problema a evidenziare le malefatte note a chi lavora in Regione Lazio». In principio furono le mascherine, pagate e mai arrivate. «Lo scandalo delle mascherine è stata la vicenda più triste nell'ultimo anno di pandemia. Questa storia non ha ancora avuto un epilogo: il responsabile della Protezione civile che ha firmato le determine è ancora al suo posto, i soldi non sono rientrati e delle mascherine non c'è traccia». Poi Allumiere e il sistema dei concorsi in Regione, su cui cerca di fare luce la Commissione trasparenza che lei presiede. «Al netto dei legami politici di cui hanno goduto molti candidati, lo scandalo di Allumiere mi ha impressionato perché siamo di fronte a un concorso totalmente sballato: ci sono posti gonfiati, punteggi arbitrari e graduatorie fantasma o sbagliate». Come è possibile che tutto ciò passi sotto il naso del presidente della Regione? «Questa è la grande capacità di Zingaretti». Qualcuno mormora che sia il «presidente che non c'entra mai nulla». «Qualcun altro lo chiama anche “saponetta". Zingaretti ha la responsabilità politica di tutti gli scandali che coinvolgono la Regione Lazio. È evidente che lui non abbia firmato, né sul caso delle mascherine né su quello dei concorsi, atti o determine, ma qualcuno può forse sostenere che un presidente di Regione non sappia cosa fa il suo presidente del Consiglio o il suo vicepresidente in Giunta? Io tendo a non crederci. È sempre stato assente, almeno fino al suo ritorno a tempo pieno, avvenuto con tanto di insulti al Partito democratico. Ci saremmo aspettati un certo senso di vergogna anche per quello che è successo, se è vero che non ne sapeva nulla». «Mi state rovinando la carriera politica» avrebbe detto ai collaboratori dopo che il pasticcio di Allumiere è esploso. «Se qualcuno si comporta male, metti mano e rimuovi o ridimensioni le persone che ti stanno “rovinando". Se tutto resta così com'è, è un po' difficile credergli». Ritiene che siano stati gli scandali a fermare la corsa di Zingaretti verso il Campidoglio? Prima della candidatura di Roberto Gualtieri, il suo nome circolava molto. «Gli scandali hanno contribuito al passo indietro. Ha cambiato idea varie volte durante le settimane in cui si parlava di lui come candidato sindaco di Roma. La mancata candidatura segna una doppia debolezza: nei confronti del Movimento 5 stelle, che avrebbe staccato la spina e mandato la Regione al voto, e nei confronti del Pd, la cui classe dirigente in Regione sarebbe stata lasciata a piedi, con gli scandali ancora freschi». «Zingaretti usa la Regione solo per fare campagna elettorale», ha scritto qualche settimana fa. Che intende? «Lo stiamo vedendo anche in questi giorni a Roma, sempre al fianco di Gualtieri. Zingaretti ha usato la Regione prima per farsi la campagna da segretario del Pd e poi per sostenere i candidati sindaci nei vari Comuni che andavano al voto». «A Roma si vive male perché la città è governata male», ha detto il presidente in una delle ultime uscite pubbliche. «Su questo mi trova d'accordo, ma lui non è un passante. Per farle un solo esempio, le sponde del Tevere sono di competenza regionale: di chi è il compito di eliminare le discariche abusive o le baraccopoli lungo il fiume? La responsabilità del malgoverno è condivisa».
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)
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Donald Trump (Getty Images)
Donald Trump (Getty Images)